Ispezioni della guardia di finanza, dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, dei vigili urbani. Verbali e riunioni in Comune e tutto va avanti come prima. Da un trentennio la Società elettrica ponzese continua a produrre energia a trenta centimetri dalle abitazioni, a pochi metri dagli ombrelloni e dalle barche alla fonda nel porto dell'isola, sopra passanti e veicoli che corrono sul Lungomare Cesarano. Ormai è nera di fumo la perlite candida del promontorio di Giancos.
Già nella seconda metà degli anni Venti, quando la "Società anonima elettrica ponzese" accese il primo motore del gruppo elettrogeno, fu protesta e rivolta. Il Piano regolatore del '77 l'avrebbe voluta sul pianoro di Capo Bianco. E negli anni '50 l'Amministrazione comunale continuava a ripetere che sì, quello era il posto giusto. "Il rumore dei motori si faceva sentire anche dai sordi", ricorda Mazzella, "e le vibrazioni lo accompagnano giorno e notte". Le esalazioni di ossido di carbonio, con il ponente, si respirano dalla strada, dall'arenile, dalle barche. Prima del potenziamento dei motori, quella miscela di suoni e oscillazioni minuscole continue - scriveva nel 1984 un perito incaricato dal Tribunale - erano "equivalenti a 30 motori diesel da 1.300 centimetri cubici, sempre accesi", in uno spazio chiuso alle spalle dalla roccia con a lato una galleria.
Ora, anche i versamenti di gasolio.
fonte: repubblica.it
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