L'amianto rischia di diventare la spina nel fianco della Lombardia: fra bonifiche che procedono a rilento e discariche che scatenano rivolte popolari, l'obiettivo di ripulire completamente le zone contaminate entro il 2015 si sta trasformando in un miraggio. A fissare l'obiettivo "amianto zero" è stata la Regione all'interno del suo Piano, il Pral (piano regionale amianto Lombardia), approvato nel 2005. Ma oggi le distanze fra il materiale smaltito e l'amianto "sommerso" restano abissali: su una stima di 2 milioni e 800 mila metri cubi di fibre velenose, secondo i dati dell'Arpa Lombardia, sono finiti in discarica appena 65 mila metri cubi e altri 81 mila sono in fase di smaltimento: in tutto solo il 5% del totale. In altre parole, approda in discarica solo un metro cubo ogni 19 effettivamente presenti sul territorio secondo i calcoli degli esperti. Intanto i cittadini scendono in piazza. La sindrome Nimby (Not in my back yard, cioè non nel mio cortile) colpisce ancora: all'orizzonte una maxi-protesta contro l'ipotesi di realizzare due discariche nel cremonese, a Cingia de' Botti e a Cappella Cantone.
Contro l'incubo amianto si sono mobilitati una sessantina di sindaci della Provincia che hanno chiesto alla Regione di sospendere tutte le procedure. Se i progetti dovessero andare in porto, nel cremonese potrebbe riversarsi una "colata" di amianto che va da 15 mila a 150 mila metri cubi. "Ma i cittadini non vogliono capire che la discarica non è dannosa per la loro salute. Solo la parola li spaventa", osserva Massimo Buscemi, assessore regionale alle Reti, servizi di pubblica utilità e sviluppo sostenibile. "Le proteste a Cremona - spiega all'Adnkronos Salute - sono già scattate e siamo ancora agli studi di valutazione dell'impatto ambientale dei due impianti. La macchina burocratica non si e' neanche attivata". Altri due siti sono stati individuati nella provincia di Brescia, ma anche in questo caso l'iter è ancora agli inizi. E il problema resta: "In Lombardia esiste un'unica discarica in provincia di Mantova che chiuderà a breve perché ha raggiunto la capienza massima. Di fatto, quindi, non abbiamo siti in cui smaltire gli oltre due milioni di metri cubi di amianto che sono ancora in attesa di essere trattati".
fonte: ambiente.it
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