martedì 22 settembre 2009

Profitti boom nel settore low-carbon

La lotta al global warming? Vale più dell’industria aerospaziale e di quella della difesa messe assieme. I profitti legati a beni e servizi legati al cambiamento climatico nel 2008 sono aumentati del 75%, arrivando alla quota di 534 miliardi di dollari in un anno (contro i 530 di difesa e settore aerospaziale). I dati sugli investimenti low-carbon dell’ultimo rapporto annuale di HSBC, uno dei più grandi gruppi bancari al mondo, confermano il ruolo crescente della green economy e mostrano come il settore stia soffrendo meno degli altri per la crisi economico-finanziaria.

Una somma, i 534 miliardi di dollari di profitti, particolarmente significativa: il famoso rapporto Stern sull’economia del cambiamento climatico prevedeva che il settore avrebbe superato la soglia dei 500 miliardi l’anno solo nel 2050. Insomma, se il riscaldamento globale, come ci dicono i dati che arrivano dai climatologi, sta galoppando più veloce di quanto previsto, anche l’economia, che il suo contrasto genera, sta crescendo più in fretta di quello che si pensava e gli occupati del settore dal 2004 ad oggi sono più che raddoppiati, passando da 1 milione circa a 2,4.

Tutto questo contando solo le 368 società con capitale superiore ai 350 milioni di dollari seguite dall’indice di HSBC. Il grosso dei profitti del l'economia verde, 300 dei 534 miliardi, sono venuti dal settore dell’energia (nel quale assieme alle rinnovabili sono compresi nucleare e "termovalorizzazione" dei rifiuti) seguito da quello dell’efficienza energetica. La maggior parte dei guadagni - 110 miliardi – è andata alle società americane, segue a ruota il Giappone con 105 e, distanziate, la Germania (80 miliardi) e poi il Regno Unito (14 miliardi).

Secondo il report HSBC, “nonostante il timore che il rallentamento economico potesse affievolire l’impegno di governi e investitori nell’affrontare il cambiamento climatico e il fatto che la stretta del credito abbia indubbiamente rallentato i finanziamenti per molti progetti nelle energie rinnovabili, è chiaro che i governi sono rimasti determinati dando un ruolo sempre più rilevante agli investimenti per il clima nei loro piani economici”. Se l’impegno continua, secondo HSBC, i profitti del settore potranno raggiungere al 2020 la quota di 2000 miliardi l’anno.

Quindi nella lotta ai gas serra c’è molto da guadagnare e parte della finanza lo ha ormai capito. La settimana scorsa un gruppo di investitori che gestiscono un capitale totale di 13mila miliardi (tra cui la stessa HSBC, Hermes, ING Group, Société Général, Swiss Re, Allianz Global Investors e molti fondi d’investimento pubblici) ha lanciato un appello alle nazioni ricche affinché taglino le loro emissioni dal 25 al 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 e dall’80 al 95% entro il 2050.

La lotta al cambiamento climatico può fare molto per il business, ma il business cosa può fare per la lotta al cambiamento climatico? A questa domanda vuole rispondere il Carbon Disclosure Project, un’organizzazione che mira a rendere pubblici i bilanci delle emissioni delle più grandi aziende del mondo e che ha pubblicato ieri il suo report annuale (vedi allegato). Un documento che testimonia la sensibilità crescente del mondo degli affari nei confronti del problema clima: se l’anno scorso solo il 77% delle società interpellate aveva fornito i dati sulle proprie emissioni, quest’anno lo ha fatto l’82%. Delle 1850 aziende interpellate però solo il 36% si è data degli obiettivi di riduzione dele proprie emissioni che vanno al di là del 2012 (articolo di Qualenergia.it "Il clima che informa aziende e investitori"). Il business, d’altra parte, è sempre solo business: spetta alla politica guidare, prendendo impegni chiari per il post-Kyoto.


Il report del Carbon Disclosure Project (pdf)

fonte: qualenergia.it

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