I costi ambientali maggiori derivano dalla mancanza o dal cattivo funzionamento dei filtri. Quante ore della giornata si passano cercando di filtrare e-mail, scritte in una lingua pressoché incomprensibile, che invitano a visitare questo e quel sito, annunciano un fantomatico regalo o un inaspettato versamento sul vostro conto? Lo smaltimento della posta indesiderata comporta un’ingente perdita di tempo, ma può essere anche molto pericolosa. Certo, è per via del phishing e del rischio di sottrazioni di dati personali. Ma non solo.
LO STUDIO - Un report di McAfee - realizzato dai ricercatori sui cambiamenti climatici di IFC International e da un gruppo di esperti di spam - dimostra come questi messaggi non siano semplicemente una seccatura, ma stiano danneggiando seriamente l’ambiente attraverso una macroscopica emissione di gas serra. Il Carbon Footprint dello Spam - questo il nome dello studio - analizza l’energia spesa per creare, inviare, ricevere, visualizzare e filtrare la posta indesiderata, che a livello globale ammonta a 33 miliardi di kilowatt/ora, pari all’elettricità consumata da poco meno di 2,5 milioni di abitazioni e con lo stesso inquinamento prodotto da oltre 3 milioni di automobili. Ogni e-mail spazzatura, dunque, comporta nel suo complesso un’emissione di 0,3 grammi di CO2, stessa quantità prodotta da un metro di guida.
FILTRI MANUALI - Entrando più nel dettaglio, colpisce quanto gli sprechi derivanti dalla sola produzione di spamming siano davvero irrisori e superino a stento il 2 per cento del totale. Con una certa sorpresa, invece, il costo ambientale più elevato è rappresentato dal processo di visualizzazione e cancellazione dei messaggi non filtrati o scappati all’anti-spam, nonché dei cosiddetti falsi positivi, ovvero quelle e-mail legittime erroneamente intrappolate dai filtri. Questo processo provoca oltre il 50 per cento delle emissioni di gas serra da spam.
fonte: corriere.it




1 commento:
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
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