Per ricchezza pro capite, l'Italia è al dodicesimo posto nell'Unione Europea, ma scende al quindicesimo se, oltre al Pil, si considerano anche altri fattori, come il verde a disposizione di ciascun cittadino e la percezione individuale sul grado di soddisfazione e felicità. L'esempio italiano, tra gli altri, serve alla Commissione Ue per affermare che il prodotto interno loro non basta più a misurare il progresso di un mondo in cambiamento, dove l'elemento ecologico conta quasi quanto quello economico, ma non è tenuto in conto dagli indicatori sul benessere e la ricchezza pro capite.
In una comunicazione presentata ieri, Bruxelles ha annunciato di volere migliorare l'indicatore Pil, includendo anche un indice ambientale che consentirà di valutare il progresso compiuto nei principali settori della politica e della tutela ambientali. L'indice includerà aspetti quali le emissioni di gas serra, il deterioramento del paesaggio naturale, l'inquinamento atmosferico, l'utilizzo dell'acqua e la produzione di rifiuti. Una versione pilota del nuovo indice verde sarà pronto nel 2010.
Il commissario all'ambiente Stavros Dimas ha portato un esempio: "se in un paese, si tagliano le foreste per vendere legno, quell'anno si registrerà un aumento del Pil, ma l'indicatore non dirà nulla sul danno a lungo termine causato dalla distruzione del verde". Un altro esempio della limitatezza del Pil nel leggere la società, arriva dalla Louisiana dove, dopo l'uragano Katrina, l'indicatore segnalava una tendenza all'insù perché anziché i lutti e le distruzioni si limitava a calcolare l'impatto degli 80 miliardi di aiuti pubblici per la ricostruzione. " Per far fronte alle sfide del XXI secolo abbiamo bisogno di politiche più integrate e più trasparenti", ha detto Dimas.
fonte: lanuovaecologia.it
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