venerdì 11 settembre 2009

Piccole opere strategiche

Il dibattito sulla crisi economica in questi mesi ha fatto emergere la necessità di un nuovo modello di sviluppo che abbia tra i propri capisaldi una svolta decisa verso la sostenibilità ambientale e per una transizione energetica orientata su fonti rinnovabili ed efficienza. Sappiamo che esistono proposte economiche e strategiche alternative a quelle che vengono ritenute normalmente ricette auree, come le teorie indicate spesso da banchieri, manager e uomini di governo che, ad esempio, di recente si sono riuniti nella conferenza economica più mediatica dell’anno svoltasi a Cernobbio. Le proposte alternative non riescono invece facilmente ad uscire dall’anonimato, ma sono spesso costruite in maniera pragmatica e dettagliata. Un esempio sono quelle presentate in un contro-forum, proprio in concomitanza e nei pressi della Conferenza di Cernobbio, organizzato dalla Campagna Sbilanciamoci! In questo caso le azioni indicate per affrontare la crisi economica puntano decisamente su interventi infrastrutturali a basso contenuto di carbonio. Nel complesso la “manovra alternativa” proposta da Sbilanciamoci! prevede un intervento pari a circa 40 miliardi fino al 2011, con un'incidenza sul Pil del 1,6% per il 2010 e dello 0,9% per il 2011.

Da questa strategia cerchiamo di evidenziare gli aspetti in tema energetico-ambientale. Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci, ha spiegato a Qualenergia.it come l’attuale Governo abbia destinato veramente le briciole all’ambiente, in senso lato: “Un esempio è proprio la Legge Finanziaria 2009 che per la tutela dell’ambiente ha destinato una quota dello 0,5% della manovra (pari a 193 milioni di complessivi 33,6 miliardi di euro), che sale a malapena allo 0,6% (242 milioni di euro) se si aggiungono le risorse destinate all’efficienza e al risparmio energetico”.
“Le scelte dell’attuale esecutivo – continua Marcon - sono tutte focalizzate sulle grandi opere a danno di quelle che a prima vista potrebbero sembrare minori, come la messa in sicurezza delle strutture scolastiche, la diffusione dell’energia solare, l’eco-efficienza in edilizia, gli investimenti sul trasporto ferroviario locale e pendolare. Ma questi interventi diventano rilevantissimi per il livello di risorse che potrebbero mettere in gioco, per dare lavoro alle imprese e per l’opportunità occupazionale che offrono, consentendo anche di mettere mano ad un patrimonio di infrastrutture di base che nel nostro paese è molto carente” (vedi documento di Sbilanciamoci! su analisi critica delle scelte e dei provvedimenti del governo).

Un aspetto evidenziato dal documento è la cronica mancanza di programmazione energetica e ambientale dell’Italia. Manca ad esempio un piano energetico nazionale che valuti nel tempo il reale fabbisogno del paese e le misure conseguenti da attivare; una Strategia Energetica Nazionale doveva essere definita entro dicembre 2008, e quando alla fine verrà redatta, semmai lo sarà, probabilmente non farà che fotografare le scelte episodiche fin qui delineate.
Altro settore senza programmi dilungo periodo sono i trasporti. In Italia contribuiscono (stime dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, 2006) per oltre il 28% sul totale netto nazionale delle emissioni complessive di CO2, provenienti dai vari comparti economici. Ma questo dato non ha fatto correggere il tiro, tanto che dal IV° rapporto del Servizio Studi della Camera dei Deputati (luglio 2009) emerge che le strade in esecuzione rappresentano il 51,2% delle opere totali e il 49,2% del valore complessivo del Programma delle infrastrutture, mentre le opere ferroviarie ultimate o in fase di ultimazione rappresentano il 13% delle opere totali e il 24% del valore complessivo del Programma.

Tra le “15 mosse per uscire dalla crisi con un nuovo modello di sviluppo”, questo il titolo del documento presentato al contro-forum di Cernobbio, c’è, tra le politiche da attuare, quella di far partire un piano nazionale di “piccole opere” ambientali e sociali, attraverso una serie di interventi legati ai lavori pubblici nel campo energetico, della mobilità, del riassetto del territorio. Alcuni obiettivi da realizzare entro il 2011: 500 mila impianti fotovoltaici, 500 treni per i pendolari, 20 progetti di mobilità sostenibile nelle grandi città (1000 piste ciclabili, 5mila vetture in car sharing, 2000 nuove vetture per il trasporto pubblico locale), la messa in sicurezza di almeno 9mila scuole italiane che non rispettano le principali norme in materia (legge 626, ecc).

Tra i principi ispiratori di questa azione c’è ovviamente l’idea che una green economy possa rivoluzionare il modo di produrre i beni, di distribuirli e di consumarli e sia capace di cambiare pensando a nuove forme di produzione di beni immateriali e di beni materiali durevoli. Dunque, un sistema economico meno energivoro e legato all'uso di fonti rinnovabili capace di stimolare una mobilità compatibile con la salvaguardia dei territori e delle comunità. Allo stesso tempo un diverso equilibrio tra consumi collettivi e consumi individuali, e tra consumi socialmente ed ecologicamente compatibili e quelli distruttivi per la società e l'ambiente. Significa, in definitiva, favorire i consumi che producono un più alto tasso di benessere sociale e collettivo.

Il contrasto con l’idea di far ripartire il nucleare è lampante. E’ netta la posizione contraria della Campagna Sbilanciamoci! nei confronti del nucleare soprattutto per i costi “non solo economici” che questo impegno comporterebbe. Per costruire un parco di 10 centrali in Italia, per un totale di 10-15mila MW di potenza, spiega il documento, si possono stimare costi reali superiori ai 50 miliardi di euro di investimenti, in gran parte pubblici. La riduzione delle emissioni sarebbe marginale, ma i problemi ambientali, economico-finanziari e tecnici da affrontare sarebbero enormi. Conclusione: l’obiettivo di Enel ed Edison di coprire il 25% del fabbisogno elettrico dell’Italia con il nucleare è del tutto irrealistico.

Come trovare il denaro necessario per questo complessivo impiego alternativo delle risorse pubbliche? Il documento di Sbilanciamoci! ci dice che oltre all’invitabile ricorso all'indebitamento pubblico, al quale hanno fatto ricorso anche altri paesi, ci sarebbero almeno 5 modi: 1) accentuare la lotta all'evasione fiscale e favorire politiche di giustizia fiscale; 2) introdurre una tassa straordinaria e una tantum per i grandi patrimoni; 3) puntare sulla riduzione delle spese militari; 4) rinunciare al programma delle grandi opere; 5) intervenire su quella parte della spesa pubblica che potrebbe essere ridotta.

Marcon ci ricorda l’introduzione del documento di Sbilanciamoci!: “dobbiamo abbandonare le vecchie strade, mettere fine a privilegi e corporativismi, redistribuire la ricchezza (perché questa è la vera condizione per crearne della nuova) e ridurre le diseguaglianze, ridare speranza ad un paese che altrimenti rischia di essere stritolato da una crisi che accentua le debolezze strutturali di un sistema economico e istituzionale da tempo in difficoltà”.

fonte: qualenergia.it

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