A fine 2009, secondo le stime diffuse dall'Agenzia internazionale per l'energia in un'anticipazione del suo consueto World Energy Outlook, la quantità di anidride carbonica immessa nell'atmosfera farà segnare una caduta di circa il 2,6% rispetto all'anno precedente, il calo più vistoso da 40 anni a questa parte. "L'ultimo crollo avvenne nel 1981 come conseguenza dello shock petrolifero e della crisi economica", ha ricordato il capo economista della Iea Fatih Birol all'agenzia Reuters.
Dal punto di vista strettamente ambientale si tratta di un dato decisamente positivo, ma che rischia di trasformarsi in una vittoria di Pirro se abbandonato a se stesso. L'invito che Birol rivolge ai leader mondiali è infatti quello a domare il drago della CO2 ora che è in terra. "Questa caduta nelle emissioni e negli investimenti nel settore delle fonti fossili - ha osservato commentando le previsioni dell'Agenzia - assumerà un significato solo con un'intesa sottoscritta a Copenaghen in grado di mandare un chiaro segnale low-carbon agli investitori". "Abbiamo avuto un cambiamento per via dei mutamenti nella domanda di energia e del rinvio di molti investimenti energetici - ha aggiunto - ma dobbiamo vedere come sapremo trasformarlo in un'opportunità unica".
Il pericolo è insomma che la grande chance offerta da questo arretramento possa non essere colta in tutte le sue potenzialità, lasciando che le emissioni tornino ad impennarsi non appena l'economia si rimetterà a correre. Il calo nelle emissioni di CO2 certificato dalla Iea non arriva comunque inaspettato. Diverse istituzioni nazionali si erano esercitate nei giorni scorsi in proiezioni su scala locale. La Energy Information Administration ha preventivato ad esempio un crollo del 6% nelle emissioni statunitensi, mentre le stime della Deutsche Bank per l'Europa parlano di una diminuzione compresa tra il 4 e il 5%.
fonte: repubblica.it
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