giovedì 21 maggio 2009

A piedi nelle Langhe è il Bosco del silenzio

IL BOSCO del silenzio è pieno di rumori: ci sono tutti, proprio tutti, quelli che non siamo più abituati ad ascoltare, dallo stormir di fronde degli alberi secolari al cinguettio dei fringuelli fino al suono delle campane dei paesi che visti dall'alto di quella collina di Langa sembrano così vicini.

E distano invece, in linea d'aria, qualche chilometro. Mentre ne percorri il sentiero puoi sentire addirittura, in lontananza, il rombo del motore di qualche auto. Una ogni tanto. L'unico suono che non c'è, non è vietato, ma è solo vivamente sconsigliato, è la voce umana. A inventarsi il bosco del silenzio (e del pensiero) è stato Oscar Farinetti, l'imprenditore piemontese noto per aver creato Unieuro e poi Eataly. Quello che aveva convinto anche Tonino Guerra a parlare in pubblico, a dire in tv "L'ottimismo è il sale della vita". In realtà più che inventarselo se lo è trovato pronto quel bosco, quando, qualche mese fa, si è comprato la tenuta di Fontanafredda a Serralunga d'Alba, bassa Langa, una zona dove ancora un secolo e mezzo fa, quando la tenuta fu creata da re Vittorio Emanuele II che la donò alla sua amante più famosa, Rosa Vercellana, la Bela Rosin, le foreste la vincevano ancora sulle vigne.

Poi a poco a poco il successo del Barolo ha cambiato il paesaggio: "Questo bosco, tredici ettari, spiega Farinetti - è l'ultimo vero bosco di bassa Langa, l'unico che si sia salvato dall'invasione della vite. Per questo ho deciso non solo di conservarlo, ma di dargli una destinazione particolare. Di farlo diventare il regno del silenzio e della riflessione". Ha affidato il compito a due persone: un agronomo, Alberto Grasso, per la parte naturalistica, e a un poeta, Pier Mario Giovannone, paroliere del cantautore Gian Maria Testa, per quella letteraria. I due hanno tracciato un sentiero, fatto di dodici tappe. Ognuna è dedicata a un tema: c'è quella del silenzio e quella dell'ascolto, quella della contemplazione e quella della degustazione (niente vino però se non ve lo portate dietro in una borraccia), quella del cammino e quella del naufragio nell'infinito.

Si sale e si scende, su una sorta di sacro monte pagano in cui le tappe della via crucis sono scandite da cartelli che citano brani di autori famosi, in tema con il senso della tappa, da Leopardi a Baudelaire, da Fenoglio a Pavese a Whitman, da Maupassant a padre Turoldo. L'effetto "bacio Perugina", a raccontarla così, sembra scontato. In realtà l'impressione che quelle frasi, ("sì è vero, abbiamo scelto le più note, ma perché non avremmo dovuto farlo?", ammette Giovannone) lasciano, quando le li legge con il fiato rotto, dopo una ripida salita sotto il sole, (o nella neve), è decisamente migliore. Forse anche grazie ai paesaggi mozzafiato.

Ogni fermata mette poi a disposizione del camminatore silenzioso anche un provvidenziale panchina e cartelli che illustrano le piante, gli animali, gli uccelli che si possono incontrare, e ascoltare, durante il percorso. L'invito a camminare in silenzio è alla partenza, proprio davanti a un laghetto con due coppie di cigni (bianchi e neri) che trasporta per un attimo in un giardino zen giapponese.

"È quando ti trovi a star bene con qualcuno anche senza parlare che capisci che quella è la persona giusta - racconta Farinetti - Da piccolo mi piaceva andare agli esercizi spirituali dai preti proprio perché c'era tutto quel silenzio. Ecco, sarebbe bello se questo percorso servisse a recuperare almeno per qualche minuto queste dimensioni". Già: perché, e non poteva essere diversamente viste le capacità di marketing del suo inventore, il sentiero del silenzio lascia comunque al pellegrino laico due possibilità: si può scegliere il percorso breve, venti minuti (senza contare quelli dedicati ad eventuali riflessioni) e con salite alla portata anche dei polmoni di un fumatore incallito. O quello lungo, che di minuti ne richiede almeno 45, pendii mozzafiato e panorami degni dell'Infinito leopardiano. Il tutto gratuito, dalle 8 del mattino a mezzanotte in ogni mese dell'anno.

fonte: repubblica.it

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