martedì 31 marzo 2009

Adattarsi ai cambiamenti climatici, una questione di soldi e volontà politica

Su “Countdown to Copenhagen”, un bollettino edito dal World resources institute (Wri), Heather McGray, spiega quali siano i costi dell’adattamento ai cambiamenti climatici che l’Unfccc sta discutendo a Bonn e che il mondo si troverà a dicembre sul tavolo della Conferenza mondiale di Copenhagen.

Secondo la McGray, una delle ricercatrici di punta del Wri, «Purtroppo, affrontare il cambiamento climatico non è più solo questione di ridurre le emissioni di gas serra. Stiamo già assistendo a cambiamenti del clima, come le estati più lunghe, tempeste più forti, lo scioglimento dei ghiacciai in tutto il mondo. Adattamento significa imparare a convivere con questi cambiamenti e preparsi ad altre modifiche che sono inevitabili. Gli individui, le organizzazioni e tutti i governi dovranno fare fare alcune cose in maniera diversa se si vuole che ci sia un successo nel quadro di un cambiamento climatico».

Secondo la scienziata la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici sta svolgendo positivamente più ruoli «Il primo, e forse più importante, è quello di sostenere le politiche e le misure da paesi in via di sviluppo ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici».

Ma qualcosa non funziona negli impegni presi nel 1997 dai 153 Paesi che aderiscono all’Unfccc che prevedevano ulteriori nuovi fondi per soddisfare i costi di adattamento agli effetti negativi del global warming nei Paesi in via di sviluppo particolarmente vulnerabili «Dodici anni dopo – dice la McGray – pochissimi di questi fondi si sono materializzati».

Il problema dei costi dell’adattamento è una delle questioni chiave, insieme a quello di favorire la condivisione delle conoscenze tra le nazioni con l´acquisizione e la diffusione di esempi di buone pratiche in materia di politiche di adattamento. Secondo Stern Review 2006, per l’adattamento dei Paesi poveri ci vorrebbero subito tra i 4 e i 37 miliardi di dollari all’anno, per Oxfarm ne sarebbero necessari 50, per la Banca mondiale tra i 9 e i 41. L’Unfccc nel 2007 prevedeva tra i 28 e i 67 miliardi di diollari all’anno fino al 2030 e il Programma per lo sviluppo dell’Onu 86 miliardi entro il 2015.

Il pericolo è che i ricchi, di fronte a una crisi economica che li colpisce, facciano finta di scordarsi che l´impatto del cambiamento climatico sarà durissimo per i poveri del mondo, che hanno fatto pochissimo per creare il problema.

«questo è un fatto moralmente e politicamente forte per adeguare i finanziamento internazionali. Una parte notevole dei nuovi finanziamenti per l´adattamento deve essere messa sul tavolo dalle nazioni sviluppate. Mentre le stime sul futuro sostegno ai bisogni di adattamento variano, tutte superano di gran lunga l´importo attualmente messo a disposizione. A Copenaghen ci troveremo di fronte alle richieste che questi fondi vengano aumentati notevolmente».

Uno dei principali strumenti per l’adattamento è il “Kyoto protocol adaptation fund” per il sostegno ai Paesi in via di sviluppo che utilizza un prelievo del 2% per cento dai progetti di compensazioni di CO2 attraverso il Clean development mechanism, soldi che dovrebbero quindi arrivare direttamente ai Paesi poveri.

Un meccanismo che potrebbe ulteriormente crescere dopo il 2012 se a Copenhagen verrà approvato l’avvio di un processo che impegnerà i governi partecipanti ad attuare un maggiore adattamento e un processo di pianificazione nazionale, adeguando gli attuali e spesso insufficienti Programmi nazionali d´azione.

La McGray spiega che «Uno dei tanti motivi per cui i cambiamenti climatici colpiscono i Paesi poveri è perché per i loro cittadini è più difficile avere accesso alle assicurazioni. Quando le comunità povere sono colpite da una grave siccità, da inondazioni o da una serie di eventi (come sarà sempre più comune con il cambiamento climatico), l´assicurazione può essere uno strumento molto utile nella prevenzione dal naufragio nella povertà più profonda che è un potenziale pericolo per la vita.

Nei negoziati all’interno dell’Unfccc, si pone molta enfasi sulla creazione di un’internationally funded insurance facility che assicuri i paesi vulnerabili dai rischi climatici catastrofici. Ma i programmi di assicurazione devono essere incorporati nel piano nazionale di adattamento e nelle politiche dei Paesi e riguardare i poveri se si vuole davvero aiutare le persone ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Le parti dell’Unfccc devono quindi essere molto attente nella progettazione di un regime globale di assicurazione, e fare in modo che l´assicurazione raggiunga i più bisognosi».

Una buona politica di adattamento ai cambiamenti climatici dovrebbe basarsi su alcuni elementi chiave: un approccio integrato che tenga insieme le politiche ed i programmi per attività necessarie allo sviluppo economico, come l´acqua e la gestione forestale e la politica agricola. Una pianificazione ed azioni su più livelli: nazionale, statale, locale e di progetto.
Politiche locali, regionali e nazionali che consentano un cambiamento del comportamento delle famiglie e delle comunità.

Ad esempio, l’incremento del personale necessario ad informare sugli effetti dei cambiamenti climatici, al fine di aiutare gli agricoltori ad adeguare le loro pratiche agricole. Innovazione come priorità nelle decisioni nazionali. Coinvolgimento delle comunità locali, specialmente quelle che saranno più colpite dagli impatti climatici, nella pianificazione dell’adattamento e nel processo decisionale a tutti i livelli, rispetto dei loro diritti da parte della comunità globale e dei governi nazionali. Le misure di adattamento al cambiamento climatico devono essere flessibili ed adattative.

«Non sappiamo esattamente come il cambiamento climatico ci influenzerà – conclude la McGray – Disporre di politiche e sistemi che possono regolarlo è molto importante. Così come avere sistemi di controllo per monitorare gli impatti del clima si servizi eco sistemici, come ad esempio l´acqua potabile e del suolo, dai quali le persone dipendono».

fonte: greenreport.it

Nessun commento:

Google

Passatempo Preistorico

Moonstone Madness

Pronti a partire, pronti per distruggere tutto? Bene, allora fate un salto indietro nell'era preistorica e immergetevi in questa nuova avventura dal gusto tribale. A bordo del vostro cinghiale dovrete raccogliere le gemme preziose necessarie per passare alle missioni successive, saltando gli ostacoli se non volete perdere il vostro bottino e distruggendo i totem a testate per conquistare altre gemme utili. Inoltre, una magica piuma vi catapulterà verso il cielo dove punti e gemme preziose sono presenti in gran quantità, per cui approfittatene! cercate di completare la missione entro il tempo limite, utilizzando le FRECCE direzionali per muovervi, abbassarvi e saltare, e la SPACEBAR per prendere a testate i totem.

Change.org|Start Petition

Blog Action Day 2009

24 October 2009 INTERNATIONAL DAY OF CLIMATE ACTION

Parco Sempione - Ecopass 2008

Powered By Blogger