martedì 19 maggio 2009

Emissioni Usa, obiettivi annacquati

Gli Stati Uniti ridurranno le emissioni di gas serra, ma con ogni probabilità non quanto servirebbe per rallentare il global warming e molto meno di quello che avrebbe voluto lo stesso Barack Obama. Il Climate Bill, il testo che dovrebbe regolare le emissioni nel paese, minaccia infatti di uscire alquanto annacquato dall’iter legislativo.
Sono passate sei settimane di negoziati interni all’assemblea legislativa americana e oggi il Congresso inizierà a stendere la prima bozza della legge. La sensazione che circola è però quella della disillusione. Se la notizia buona è che i voti per far passare il Climate Bill dovrebbero esserci, quella cattiva è che, con molti degli obiettivi chiave sacrificati al compromesso politico, difficilmente gli Usa arriveranno a riduzioni a paragonabili a quelle europee.

Le modifiche introdotte rispetto alla versione iniziale del Climate Bill, per cercare il consenso sufficiente a far passare la legge, sono diverse. E non siamo che all’inizio del cammino del provvedimento. Prima fra tutte c’è la retromarcia sull’allocazione dei permessi a emettere nell’ambito del sistema di emission trading previsto. Nel programma di Obama tutti i permessi avrebbero dovuto essere messi all’asta, ora invece è praticamente certo che una quota rilevante, forse quasi la metà, sarà assegnata gratuitamente: nella bozza attuale (vedi pdf) si parla del 35% delle quote distribuite gratis ai produttori di elettricità, di un altro 15% assegnato alle industrie energivore, di un ulteriore 3% all’industria dell’auto perché sviluppi modelli più efficienti. Intanto i democratici degli Stati del Texas, Arkansas e Utah starebbero facendo pressioni affinché anche le raffinerie possano contare su permessi gratuiti.

La quota stessa di emissioni che il paese si potrà permettere fino al 2020, inoltre, è stata innalzata rispetto alla versione precedente: si parla ora di 5,9 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente anziché di 5,7. Una differenza che può sembrare piccola ma che va considerata alla luce delle raccomandazioni fatte dalla comunità scientifica: il limite per avere almeno il 50% delle possibilità di evitare gli effetti più importanti del global warming, secondo l’IPCC, è di 1,3 miliardi di tonnellate più basso. La riduzione delle emissioni che gli Usa si propongono con la versione attuale passa dunque dal 20% al 2020 rispetto ai livelli del 2005 al 17%.
Anche l’obiettivo sulle rinnovabili è stato ampiamente ridimensionato: se la versione di partenza richiedeva che i produttori di elettricità avessero l’obbligo di generare almeno il 25% dell’energia dalle rinnovabili, ora questa percentuale è stata ridotta al 15%, che diventa il 12% per certe zone del paese.

Se alcune associazioni ambientaliste, come la League of Conservation Voters o il National Resource Defence Counc mantengono il giudizio sostanzialmente positivo sulla nuova legge, le critiche di altre, come Greenpeace e Friend of the Earth, sono molte dure. “Per evitare gli impatti più pesanti del global warming, la scienza suggerisce che gli Usa e le altre nazioni sviluppate debbano ridurre le emissioni di almeno il 25-40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 e dell’80-95% entro il 2050 – fa notare Phil Radford, direttore esecutivo di Greenpeace Usa – questa legge in pratica pone un obiettivo di riduzione nazionale del 4% rispetto ail livelli del 1990 entro il 2020”. Tra le righe del testo, denuncia inoltre Greenpeace, 10 miliardi di dollari di “finanziamenti nascosti per la falsa promessa della cattura e sequestro della CO2”, soldi a carico dei contribuenti e a danno di soluzioni più efficaci.

D’altra parte, come riporta il Guardian, in questi ultimi 3 mesi le industrie di gas, carbone e petrolio, americane hanno investito ben 45 milioni di dollari nella campagna di relazioni pubbliche per ammorbidire il Climate Bill. Un investimento che sembra aver dato buoni risultati. Ora le conseguenze peggiori della parziale retromarcia americana si vedranno con ogni probabilità sul piano internazionale. Al di là dei proclami di leadership nella lotta al global warming ripetuti da Obama, sarà difficile convincere gli altri paesi ad impegnarsi seriamente nell’ambito del venturo accordo internazionale se la stessa Amerca non riesce a darsi un obiettivo forte e credibile.


fonte: qualenergia.it

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