Novantamila piante saranno sparse per la città. Il 50 per cento in più delle attuali 180mila. E Abbado manterrà la parola: a giugno 2010, il 4 e il 6, tornerà alla Scala. Sembrava una boutade... «All’inizio è nata un po’ così — conferma lui —. Pensavo ai novemila alberi che ho piantato nel terreno intorno alla mia casa in Sardegna. Visto che Milano è un po’ più grande, facciamo 90 mila, mi son detto. Pagatemi in natura, dimostratemi che questa città vuol prendere un impegno per una migliore qualità della vita, e io tornerò». Ma immaginava che sarebbe stato esaudito, che poteva accadere davvero? «Io credo alla forza delle idee. Se una cosa è giusta e bella, alla fine funziona. Milano ha fame di verde, cultura e natura possono e devono andare insieme. Sono felice ed emozionato di tornare nella città dove sono nato, nel teatro dove ho lavorato tanti anni». Gli alberi spunteranno in tempo per quando tornerà: «I primi cento verranno sistemati entro un mese in via Dante — annuncia — poi toccherà a piazza Duomo, a piazza della Scala, e via via, nelle strade tutt’intorno. È il centro la zona più penalizzata, l’idea è di creare otto 'raggi' verdi che da lì partano e arrivino fino alle periferie». Ma come si possono piantare alberi nel centro? Con la metropolitana che passa sotto, con i parcheggi? «Semplice, verranno sistemati in vasi. Vasi di stazza considerevole», precisa. Per evitare che oggi ci siano e domani, chissà... Abbado i suoi progetti li segue fino in fondo, in ogni dettaglio. Persino nella scelta delle piante: pioppi, cipressini e magnolie. «Gli alberi delle nostre zone. Allineati nei vasi, irrigati con un sistema di nebulizzazione che ho visto in atto all’Expo di Siviglia, dove il microclima creato dalle piante e dalla pioggerella riusciva a temperare il caldo torrido dell’estate». Naturalmente non basta. «Ogni fine settimana quelle vie ospiteranno mercatini di vivaisti dove i milanesi potranno acquistare altre piante da offrire alla città per aumentare il bosco. E infine, disporre alberi nelle strade prelude a una progressiva chiusura al traffico privato. A quel blocco del centro necessario per respirare un’aria migliore», auspica.
Ma quanto costerà tutto ciò? «Quasi nulla. I vivaisti fanno a gara per offrire alberi». Dal verde alla musica. Perché ha scelto l’Ottava di Mahler? «È l’unica di Mahler che non avevo mai diretto alla Scala. E perché è un modo per rendere omaggio al compositore austriaco di cui l’anno prossimo ricorrono i 150 anni dalla nascita». Una sinfonia monumentale, detta «dei mille» per via dello sterminato organico che richiede. «Un’occasione per riunire due orchestre cardine della mia vita, la Filarmonica della Scala (nata nel 1982 proprio per volere di Abbado, ndr) che ha come direttore artistico l’amico Ernesto Schiavi, e la Mozart che attualmente guido a Bologna». E poi i cori. «Il Coro della Scala, lo Schönberg Chor, il Coro della Radio svedese, il coro delle Voci bianche scaligere e quello del Tolzen Knabenchor... Oltre ai solisti, s’intende», elenca Abbado. Come faranno a starci tutti? «Il palcoscenico del Piermarini è ampio, per sistemarli si costruirà una gradinata in diagonale». Da quando si è sparsa la voce, alla Scala l’eccitazione è grande. Stéphane Lissner, che due giorni dopo esser stato nominato sovrintendente già lo marcava stretto per farlo tornare, esulta soddisfatto: «La risposta di Claudio è tra le più belle della mia vita». «Nella Scala di Lissner ritrovo artisti amici a cui sono legato da percorsi affini, da Barenboim a Boulez a Pollini. C’è l’atmosfera giusta per lavorare bene». Pensa già a una seconda puntata? «È presto per dirlo, ma perché no?».
Con la Moratti, come si è trovato? «È una persona sensibile e preparata. Mi ha fatto un’ottima impressione», assicura il direttore, che con il sindaco ha parlato anche di musica. Grande sostenitore dell’Orchestra Simón Bolívar e del «Sistema » Antonio Abreu per avviare alla musica i ragazzi dei barrios, Abbado ha trovato una sponda inattesa in Moratti: «Stiamo progettando insieme una collaborazione per una musica che sia anche riscatto sociale», ha promesso il sindaco. È proprio vero, verde e musica creano relax, distensione, armonie inattese. Dopo Abbado Lissner ora vuole far tornare Muti. «Sarei felice che Riccardo tornasse», auspica Claudio. La Scala è grande, c’è posto per tutti.
fonte: corriere.it
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