L’impresa energetica Usa Ameren ha annunciato che non realizzerà più l’European Pressurized Reactor (Epr) il reattore nucleare che i francesi di Areva erano già pronti a costruire in Missouri. Secondo il network antinucleare "Sortir du nucléaire" «E’ quindi probabile che questa defezione sarà seguita da numerose altre».
Si sa infatti che Barack Obama, pur non dichiaratamente ostile al nucleare, non ha nessuna intenzione di spendere ingentissimi fondi pubblici necessari a realizzare nuovi impianti atomici. Ameren ha spiegato che ormai negli Usa esiste «Una legislazione che non permetterà un recupero dei costi di costruzione», un’ammissione clamorosa che chiarisce più di ogni dibattito su nucleare si e nucleare no che senza forti finanziamenti pubblici i costi di realizzazione delle centrali nucleari diventano insostenibili anche per grandi aziende che lavorano nel lucroso mercato della produzione e distribuzione dell’energia.
Ameren ha semplicemente fatto i suoi conti e ha visto che non ci avrebbe guadagnato un dollaro, un fatto davanti al quale crolla ogni dichiarazione di fede pro-nucleare. Obama, al contrario di Bush, intende finanziare prioritariamente le energie rinnovabili e pulite e non crede evidentemente che il nucleare ne faccia parte. Se ogni dollaro andrà a sole, vento, geotermia e biomasse, il nucleare non potrà risucchiare finanziamenti e Ameren sa bene che così l’elettricità atomica è troppo cara da produrre. Il progetto del salvifico Epr viene annullato e probabilmente questo sarà il segnale per una clamorosa ritirata di molti altri progetti di centrali.
E’ certo che nel ragionamento di Ameren non c’è nessuna preoccupazione ambientale, l’azienda non rinuncia per i rischi o le scorie, si tratta solo di un’implacabile legge economica: investire nel costosissimo Epr la metterebbe fuori mercato rispetto agli altri produttori di energia elettrica statunitensi. Si tratta della seconda rinuncia dopo che nel dicembre 2008 il Sudafrica aveva annullato l’accordo con i francesi che prevedeva la realizzazione di ben 12 reattori nucleari nel più sviluppato Paese africano.
Se lo si guarda bene, nel bel mezzo della crisi economica planetaria e mentre viene lanciato il Green New Deal per uscirne, il “rinascimento nucleare” somiglia più al tardo medioevo di un’energia arcaica e pericolosa che produce voragini nei bilanci statali e tensioni fortissime ed insicurezza a livello internazionale.
fonte: greenreport.it
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