«Commissionando indagini infinite sul problema (i cambiamenti climatici, ndr) e sui metodi con cui potrebbe essere affrontato, il governo crea l’impressione di darsi da fare mentre evita al contempo che qualcosa avvenga fino alla pubblicazione dell’analisi successiva (necessaria per rispondere alle conclusioni di quella precedente)». George Monbiot scriveva così nel libro Calore! a proposito del governo inglese, ma le sue parole trovano conferma anche altrove e oltre i governi.
Un nuovo rapporto, “Arab Environment: Future Challenges”, è stato pubblicato dall’organizzazione regionale non governativa Arab Forum for Environment and Development. Presentato la scorsa settimana a Beirut, pone l’accento sulle questioni più allarmanti che riguardano i paesi arabi, soggetti a condizioni climatiche estreme: incremento delle temperature, desertificazione, diminuzione delle precipitazioni del 20% e aumento del livello dei mari. Sommati, tutti questi fattori mettono a rischio l’agricoltura causando una perdita che il rapporto stima in 5 miliardi di dollari all’anno, per l’intera regione. Minacciando gli insediamenti umani.
Il documento richiama l’attenzione sulla necessità di prevedere strategie integrate e ricerche a lungo termine in campo ambientale, e la necessità di implementare politiche decise e legislazioni adeguate. La speranza è che il commento di Monbiot sulle politiche del Regno Unito a riguardo, non valga almeno ad altre latitudini: «I governi continueranno a seguire la strada dell’inazione, quali che siano gli impatti umani, fino a che rimarrà politicamente meno costosa della strada alternativa».
fonte: lanuovaecologia.it
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