mercoledì 18 marzo 2009

Lanciato Goce, il satellite che misura i movimenti e i cambiamenti del pianeta

Forse nei prossimi mesi le discussioni sull’innalzamento del livello degli oceani, una delle prove del riscaldamento climatico, avranno qualche dato più concreto su cui ragionare. Finora, infatti, si potevano esprimere delle misure approssimate, certamente non precise e dunque discutibili. Il lancio del satellite Goce dell’agenzia spaziale europea Esaavvenuto martedì dal poligono russo di Plesetsk con un razzo Rockot, apre una prospettiva diversa.

Goce volando ad un’altezza di 263 chilometri misurerà le differenze della forza di gravità espressa dalla Terra che è diversa a seconda del luogo: dove ci sono delle montagne, ad esempio, la forza sarà maggiore perché la massa è più elevata. Con questi dati gli scienziati costruiranno una forma ideale del nostro globo chiamata geoide, che servirà di base, cioè da riferimento, per valutare ogni cambiamento. E ciò accadrà con una precisione mille volte superiore al passato e con un dettaglio estremamente elevato per quanto riguarda la superficie: prima era di molte centinaia di chilometri se non migliaia in alcuni casi, ora diventerà di appena cento chilometri. L’accuratezza, infine, del dato finale in altezza, sarà di uno–due centimetri.

Con simili capacità saranno molti i risultati ottenibili. Tra i più importanti ci sarà innanzitutto la misura delle altezze sulla superficie del globo che oggi impiega, per essere determinata, otto sistemi diversi in uso sui continenti e nei vari Paesi. E sarà così che finalmente potremo calcolare l’innalzamento degli oceani compiendo un passo significativo rispetto alle registrazioni compiute nei passati due secoli. Allo stesso modo, si calcoleranno le quote delle montagne, riuscendo a stabilire anche quali sono nate per una spinta dall’interno oppure per lo scontro fra le diverse zolle della crosta. Monitorando, inoltre, lo spostamento delle masse oceaniche legate alle correnti si potrà sapere quale è il loro contributo al riscaldamento climatico. E, infine, sarà pure possibile calcolare come i ghiacci si riducono. Questi sono solo degli esempi tra le più importanti risposte ambientali che Goce fornirà a partire dalla prossima estate e per almeno un paio d’anni, quando avrà terminato il suo rodaggio in orbita.

La costruzione del satellite stesso è stata un’impresa arrivata a compimento in ambito europeo, bisogna ricordarlo, per la determinatezza degli scienziati italiani. Il progetto nasce appunto da una proposta italiana che inizialmente era accantonata forse perché troppo ardua, ma approvata alla fine degli anni Novanta quando l’Esa varava il piano Living Planet. I due scienziati animatori dell’impresa erano Fernando Sansò del Politecnico di Milano e Reiner Rummel della Technische Universität di Monaco di Baviera. Il programma in Esa era diretto da Danilo Muzi e la costruzione veniva affidata a Thales Alenia Space, che lo metteva insieme nella camera bianca degli stabilimenti di Torino sotto la direzione di Andrea Allasco, ovviamente con il contributo di altre società europee.

Il cuore del satellite e la sfida più ardua era rappresentata dalla realizzazione del gradiometro, vale a dire il complesso di sei accelerometri capaci di misurare le variazioni di gravità. Goce è uno dei satelliti più belli mai costruiti. Sembra un aeroplano spaziale perché è dotato di due ali ricoperte nella parte superiore di celle solari. Le ali sono spuntate perché il veicolo per ottenere la superprecisione necessaria vola basso (appena 263 chilometri) rispetto a tutti gli altri satelliti e dove qualche effetto dell’atmosfera può ancora essere avvertito. Per questo gli ingegneri hanno dovuto superare l’ostacolo della resistenza all’avanzamento che è il tradizionale problema degli aeroplani, ma che su Goce doveva essere eliminato completamente per evitare guai nelle misure. Perciò il veicolo è dotato di due avanzatissimi motori ionici che sparano una spinta variabile da 0,2 a 2 grammi per annullare la resistenza generata dall’atmosfera. «Insomma, un po’ per le sue doti estetiche, un po’ per le sue eccezionali qualità tecnologiche, Goce possiamo considerarlo una ‘Ferrari del cosmo’», ricorda Jean-Jacques Dordain, direttore generale dell’Esa. I dati raccolti dalla stazioni come Kiruna confluiranno all’Esrin, il centro dell’Esa a Frascati dedicato allo studio dell’ambiente.

«Questo lancio segna la nascita di una nuova generazione di satelliti europei per le scienze della Terra», dice Volker Liebig direttore dell’Esrin e a capo del programma di osservazione della Terra dell’Esa. «Nei prossimi due anni effettueremo altri quattro lanci di satelliti rivolti ad aspetti diversi come i venti e i ghiacci». Il lancio di Goce è avvenuto con 24 ore di ritardo sul previsto (il conteggio alla rovescia era stato fermato a sette secondi dal via) a causa del malfunzionamento di un sistema della rampa di partenza.

fonte: corriere.it

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