Cinque paesi artici si sono riuniti ieri a Tromsoe, nel gran nord della Norvegia, per parlare della salvaguardia dell'orso bianco artico minacciato dal riscaldamento globale. Le Ong ambientaliste hanno duramente criticato la decisione di escludere loro osservatori dal dibattito, su richiesta di qualcuno dei partecipanti: un gesto che lascia trasparire, denunciano, un'assenza di volontà reale di affrontare le questioni più delicate. Durante tre giorni di colloqui, i rappresentanti dei cinque paesi dove vive l'orso polare (Stati Uniti, Canada, Russia, Norvegia e Danimarca/Groenlandia) dovranno fare il punto su un accordo per la tutela dell'orso bianco che risale al 1973, concepito allora soprattutto per limitarne la caccia.
"Una minaccia oggi ridottasi in maniera sorprendente", ha detto il ministro dell'ambiente norvegese Erik Solheim, per il quale "ora il maggior pericolo per l'orso polare viene dai cambiamenti climatici". Dipendente in maniera importante dalla banchisa sulla quale caccia la foca, sua principale fonte di alimentazione, l'orso bianco soffre dell'arretramento sempre più precoce dei ghiacci marini alla fine della primavera e la loro formazione sempre più tardiva in autunno. Con l'aggiunta che, secondo certe stime, a causa del riscaldamento globale, per il 2020 i ghiacci marini potrebbero arrivare a fondere quasi completamente in estate. Secondo gli scienziati statunitensi dell'Us Geological Survey, i due terzi dei 20-25 mila orsi polari che popolano oggi l'Artico, potrebbero per questo scomparire da oggi al 2050.
La riunione di Tromsoe si tiene nove mesi prima della Conferenza sul clima di Copenhagen, che tenterà di disegnare un accordo dopo-Kyoto sulle emissioni di gas a effetto serra e che, di conseguenza, sarà determinante anche per la sorte dell'orso polare. La decisione di condurre i colloqui a porte chiuse è stata interpretata dalle organizzazioni animaliste come un rifiuto di affrontare le misure realmente necessarie per garantire la sopravvivenza dell'orso polare. L'indice accusatore è puntato soprattutto su Canada e Groenlandia, l'una accusata di non voler far nulla, l'altra di non volere osservatori sul suo territorio a controllare la caccia all'orso bianco, considerata una tradizione locale inalienabile. I responsabili delle missioni dei due paesi sotto accusa hanno comunque già manifestato l'intenzione di voler mantenere i colloqui "a livello tecnico", uno scambio di informazioni e dati, mentre la Norvegia, paese ospitante, spererebbe di arrivare a delle decisioni fattive.
fonte: lanuovaecologia.it
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