giovedì 12 marzo 2009

Arriva l'eco-maiale da "cibo mostro" a leccornia

Quando tutte le autorizzazioni previste saranno state emesse dalla Food and Drugs Administration (Fda), l'agenzia americana che controlla l'industria farmaceutica, entro un paio di mesi le carni degli animali e dei pesci prodotti dall'ingegneria genetica saranno disponibili nei maggiori supemercati degli Usa. E di lì, si suppone, finiranno anche sul piatto degli onnivori con la coscienza ambientalista, visto che si tratta di animali concepiti espressamente per ridurre, e in misura drastica, la propria impronta ecologica sull'ambiente nelquale vengono allevati.

A fine gennaio la Fda ha dichiarato che i cibi manipolati geneticamente sono sicuri e possono essere messi in vendita al pubblico. Dopo aver lasciato il tempo ad associazioni e opinione pubblica per esprimere le proprie opinioni, la Fda è ora pronta ad approvare le richieste di licenza presentate da alcune industrie bioalimentari. Così prodotti come l'AquaAdvatage della AcquaBounty, l'EnviroPig, le lactose-free-cows, l'healthy bacon, potrebbero presto diventare - come è accaduto in precedenza per i cibi macrobiotici all'epoca dei baby-boomers -i nuovi simboli alimentari delle generazioni "enviro-hip" del Paese.

L'EnviroPig, il suino ambientalista, è stato sviluppato dall'università di Guelph, in Canada. Produce escrementi con il 60 per cento di fosforo in meno del suo corrispettivo naturale. Il fosforo - nella forma di fosfato - è uno dei maggiori contaminanti delle falde acquifere in prossimità dei grandi allevamenti agro-industriali. Dal momento che l'uso degli escrementi dei suini è molto diffuso tra gli agricoltori statunitensi, che li usano per concimare i loro campi, la contaminazione si diffonde spesso ad altre falde acquifere. La riduzione dell'impatto ambientale che si ottiene utilizzando concime che contiene un 60 per cento in meno di fosfati è cosa non da poco. Il Canada per esempio l'anno scorso ha allevato 3,5 milioni di suini, ognuno dei quali ogni sei mesi genera 4 chili e mezzo di rifiuti.

L'AcquaBounty è invece un salmone che cresce più rapidamente di quello selvatico riuducendo così i costi e i consumi energetici del 35 per cento. L'healthy bacon, anch'esso un ossimoro, sarebbe invece prodotto da suini manipolati geneticamente in maniera che producano omega 3, i "grassi buoni", nelle proprie carni. Le lactose free cows producono latte privo di questi zuccheri e quindi assorbibile anche da coloro che sono intolleranti al lattosio.

In passato tutti i cibi transgenici che sono arrivati sul mercato americano sono finiti miseramente. La McDonald's aveva imposto ai suoi fornitori di non coltivare le patate New Leaf della Monsanto, determinando di fatto la morte del prodotto. Un destino simile era toccato anche all'assai pubblicizzato pomodoro flavor-flavor, quello che non marciva mai. S'erano tutti scontrati con la diffidenza del pubblico che equipara i cibi manipolati geneticamente ai cosiddetti "Frankenfood", i cibi mostro. Lo stesso accade anche per i cibi transgenici di prossimo arrivo che, secondo il Food Information Council, un organismo di lobbying dell'industria alimentare, incontrano l'opposizione del 35 per cento degli americani. E, vista la fonte del rapporto, si può supporre che si tratti di una stima per difetto.

A differenza del passato, però, questa volta a favore dei cibi transgenici giocano la fase economica ed ecologica attraversata dal Paese. Industrie come la Tyson, la Kraft, la Smithfield, e la General Mills, tra i maggiori giganti alimentari mondiali, sono interessatissime all'aspetto della gestione dei rifiuti generati dagli animali e dell'accorciamento dei cicli di crescita. Queste aziende sono convinte che su questa base saranno capaci di stabilire alleanze anche con gli ambientalisti e alla fine di convincere i buongustai che le loro carni non sono poi dissimili da quelle naturali. Per fare questo hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione alimentare. Sottolineano i benefici ambientali e sanitari che potrebbero derivare, ad esempio, dall'introduzione di capre che producono latte antibiotico, in grado cioè di aiutare i bambini che lo bevono a combattere le infezioni, o dall'allevamento di mucche e polli in grado di resistere ai parassiti alimentari.

Così nella stampa statunitense di recente s'è cominciato a fare spazio il termine GMOurmet (dall'unione dell'acronimo inglese di Ogm con la parola gourmet, buongustaio), per sottolineare che le carni degli animali transgenici sono così buone da meritarsi di essere servite anche nei templi gourmet nazionali. Sia la AquaBounty che la Enviropig si sforzano di dimostrare che le carni dei loro animali sono cellularmente e dal punto di vista del sapore del tutto identiche a quelle degli altri animali, anzi che volendo si potrebbe anche fare in modo di dotarle di sapori specifici. Inoltre la FDA ha imposto loro di provare che la mutazione non deteriorava col passare del tempo e che l'inserimento del nuovo tratto genetico non avrebbe modificato le qualità biologiche, chimiche e fisiche delle carni.

L'iniziativa non ha mancato di accendere l'immaginazione dei media. La rivista Wired di recente ha dedicato uno speciale ai cibi transgenici dibattendo di come reattori di materiale cellulare organico potessero essere ingegnerizzati in modo da produrre medaglioni di carne di pollo pronti per la frittura. I quotidiani, dal The Star al New York Times, hanno dedicato pezzi e commenti al nuovo fenomeno decantandone i vantaggi economico-ambientalistici. Slate, il giornale online dell'intellighenzia economica, ha addirittura sostenuto che la nuova frontiera della sostenibilità alimentare risiede nella fusione tra l'ingegneria genetica e l'agricoltura organica. Nell'articolo, i reporter di Slate dedicano molto spazio a Pamlea Ronald, direttrice del Plant Genomics Project della University of California-Davis e guru del nuovo movimento. Autrice di Tomorrow's Table: Organic Farming, Genetics, and the Future of Food, la Ronald sostiene attivamente la fusione delle due discipline.
Non così invece Jeremy Rifkin, presidente della Foundation of Economic Trends di Washington DC, che teme invece che gli incroci genetici tra specie così diverse possano avere effetti imprevedibili sull'ambiente. "Sappiamo che i geni attraversano la barriera delle specie", dice Rifkin, "ma adesso stiamo assistendo all'introduzione di cambiamenti così radicali nella fisiologia dell'ecosistema che le implicazioni ambientalistiche potrebbero essere enormi".

E mentre infuria il dibattito, alcuni dei cibi transgenici potrebbero essere già arrivati sugli scaffali dei supermercati. La FDA infatti non richiede che venga provato in precedenza con prove cliniche che questi prodotti sono innocui, e non impone una specifica etichetta. E purtroppo, come fanno notare i critici, il frankenfilet-mignon sembra in tutto e per tutto identico al suo cugino nature.

fonte: repubblica.it

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