giovedì 12 marzo 2009

Starace: Enel Green Power, prima al mondo per le rinnovabili

La nuova nata nel gruppo Enel vanta il primato mondiale come produttore di energia da fonte rinnovabile, ma non basta: nel piano di sviluppo aziendale risulta l’obiettivo, in pochi anni, di voler raddoppiare. Come farà? Quali sono i suoi segreti? L’abbiamo chiesto al direttore, l’ing. Francesco Starace.

Il mercato delle rinnovabili è in fermento esponenziale. Grandi sono gli interessi di capitali e di professionalità che si stanno concentrando sul settore e notevolissimo l’impegno all’innovazione tecnologica. In questo contesto un ruolo strategico, su scala mondiale, lo gioca Green Power, la società del gruppo Enel destinata al mercato delle rinnovabili.
Abbiamo incontrato il suo direttore, Francesco Starace.

Mauro Spagnolo: Enel Green Power, nata appena tre mesi fa, è la società del Gruppo Enel dedicata allo sviluppo delle attività per la generazione di energia da fonti rinnovabili, in Italia e all’estero. Da un punto di vista così privilegiato, dott. Starace, mi dice cos’è che ancora frena lo sviluppo delle rinnovabili nel nostro paese?

Francesco Starace: Innanzitutto la disponibilità delle fonti rinnovabili stesse. Andiamo con ordine: delle quattro fonti principali, in Italia l’idroelettrico è stato completamente sviluppato, pensate che il settore ha più di cento anni e tutto quello che economicamente valeva la pena di realizzare è stato realizzato. Sulla geotermia ad alta entalpia il nostro paese possiede la leadership mondiale, anche se probabilmente si potrebbe sviluppare di più la zona dell’Amiata, ma parliamo al massimo di qualche centinaio di megawatt, mentre si potrebbe fare moltissimo per la geotermia a bassa entalpia, da noi ancora poco conosciuta. Pensi che nel Nevada, Stati Uniti, inaugureremo a breve un impianto a bassa entalpia da 40 megawatt a circuito chiuso. Se le nostre convinzioni verranno confermate dai dati dell’impianto, potremo generare non solo energia termica ma anche elettrica, e credo che ciò aprirà, per questa applicazione, un grande mercato anche in Italia. Il vento in Italia c’è, ma non è quello dei paesi del nord Europa, Brasile, Messico e Stati Uniti. Parliamo mediamente di 2000 ore, non di 3000. Ed in più abbiamo a che fare con un paesaggio stupendo, difficilmente modificabile e con una serie di vincoli che ritengo, nella maggior parte dei casi, siano giustificabili. Il potenziale italiano di 6000 megawatt, più volte discusso, potrebbe al massimo arrivare a 10000, non oltre. Sull’eolico offshore il mare italiano è assolutamente poco adatto. Pensi che a fronte di un investimento triplicato, rispetto a quello sulla terra ferma, il vento in mare dovrebbe triplicare, ma non è così. Per ciò che attiene il solare, invece, le potenzialità sono molto interessanti, specialmente al sud dell’Italia, dove questa fonte è molto abbondante. Personalmente credo che il solare abbia grandi prospettive a patto che entro due anni, massimo tre, si abbatta il costo dei moduli e si aumenti la loro efficienza a tal punto da riuscire a ridurre al minimo, o addirittura annullare, gli incentivi pubblici. In pratica avvicinarla al costo dell’energia consumata dall’utente finale nelle ore di punta. A quel punto il fotovoltaico diverrà davvero competitivo e si aprirà un mercato immenso.

MS: Mi scusi vuol ripetere….

FS: Dicevo che, secondo me, nel 2012 il fotovoltaico potrebbe raggiungere la parità, raggiungere cioè il costo delle altre energie rispetto all’utenza finale. Se ciò avverrà l’Italia avrà un ruolo molto forte nello sviluppo di questa tecnologia.

MS: In una recente intervista, lei ha illustrato l’ambizioso Piano di sviluppo aziendale che punta, in pochi anni, a raddoppiare la sua capacità produttiva. Come avverrà e su quali rinnovabili punterete maggiormente?

