SCAJOLA E BONANNI - «Sono dati precedenti agli interventi predisposti dal governo: dati negativi che erano nelle cose e certificano quello che ognuno di noi sa - ha detto il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola -. Per quanto riguarda i dati sull'auto siamo in attesa di dati definitivi che avremo fra 15 giorni. Ma quelli parziali sulle prenotazioni ci paiono positivi. Aspettiamo i dati definitivi sugli ordini». Secondo il leader della Cisl, Raffaele Bonanni quello della produzione industriale è invece un «dato preoccupante». «Bisogna reagire tutti insieme: governo, regioni e parti sociali, bisogna unire il paese su stessi obiettivi e mettere a frutto le risorse disponibili per gli investimenti».
LA CRISI NEI SETTORI - Per quanto riguarda il dato grezzo l'Istat segnala una contrazione a gennaio del 21,9% rispetto allo stesso mese del 2008. Unica consolazione è la revisione del dato medio dell'anno scorso che, per effetto dell'introduzione di un nuovo indice della produzione che utilizza come base di riferimento il 2005, passa da un calo del 4,2% a -3,1%. Sul dato tendenziale ha un effetto notevole la revisione del calendario: sul -16,7% incidono infatti due giorni lavorativi in meno. Le giornate lavorative sono state 20 rispetto alle 22 di gennaio 2008. Per quanto riguarda le diverse industrie si registra un incremento dello 0,5% per i beni strumentali e cali del 2% per i beni intermedi, dell'1,7% per i beni di consumo totale e dello 0,4% per l'energia. L'indice corretto per giorni lavorativi ha segnato nel confronto con gennaio 2008 variazioni negative per tutti i raggruppamenti principali di industrie: -23,6% per i beni intermedi, -16,9% per gli strumentali, -8,7% per i beni di consumo e -7,9% per l'energia. Nei diversi settori di attività economica si registra un calo tendenziale (dato corretto per giorni lavorativi) del 29,7% per i mezzi di trasporto (-54,6% per la produzione delle auto), -25,2% per prodotti chimici, -23,8% per articoli in gomma e materie plastiche e -21,6% per la metallurgia. Calo, anche se più contenuto, per gli alimentari (-7,4%) e per il tessile (-8,5%).
fonte: corriere.it
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