L'obiettivo degli scienziati era ed è quello di studiare da vicino i plantigradi minacciati dallo scioglimento dei ghiacci, senza fornir loro il pranzo; perciò la pozione sedativa è stata usata in tutto 2.371 volte. Ma, dice la Compagnia Nunavut Tunngavit che raccoglie appunto i cacciatori Inuit, due orsi rincitrulliti dal tranquillante sono annegati nella zona di Pangirtung, a riprova del fatto che «certi metodi intrusivi di ricerca non rispettano gli animali, né noi». Poi, è stata trovata qualche balena beluga denutrita e disorientata, con un rilevatore satellitare inserito sotto la pelle; e sei balene sono morte durante l'operazione di inserimento dell'apparecchio. Così come otto delle ventifemmine di caribù (il «cugino» nordamericano della renna) cui nel 2007 è stato applicato un collare elettronico. Non solo: poiché il dipartimento canadese dell'Agricoltura sconsiglia di mangiare per un anno la carne di un animale che sia stato narcotizzato, gli esquimesi temono qualche effetto chimico, e sostengono — testimonianza riportata al congresso — che «mangiare la carne di un caribù che è stato narcotizzato è come mangiare una zuppa con dentro dei capelli».
Ma un'altra questione divide questi re della tundra dagli ambientalisti: non credono che il cambiamento climatico minacci l'orso polare, anzi. Dicono che i 16 mila orsi presenti nella loro terra del Nunavut sono il doppio dei 6-8 mila stimati negli anni Settanta. In certi villaggi gli orsi «fanno una baraonda», e si teme «che la sovrapopolazione porti al cannibalismo fra gli animali». Così il Canada — a differenza dagli Usa — ha cancellato l'orso polare dall'elenco delle specie a rischio d'estinzione. «Siamo da millenni i suoi custodi— è stato ancora detto al congresso — e sappiamo che la sua carne può essere toccata solo per nutrire l'uomo. Certi scienziati ignorano la conoscenza che gli Inuit hanno accumulato per generazioni: perché non ci ascoltano?».
Anche a Tromsø, in Norvegia, cinque Paesi — Canada, Usa, Russia, Norvegia e Danimarca — si sono riuniti per ridiscutere il trattato sulla salvaguardia dell'orso polare. E anche lì, l'arringa del capo Inuit: «Siamo stati i primi ad avvertire il mondo del cambiamento del clima. Ora, per qualcuno, gli orsi polari saranno messi malissimo da qui a 50 anni. Ma oggi, stanno bene. E creano un po' di problemi alla nostra gente». Mai quanto il governo americano, però, con il suo divieto di importare le prede-trofeo: i cacciatori provenienti dagli Usa garantivano agli Inuit 2,3 milioni di dollari all'anno.
fonte: corriere.it
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