lunedì 27 aprile 2009

Lo stallo del G8 ambiente, sperando che la Carta di Siracusa non diventi carta straccia...

Questo strano G8 ambiente realizzato a casa del ministro Stefania Prestigiacomo, accanto a una delle aree industriali più inquinate del mondo, si chiude senza grandi risultati ma con un adeguamento del nostro governo a quel che tutti pensano degli effetti delle attività umane sul cambiamento climatico. E uno scivolamento sempre più evidente, dopo la svolta verde impressa da Obama, dall’ormai sempre più sguarnito campo dei Kyoto-scettici ad un green new deal che fino a ora rischia di coniugarsi a casa nostra con la solita furbizia accomodante di chi sale di malavoglia sul treno in corsa.

«Abbiamo conseguito risultati importanti che aiutano il dibattito sulle tematiche ambientali in un anno particolarmente importante per le scelte sui cambiamenti climatici e biodiversità – ha detto la Prestigiacomo - per arrivare alla Conferenza Onu di Copenhagen del prossimo Dicembre. Il G8 Ambiente non ha assunto decisioni perché non è la sede. Tutti i ministri hanno condiviso l´impostazione per il sostegno dei Paesi in via di sviluppo da parte dei Paesi ricchi con l´impegno di disseminare tecnologie a basso contenuto di carbonio».

Si è concluso insomma con un riassunto delle varie posizioni, ma i ministri si sono accordati per chiedere ai loro governi «piani di stimolo colorati di verde, con quote importanti di finanziamenti per la protezione dell´ambiente e della biodiversità, la riduzione delle emissioni e l´efficienza energetica».

Non molto, ma la Prestigiacomo si accontenta perché secondo lei è stato raggiunto l´obiettivo del vertice, che era semplicemente quello di «far svolgere un confronto franco» tra i ministri dell’ambiente su come arrivare ad un accordo internazionale sul clima a Copenhagen. Come se gli stessi ministri non partecipassero da anni a ripetitivi meeting in cui si discute di questo. Il ministro conferma che restano «cinque nodi da sciogliere e il fatto di averli scritto nero su bianco rappresenta un passo in avanti molto importante sulla strada della Conferenza Onu di Copenaghen a dicembre». Si tratta di quanto si sta discutendo da Bali in poi: obiettivi di riduzione dei gas serra a breve e medio termine; obiettivi a lungo termine; confrontabilità degli sforzi fra Paesi; finanziamenti; governance internazionale.

Importante invece la sottolineatura del G8 sulla necessità di difendere e tutelare la biodiversità in un Paese in cui parchi e aree marine protette sembravano essere diventate un inutile orpello con troppi vincoli per la politica del fare.

«I principi essenziali alla base della Carta – spiega in una nota il ministero dell’ambiente - sono che la biodiversità e i servizi ecosistemici sono essenziali per la vita sulla Terra, per il benessere dell’umanità e per il conseguimento di tutti gli obiettivi del millennio; che la biodiversità e gli ecosistemi hanno un grande valore economico e possono contribuire in maniera importante alla risoluzione dell’attuale crisi economica e finanziaria globale, che è urgente identificare un percorso comune che ci conduca a nuovi obiettivi per il post-2010».

Bisognerà ora capire come le nuove consapevolezze “ecologiste” di questo G8 si tradurranno in politica quotidiana ed in impegni di governo. Da quel che si vede nel nostro Parlamento sarà difficile passare dagli impegni internazionali di Siracusa alla finanziaria italiana.

Un fatto positivo da cui partire potrebbe essere proprio la “Carta di Siracusa” sulla biodiversità (l’unico vero documento approvato dal G8), che prende atto del sostanziale fallimento della strategia fino ad ora adottata e dello scarso impegno messo dai governi per raggiungere gli obiettivi che si erano dati per il 2010: «abbiamo tutti riconosciuto che parte di questi obiettivi sono stati disattesi» ha ammesso la Prestigiacomo.

La Carta fissa impegni per adattamento al cambiamento climatico, la creazione di nuove aree protette, lotta alla deforestazione, contrasto al commercio illegale di specie protette, prevenzione della diffusione di specie aliene invasive anche attraverso un sistema d´allarme internazionale e il trasferimento di nuove tecnologie ai Paesi via di sviluppo per difendere gli ecosistemi.



Il Wwf ritiene positivo che da Siracusa «sia uscito un forte impegno perché i pacchetti anti-crisi economica siano orientati alla costruzione della green economy: i ministri dell’ambiente devono essere i garanti che la parola “green” non sia solo un orpello, ma sia sostanziale. Secondo il Wwf, il vertice di Siracusa non ha però rappresentato un passo avanti di rilievo nell’aiuto alle trattative per il raggiungimento di un accordo globale sul clima a Copenhagen alla fine dell’anno, in sede Onu. L’aver verificato i temi di discussione è davvero poca cosa, servono impegni concreti da parte dei paesi industrializzati, il solo modo per stimolare l’assunzione di un ruolo da parte delle economie emergenti».

Per il WwF è comunque significativo che il G8 «abbia ritenuto opportuno approvare una Carta sulla Biodiversità condivisa che prevede passi concreti, e che sia stato riconosciuto il valore anche economico dei servizi che gli ecosistemi forniscono alle società umane. Ci auspichiamo per i prossimi appuntamenti fino al G8 di luglio che, nonostante il momento di crisi, si garantiscano stanziamenti economici adeguati e visibili da parte dei governi dei Paesi più industrializzati affinché questi intenti condivisi diventino realtà. Gli ecosistemi presenti sul Pianeta, con le loro funzioni e i loro servizi, offrono la base stessa del benessere e dell´economia umana ma non sono affatto tenuti in conto dai Sistemi nazionali di contabilità delle nazioni del mondo. Ci auguriamo che la Carta serva concretamente ad avviare impegni precisi, puntuali e rendicontabili da parte dei Governi che l´hanno sottoscritta, per dare finalmente alla biodiversità la giusta centralità nelle politiche che verranno intraprese e dare un impulso di concretezza all’impegno preso da tutti i Governi per la significativa riduzione della perdita della biodiversità entro il 2010. Il Wwf ritiene infine che sia stato un segnale rilevante aprire il vertice di Siracusa con il confronto con le ONG, un dialogo che ci auguriamo getti le basi per un sistema di relazioni globali che coinvolga pienamente anche la società civile».

La Carta di Siracusa non specifica però quali devono essere gli obiettivi per il dopo 2010, ma è certamente importante che la Prestigiacomo abbia detto che «esiste un valore economico degli ecosistemi che deve essere protetto e che può aprire nuovi spazi di mercato e posti di lavoro», che non è esattamente la malsana idea della monetarizzazione e privatizzazione dei parchi circolata solo qualche settimana fa nelle stanze del suo ministero. Speriamo che la svolta sulla tutela e valorizzazione della biodiversità inizi proprio dall’Italia, dove i tagli dei finanziamenti ai parchi ed alle aree marine protette li hanno già messi in ginocchio e quelli annunciati dalla finanziaria triennale di Tremonti potrebbero dar loro il colpo di grazia, facendo diventare la Carta di Siracusa carta straccia proprio nel Paese dove è stata votata.

fonte: greenreport.it

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