mercoledì 22 aprile 2009

Rifiuti da Taranto a Hong Kong Bloccati 10 container in partenza

Guardia di finanza e funzionari della Dogana hanno sequestrato 250mila chili di materiale plastico destinato al riutilizzo per piatti e bicchieri e non sottoposto ad alcun trattamento. Denunciati due imprenditori, una decina gli indagati. Il carico era accompagnato da false dichiarazioni

IL BLITZ. Circa 250mila kg di rifiuti speciali, in particolare materiale plastico di scarto, sono stati scoperti e sequestrati nel porto di Taranto dai militari del comando provinciale della Guardia di finanza in collaborazione con funzionari della Dogana. Nell'ambito dell'operazione, due imprenditori sono stati denunciati ma sarebbero una decina le persone indagate. Il materiale plastico, proveniente da una società operante nel settore, era nascosto in 10 container che dovevano essere inviati a Hong Kong.

PLASTICA PERICOLOSA. Le Fiamme gialle hanno accertato che il carico era accompagnato da false dichiarazioni doganali sulla tipologia del rifiuto esportato ed era privo delle autorizzazioni prescritte dalla normativa ambientale per le esportazioni di rifiuti speciali.Secondo gli investigatori, l'ingente quantitativo di plastica, una volta finito in Cina, sarebbe stato rigenerato e riutilizzato per realizzare piatti e bicchieri, contenitori di plastica o giocattoli. Tale procedimento è considerato pericoloso e non è consentito dall'attuale legislazione.

I DENUNCIATI. Il carico di scarti di materiale in plastica sequestrato al porto - per lo più teloni e altri oggetti utilizzati in agricoltura - ha un valore commerciale di 30.000 euro. Le persone denunciate sono il titolare di un'azienda della provincia di Bari che si occupa della raccolta e gestione dei rifiuti e l'imprenditore cinese al quale era destinata la merce. Entrambi sono accusati in concorso di traffico illecito di rifiuti speciali, attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti e falsità ideologica in atto pubblico.

BOLLE FALSE. Sulle bolle di accompagnamento dei container che stavano per essere imbarcati per la successiva spedizione in Cina era stato indicato un codice che si riferisce ad imballaggi di plastica e non a materiale proveniente da attività di agricoltura. In tal modo, l'azienda che esportava la merce si sottraeva all'obbligo di associarsi al Consorzio Polieco per la distribuzione di polietilene e di versare il relativo contributo. Gli scarti di materiale in plastica non venivano sottoposti ad alcun trattamento prima dell'esportazione con inevitabili- secondo gli investigatori - rischi per la salute visto che si tratta di materiale che può essere venuto a contatto con diserbanti e pesticidi.

fonte: lanuovaecologia.it

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