lunedì 23 marzo 2009

2065, odissea scongiurata

Anno 2065, due terzi dell'ozono scomparsi dall'atmosfera, radiazioni ultraviolette (Uv) che colpiscono alle medie latitudini città come Washington causando ustioni in cinque minuti e mutazioni del Dna aumentate del 650%. Questo il catastrofico scenario se il protocollo di Montreal, entrato in vigore 20 anni fa e sottoscritto da 193 nazioni, non avesse bandito i prodotti che contribuivano alla riduzione del buco dell'ozono. A prevederlo sono stati scienziati americani e olandesi, guidati da Paul Newman del Nasa Goddard Space Flight Center di Greenbelt, Stati Uniti. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Atmospheric Chemistry and Physics.

IL BUCO. I principali imputati per la perdita dell'ozono atmosferico sono gli idrocarburi alogenati, sostanze chimiche inventate nel 1928 come refrigeranti. Negli anni '80, quando fu rilevato il buco dell'ozono, i ricercatori scoprirono che questi composti chimici, praticamente inattivi a livello della superficie terrestre, erano in grado di interagire con le molecole di ozono dell'atmosfera distruggendo quello strato che costituisce uno schermo protettivo contro i pericolosi raggi Uv. Per riparare a questa situazione, nel 1987 fu firmato il protocollo di Montreal che entrerà in vigore due anni dopo.
LA SIMULAZIONE. "Siamo arrivati - ha dichiarato Newman - al punto in cui chiederci se avevamo ragione riguardo al buco dell'ozono e se abbiamo fatto un buon lavoro con il protocollo di Montreal". Queste le motivazioni che hanno spinto i ricercatori a trovare il modo per simulare lo scenario se non fosse stato approvato il protocollo. Un programma al computer, ideato per valutare gli effetti dei composti chimici sull'atmosfera, i cambiamenti dei venti e delle radiazioni, ha permesso di ricostruire i cambiamenti climatici fino al 2065. I ricercatori hanno simulato un aumento delle emissioni degli idrocarburi del 3% l'anno, un valore inferiore rispetto alla crescita delle emissioni negli anni '70.
OZONO AL MINIMO. Secondo la simulazione, le emissioni di idrocarburi avrebbero determinato nel 2020 la distruzione del 17% dell'ozono. Nel 2040, lo strato di ozono, spesso nel 1974 un po' più di tre millimetri con una concentrazione di 315 unità Dobson, sarebbe sceso fino a 2,2 millimetri a livello globale. Nel 2050 sarebbe scomparso tutto l'ozono sopra i tropici e nel 2065 lo strato si sarebbe assottigliato fino a poco più di un millimetro, una perdita pari al 67% dell'ozono atmosferico.
GLI EFFETTI DEL PROTOCOLLO. Sono ormai 15 anni che non si producono più le sostanze che minacciavano lo strato di ozono. Solo ora, però, cominciano a diminuire, visto che possono persistere nell'atmosfera fino a 50-100 anni. Il picco di concentrazione c'è stato nel 2000. Da allora si sono ridotte del 4%. Nonostante la perdita stimata del 5-6% di ozono, alcuni studi hanno di recente dimostrato un'inversione di tendenza, con lo strato che sta aumentando in alcuni punti.

fonte: lanuovaecologia.it

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