FS: La nostra Azienda vanta circa 17 Terawattora alla fine del 2008. Con tale valore siamo il primo produttore al mondo di energia da fonte rinnovabile. Noi pensiamo di continuare a crescere nella geotermia, in quanto ne abbiamo ampiamente le competenze, e nell’idroelettrico, ma quasi esclusivamente fuori dall’Italia. Il vento ha un futuro imponente negli USA, Messico, Brasile, e Cile dove il potenziale è immenso. Mentre per il solare lavoreremo molto anche nel nostro paese, specialmente se si realizzeranno a breve quelle condizioni di parità rispetto alle altre fonti. La particolarità della nostra Azienda è che investe una parte di ciò che genera, circa un miliardo e duecento milioni di euro all’anno, senza indebitarsi. Quindi continuiamo a crescere solo grazie ai nostri mezzi. Mi sembra una condizione rara, visto i tempi.

MS: E’ in corso in Italia un interessante dibattito sul confronto tra la convenienza del solare e quella dell’eolico. Qual è la sua opinione?

FS: Credo che il fotovoltaico abbia attualmente in Italia due anime. Una è quella dei sistemi integrati agli edifici, l’altra quella dei grandi impianti a terra, i cosiddetti parchi solari. Parlo di due anime perché queste due tipologie di impianto ruotano intorno a sistemi completamente diversi. La prima, indirizzata all’utente finale, è ampiamente motivata dal fatto che consente di non pagare, o pagare meno, l’energia elettrica che si consuma sul posto, e di ottenere lauti incentivi che ripagano il costo iniziale dell’impianto. I parchi solari, invece, sono dei mega impianti che producono energia per l’immissione in rete, destinata quindi a competere con tutte le altre energie nel mercato all’ingrosso. Se consideriamo un investimento in Italia di cento milioni di euro per un impianto fotovoltaico, riusciremo a produrre circa 25 Megawattora, contro i 70 di un eolico. Il ritorno dell’investimento del fotovoltaico si attesta a circa il 10-11% per l’eolico 12-13%. Se consideriamo quindi le due alternative con un approccio prettamente finanziario, appare evidente che il vento, rispetto al sole e a parità di investimento, offre circa due o tre volte i volumi di energia e due o tre punti in più di rendimento. E tutto questo nonostante che l’incentivo italiano sul solare sia circa il doppio rispetto a quello ottenibile con l’eolico. Ciò dice tutto, se parliamo ripeto in termini di investimento e di produttività all’ingrosso, sulla convenienza tra le due tecnologie. Ben diverso se trattiamo di contesto urbano dove il fotovoltaico risulta chiaramente, tra le due, l’unica opzione possibile. Io credo che non dobbiamo avere la presunzione di affermare che un modello possa prevalere sull’altro. Possiamo solo indicare, a lungo termine, che il modello della generazione distribuita possa avere delle valenze di sostenibilità maggiori rispetto a quella centralizzata.

MS: Quanto è importante, in questa corsa allo sviluppo delle rinnovabili, l’innovazione e l’eccellenza tecnologica?

FS: E’ fondamentale. L’eccellenza tecnologica è praticamente il fulcro di tutto ciò che ci siamo detti. Vede, il successo delle fonti rinnovabili dipende dal rapido avvicinarsi, senza ausili esterni, alla piena competitività con quelle fossili. E questo avverrà solo grazie alla ricerca e all’innovazione. E le ripeto, credo che ciò avvenga prima di quanto si possa credere.

MS: Oggi si fa un gran parlare della svolta nuclearista dell’attuale governo. E in questo l’Enel gioca un ruolo di straordinaria importanza sia dal punto di vista dello sviluppo tecnologico che da quello di potenziale realizzatore e gestore delle future centrali. Posso chiederle il suo personale parere sul ritorno del nucleare in Italia e se ritiene che questo possa in qualche modo ostacolare lo sviluppo delle rinnovabili?

FS: Le premetto che sono un ingegnere nucleare e che ho lavorato da subito nel nucleare. Ne sono uscito, però, quasi subito perché pensavo che difficilmente sarei stato così fortunato da vedere, nella mia vita, una centrale realizzata. Infatti i tempi tecnici, e specialmente burocratici del nucleare, erano e saranno lentissimi. Però le dico che non trovo nessun problema tra nucleare e rinnovabili, anzi vedo quasi una simbiosi tra le due. Il nucleare è lento, a lungo termine e centralizzato, le rinnovabili rapide, a breve termine e distribuite. Sono mondi separati che vivono benissimo in simbiosi. Ed entrambe non emettono CO2.

fonte: rinnovabili.it

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