giovedì 25 febbraio 2010

Lambro, l'onda nera è arrivata al Po Chiesto lo stato di calamità naturale

La marea di olio combustibile che ha invaso all'alba di martedì il fiume Lambro è arrivata al Po. E' allarme a livello nazionale per i dieci milioni di litri di gasolio fuoriusciti all'alba di martedì dai depositi della ex raffineria «Lombarda Petroli» di Villasanta, vicino a Monza. Sull’atto doloso i dubbi degli inquirenti sono minimi. Nei prossimi 5 giorni, parte del materiale inquinante interesserà l'asta del Po nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Ferrara. «È un gravissimo attentato all'ambiente ed alla salute pubblica il caso di sversamento doloso di idrocarburi nel fiume Lambro. Confidiamo che le indagini in corso conducano rapidamente all'individuazione dei responsabili contro i quali il ministero dell'Ambiente si costituirà parte civile», afferma in una nota il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. STATO DI EMERGENZA - Nel pomeriggio di mercoledì Formigoni ha annunciato che la Regione Lombardia ha chiesto lo stato di emergenza per l'inquinamento del Lambro. «Abbiamo chiesto lo stato di emergenza, ma chiedere lo stato di emergenza significa chiedere soldi e quest'anno di emergenze in Italia ne sono capitate tante». Il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani sta valutando se fare altrettanto. Formigoni ha aggiunto che la Regione «aveva già messo in piedi da anni un piano di recupero, al contrario di quanto detto da alcuni avvoltoi». Il presidente si è detto indignato: «Siamo in presenza di un grave atto criminale, di odio contro il nostro territorio e la nostra gente. Chiedo indagini forti e rapide e che al più presto si individuino i responsabili. Ci deve essere una ribellione contro questi atti criminali, vanno individuati i responsabili e assicurati alla giustizia, e la giustizia contro costoro deve essere particolarmente rigorosa». «Di fronte a questo atto criminale - ha concluso - le istituzioni e la Regione in primis hanno reagito facendo tutto quello che si doveva fare. I nostri tecnici sono impegnati fin dal primo momento. Siamo davanti ad un atto di boicottaggio e di odio, frutto di una mentalità che va stigmatizzata».

ANIMALI A RISCHIO - Il Wwf, annunciando che si costituirà parte civile nel processo, riferisce che è stata colpita anche l'Oasi di Montorfano, «uno degli unici esempi di riqualificazione su 130 km del Lambro». Le prime specie a essere direttamente colpite dal disastro ambientale sono state quelle acquatiche: pesci, anatre selvatiche, le colonie di aironi che proprio in questi giorni hanno iniziato a nidificare sulle sponde del Po. Sono decine gli animali ripescati senza vita. In allerta il centro di recupero animali selvatici Wwf di Vanzago, dove già ieri sono stati portati i primi germani reali interamente coperti di gasolio: verranno curati dai veterinari del centro. Purtroppo, spiegano gli esperti, i danni di questo sversamento si ripercuoteranno su tutta la catena alimentare, con conseguenze che dureranno nel tempo, e si registrano già gravissime conseguenze sul settore agricolo che gravita intorno al sistema fluviale. «Per rimediare a questo disastro ambientale, non basterà bonificare le macchie nere, si dovrà anche ricreare un habitat naturale capace di sostenersi - spiega Stefano Leoni, presidente del Wwf Italia -. Il Lambro è da più parti dato per morto, ma il rilancio dei 130 km del fiume non solo è possibile ma è soprattutto necessario per il benessere di tutto l'ecosistema del Po e delle attività che da esso dipendono».

LE AUTOBOTTI E LO SMALTIMENTO - La Provincia di Milano, dopo il vertice svoltosi martedì pomeriggio a Palazzo Diotti, ha individuato, di concerto con la Prefettura, una serie società e consorzi in grado di aspirare, attraverso pompe idrauliche, le diverse tonnellate di gasolio e olio combustibile per poi caricarle su apposite autobotti. Il Gli oli saranno smaltiti in centri di smaltimento rifiuti autorizzati della Lombardia, ma anche del Piemonte e della Liguria. Unità della Direzione ambiente, della Polizia provinciale e del Servizio di Protezione civile hanno operato con il massimo impegno per fare fronte al disastro ecologico.

«EMERGENZA NAZIONALE» - Legambiente intanto ha lanciato un appello: «La Regione Lombardia chieda al Governo la dichiarazione di stato di emergenza ambientale nazionale». Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale, e Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia, commentano: «Siamo di fronte a un disastro ambientale vero e proprio, il problema non riguarda solo il fiume Lambro ma tutta l'asta del Po fino al delta. Per arginare i danni che può causare la macchia d'olio, urge un coordinamento nazionale degli interventi delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna». Rosalba Giugni, presidente dell'associazione Marevivo, aggiunge che gli oli inquinanti, passando dal Po all'Adriatico, causeranno gravi danni all'ecosistema marino, mettendo in pericolo circa 10mila specie marine tra fauna e vegetali.

POLEMICA VERDI-PRESTIGIACOMO - Nel frattempo è polemica tra i Verdi e il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. «In questo Paese gli inquinatori come i criminali la fanno sempre franca - ha detto il presidente del Sole che ride, Angelo Bonelli -: denunciamo con profondo sdegno che il Parlamento alcune settimane fa, il 2 Febbraio 2010, ha approvato una legge, che in questi giorni verrà pubblicata in Gazzetta ufficiale, che depenalizza il reato di scarico industriale nelle acque. In pratica chi scaricherà inquinanti oltre i limiti consentiti dalla legge se la caverà semplicemente con una multa che va da 3.000 a 30.000 euro». «È vergognoso l'attacco dei Verdi su una presunta depenalizzazione degli scarichi industriali che sarebbe stata attuata dal governo - ha replicato la Prestigiacomo. In un momento in cui la Pianura Padana è in piena emergenza inquinamento queste accuse hanno il sapore indegno di una speculazione su una tragedia ambientale». «Ciò che il governo ha fatto con un recente intervento legislativo - ha spiegato il ministro - è un chiarimento su una norma la cui interpretazione era stata oggetto di controversie. Le pene per gli inquinatori nell'articolo in questione erano e restano l'arresto fino a due anni e l'ammenda da 3.000 a 30.000 euro».

fonte: corriere.it

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