mercoledì 4 marzo 2009

Ambiente Italia 2009: mobilità e rifiuti i talloni d’Achille

Calano le emissioni di gas climalteranti mentre continua l’allarme polveri sottili e ossidi di azoto. Tra emergenze da risolvere e performance positive Legambiente tenta di tracciare la strada per un new deal ecologico

I rifiuti, metafora delle politiche ambientali italiane? Ne è convinta Legambiente che ha presentato oggi Ambiente Italia 2009, l’annuale rapporto elaborato dall’istituto di ricerche Ambiente Italia sullo stato di salute dell’ambiente italiano e dedicato nella sua ultima edizione proprio a questo controverso quanto problematico settore.
La fotografia che emerge dal documento è quella di un Paese che ancora deve combattere contro i propri ostacoli strutturali, ma a cui non mancano risorse e opportunità, e i dati di Ambiente Italia 2009, spiega il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, “sono il giusto strumento per capire in quali settori intervenire per intraprendere il green new deal globale da cui l’Italia non può e non deve rimanere esclusa”. Gli indicatori del rapporto, secondo Duccio Bianchi dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia, mostrano che “c’è ancora molto da fare per vincere la sfida della sostenibilità. Due i settori su cui puntare per un riscontro economico ed occupazionale: “l’edilizia, promuovendo un’industria e i servizi incentrati sull’efficienza energetica degli immobili, e la mobilità, sfruttando tutte le opzioni della obbligatoria conversione ambientale attraverso la produzione innovativa di veicoli privati, di trasporto pubblico di massa, di nuove infrastrutture per la mobilità sostenibile”.
Nota dolente delle discariche ancora iper-sfruttate a cui si sommano due punti critici che riguardano tutto il Paese, ovvero l’aumento della produzione nazionale dei rifiuti urbani e il fenomeno degli smaltimenti illeciti di quelli speciali, che rendo quella dell’immondizia un’emergenza ancora viva, ma soprattutto costosa.
Eppure non si tratta di una condanna definitiva per l’Italia . “Se ne può uscire, – ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente – imboccando la strada della gestione sostenibile, come dimostrano gli esempi storici delle regioni del nord Italia e quello più recente della Sardegna”.
Sono proprio le best practies e le performance positive – in aumento in tutto lo stivale – ad essere messe in luce dall’Associazione ambientalista per trarne una serie di proposte concrete: dall’aumento del costo dello smaltimento in discarica e dalla necessità di diffondere le raccolte differenziate domiciliari in tutti i comuni italiani all’incremento della qualità delle raccolte differenziate per facilitare il successivo riciclaggio ed al completamento della rete impiantistica per il recupero e il trattamento dei rifiuti, garantendo la trasparenza e la partecipazione dei cittadini. Passo fondamentale anche la rivisitazione del sistema di premialità/penalità e la cancellazione del Cip6, promuovendo piuttosto la diffusione delle buone pratiche locali sulla prevenzione e la redazione del programma nazionale di prevenzione.

Ancora emergenze ambientali per l’Italia ma anche buone esperienze e realtà positive che si stanno ritagliando uno spazio sempre più ampio. Questi i dati più significativi:

Mobilità: Gli spostamenti personali e delle merci si svolgono in larga parte su strada. Trasporto pubblico in ripresa ma ancora largamente distante rispetto agli altri paesi europei ed un parco veicolare spropositatamente elevato ma che “grazie all’efficacia della fiscalità ambientale e quindi all’alta tassazione sui carburanti” detiene la minor emissione di CO2 (146 g/km contro una media europea di 158), assieme alla Francia.

Diossido di azoto e PM10: “Nel 2007, – si legge nel rapporto – nel 70% circa dei Comuni capoluogo, in almeno una centralina di monitoraggio la media annuale del biossido di azoto ha superato il valore limite (40 μg/m3), mentre nelle grandi città solo in un caso su tredici si ha un valore medio di tutte le centraline inferiore al limite. Nello stesso anno, il 65% di tutte le stazioni di monitoraggio ha registrato il superamento del valore limite giornaliero del PM10 (50microgrammi/metro cubo per non oltre 35 giorni all’anno), con una situazione eccezionalmente critica nelle regioni padane e a Roma (oltre l’80% dei casi in Emilia, Lombardia, Piemonte e Lazio).

Fiscalità ambientale: “Nel 2007 è proseguita anche la contrazione del gettito da tassazione ambientale, in rapporto al Pil, l’Italia mostra la massima riduzione in tutta l’UE”. Minimo storico per la fiscalità ambientale (accise petrolifere, tasse automobilistiche, imposte rifiuti ecc) in rapporto alle entrate tributarie degli ultimi trent’anni (8,9% sul totale di tasse dirette, indirette e in conto capitale), in rapporto alla pressione fiscale degli ultimi 25 (6,1% sul totale di entrate tributarie e contributi sociali) ed in rapporto al Pil degli ultimi 20 (2,7%).

Emissioni di CO2: in calo del meno 17%, ma purtroppo “non grazie alle politiche messe in campo quanto piuttosto al casuale effetto della combinazione tra bassa crescita economica e alte temperature invernali che determinano minori consumi energetici per usi civili. Con 570 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, l’Italia è comunque il terzo paese europeo per emissioni (era il quinto nel 1990) ed è ancora il 17,5% sopra l’obiettivo che dovrà essere raggiunto al 2012”.

Rifiuti: Ben il 54% viene ancora smaltito in discarica, mentre la produzione nazionale ha registrato un più 12% dal 2000 al 2006, con il record della Sicilia che raggiunge la percentuale del 94%. Inoltre “negli ultimi 15 anni 5 regioni – Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia – sono state commissariate per l’emergenza rifiuti, costata agli italiani circa 1,8 miliardi di euro, senza aver ottenuto alcun risultato tangibile. Clamoroso il ritardo impiantistico nel meridione d’Italia dove è attivo addirittura il 47% delle discariche di tutto il Paese, solo il 14% degli impianti di compostaggio di qualità e il 28% degli impianti per il trattamento meccanico biologico”. Altre due dati negativi l’aumento della produzione nazionale dei rifiuti urbani (+12% dal 2000 al 2006) ed il fenomeno degli smaltimenti illeciti di quelli speciali che ha visto nel 2005 scomparire “nel nulla 19,7 milioni di tonnellate, formando un’immaginaria montagna con base di 3 ettari e alta 1.970 metri e alimentando un business illegale annuo di circa 4,5 miliardi di euro”.

Dati positivi: L’Italia è diventata” leader europeo per numero di licenze di prodotti con marchio ecolabel (31% sul totale Europeo) e grande è stato anche il successo dei sistemi di gestione ambientale (13.132 siti certificati Iso 14001 nel 2008). Cresce ancora l’agricoltura biologica (1.150.253 ettari in conversione e convertiti nel 2007, erano 70.674 nel 1994), dove si registra anche un forte sviluppo nel settore degli allevamenti biologici e spicca per riuscita il settore della ricettività diffusa (dal 19% del 200 al 23% del 2007), dei bed & breakfast e degli agriturismi, legata alle risorse naturali e fatta del recupero degli insediamenti esistenti”. Crescono inoltre i comuni ricicloni, ora a quota 1.081, quelli, per intenderci, che hanno superato nel 2007 l’obiettivo di legge del 40%. Le eccellenze arrivano perlopiù da regioni del nord, ma sorprende il risultato della Sardegna che è passata dal 3% nel 2002 al 38% nel dicembre 2008.

fonte: rinnovabili.it

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