«Non si fa in tempo ad assuefarsi a un divieto che ne arriva subito un altro», sbuffa lo scrittore Andrea Pinketts che trova da obiettare anche nel merito: «Il tabacco non è forse natura? E poi cosa c’è di più bello di fumarsi un bel sigaro nel parco?».
A Milano, da qui alla data- simbolo del 2015, quella dell’Expo e dei grandi progetti che dovranno trasformarsi in realtà, l’amministrazione vorrebbe piantare un qualcosa come centomila nuovi alberi. «Ma non è solo una questione di numeri — insiste l’assessore —. Bisogna creare dei 'polmoni di salute'. C’è il discorso del fumo, ma non solo. Per esempio, che senso ha avere nei parchi piante che creano allergie? Gli spazi verdi devono essere delle oasi di benessere assoluto per tutti ». Via alla crociata, allora. «In astratto io sarei anche d’accordo », si sbilancia il deejay Linus, uno che i parchi di Milano li conosce bene, visti anche i chilometri macinati ogni volta in vista della prossima maratona: «La proposta mi sembra però tanto tanto velleitaria: chi va a controllare e a metter le multe? ». In una città, poi, che da qualche mese ha adottato un pacchetto d’ordinanze zeppo di divieti e di proibizioni, dalla prostituzione per strada all’accattonaggio, passando per chi si fa le «canne» al parchetto o sulla panchina sotto casa. Novantuno le multe staccate in questi primi sei mesi d’ordinanza solo per i consumatori di cannabis en plen air. Tutte ancora da incassare, visto che nessuno, per ora, si è preoccupato di pagare il dovuto.
Nicola Cerrato è un magistrato che in Procura si occupa (anche) di reati ambientali. «Detta così, mi sembra tutto davvero eccessivo. A meno che non si limiti la sanzione alle aree riservate al gioco per i bambini. Però da cittadino, più che da magistrato, mi viene da invocare il buonsenso. A me, per dire, è capitato di stare seduto su una panchina con uno che s’aspirava il suo bel toscano. Ho preso, mi sono alzato e me ne sono andato ». Insomma: «La mia libertà finisce dove comincia quella dell’altro». In Italia non è la prima volta: a vietare il fumo all’aperto ci hanno già pensato Napoli, Verona, Bolzano e Buccinasco. Una delle zone al mondo dove simili misure sono più diffuse è la California, terra di beat, hippy e politici liberal. Lì più di millecento città hanno già adottato divieti e proibizioni che in un qualche modo limitano o impediscono il fumo all’aperto. Carlo Monguzzi, capogruppo verde in Regione, dovrebbe essere «diviso» a metà: l’ambiente da un parte, l'antiproibizionismo dall’altro. E invece i dubbi sono pochi. «Fumare al parco può essere un piacere nel piacere», suggerisce il consigliere ambientalista. La parola che ricorre più spesso è «ragionevolezza ». Soprattutto, aggiunge, «non è certo con questi divieti che si protegge la natura e chi la ama».
fonte: corriere.it
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