lunedì 14 settembre 2009

Il governo vuol garantire gli impianti nucleari (terminati o no) a spese dei cittadini

La prima fase del governo per il ritorno al nucleare è già chiusa e adesso si prepara il secondo round. Portato a termine il decreto che pone la cornice alle regole necessarie al rilancio dell'energia atomica, i tecnici e i consulenti governativi stanno adesso lavorando ai decreti operativi. Il primo di questi dovrebbe essere pronto entro il prossimo 15 febbraio. Questo indicherà i criteri per definire le caratteristiche dei siti idonei alla costruzione e, una volta individuati, i criteri per favorire un accordo tra i gestori elettrici e le popolazioni locali destinatarie dei reattori, cui dovranno essere garantite laute compensazioni.

Sempre in quel decreto dovranno essere scritte le modalità previste dal ddl sviluppo, attraverso le quali le società interessate alla realizzazione, e poi gestione delle centrali nucleari, dovranno accollarsi gli oneri del governo delle scorie, dallo stoccaggio al trattamento provvisorio, sino alla loro definitiva collocazione. Misure che dovranno essere previste, al pari dei piani di decommissioning -comprensivi di copertura economica- delle centrali giunte a fine vita, già nell'ambito delle procedure di autorizzazione.

Tutte misure (doverose) che contribuiranno a far salire i già prevedibili alti costi delle centrali e che ricadranno presumibilmente sul costo finale del chilowattora atomico e quindi sugli utenti.
«Costruire i reattori non ha molto senso a meno che non sia qualcun altro a pagare.- scriveva dalle colonne del Sole24Ore di domenica scorsa Michael Grumwald, del Washington Post -. Ecco perché la spinta più forte per il nucleare viene da paesi dove l'energia gode di finanziamenti pubblici».

Su questo punto, ovvero i finanziamenti pubblici, si sono spesi fiumi di parole da parte del governo per dare la garanzia che non ci saranno; così come da parte delle aziende che si candidano a far parte della partita c'è sempre stata la rassicurazione che gli investimenti saranno solo privati. Salvo poi chiedere -come ha proposto l'Enel- di alzare la bolletta in maniera preventiva. La dimostrazione che quanto sostiene Grunwald è vero l'abbiamo dagli esempi delle centrali in costruzione, in cui in qualche modo i fondi pubblici ci sono, ma a dare tranquillità agli investitori italiani dell'atomo c'è anche un altro elemento che si sta delineando proprio a quanto sembra nel decreto in corso di scrittura.

Ovvero il fatto che se anche la partita nucleare, per qualche ragione, vuoi le difficoltà di accettazioni locale non placabili neanche con il ricorso all'esercito (come già previsto), vuoi per un mutamento dell'orientamento politico diverso da quello attuale per un futuro (e auspicabile) cambio di governo, vuoi per qualsiasi altra ragione, le società che vi hanno investito- anche solo in via progettuale- si troveranno con le spalle coperte perché saranno interamente rimborsate a carico dello Stato.

«Con un indennizzo- scrive Federico Rendina sul quotidiano economico-definito caso per caso con decreto del governo sentita l'Autorithy per l'energia, da considerare "onere generale di sistema", che dunque potrebbe scaricarsi sui cittadini con una voce aggiuntiva nelle bollette elettriche».

Alla faccia dei rischi d'impresa. Una prospettiva da botte di ferro che la dice lunga sugli appetiti che su tale attività si stanno coagulando e che vedono in primo piano Ansaldo energia, la società del gruppo Finmeccanica, che sta recuperando terreno su un settore - quello dell'energia nucleare - su cui aveva sino ad ora sofferto l'impossibilità di lavorare in patria.

E che adesso, non fosse altro per un doveroso obbligo di par condicio commerciale, il governo dopo l'accordo tra Enel e Edf, quindi Areva, sta preparando la strada per un accordo con l'americana Wetsinghouse, controllata da Toshiba. Dopo la stretta di mano tra il premier Silvio Berlusconi e Nichola Sarkozy, per la realizzazione delle quattro centrali con tecnologia francese, il ministro Claudio Scajola ha infatti (come annunciato) in programma la firma per un memorandum analogo con il collega statunitense Steven Chu, che darà la possibilità ad Ansaldo Energia di rispolverare le proprie competenze e appetiti nucleari.

Quindi compensazioni per i territori che dovranno accollarsi l'onere di veder sorgere reattori a casa propria ma ben più laute compensazioni per chi da tempo sta arrotando le lame per tornare a fare investimenti atomici. E come sempre a spese dei cittadini.

fonte: greenreport.it

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