mercoledì 13 maggio 2009

Il ritorno dell´economia di mercato sostenibile?

Noi la chiamiamo economia ecologica (definizione certamente non nostra), Timothy Garton Ash “economia di mercato sociale sostenibile”. I due concetti non sono esattamente sovrapponibili, ma si assomigliano molto e per questo cogliamo lo spunto per approfondire questo tema che è il cuore pulsante e la ragione di greenreport.it. Il saggista britannico, collaboratore del Guardian, ha messo sul suo sito on line la sua ultima riflessione sul “cosa vogliamo che venga fuori dalla più grave crisi del capitalismo da settant’anni a questa parte?” che Repubblica oggi impagina in traduzione con posto d’onore addirittura nella prima del quotidiano romano.

Ash è tra quelli che ha capito, e lo scrive, che «il capitalismo non finirà nel 2009, come il comunismo non è finito nel 1989». E dunque anche le trasformazioni auspicabili e necessarie per riorientare l’economia verso una maggiore sostenibilità ambientale e sociale oggi come oggi sono da trovare gioco-forza internamente al capitalismo, possibilmente con un nuovo paradigma che, secondo noi, è quello che Obama sta praticando negli Usa.

Sostiene Ash che «Il capitalismo ha ben più varianti nel mondo di oggi di quante mai ne abbia avute il comunismo, e questa varietà è una delle sue forze (…). Così certe versioni del capitalismo resisteranno alla tempesta, altre ne usciranno a pezzi o quanto meno trasformate in maniera assai sostanziale».

Come si trasformeranno? L’autore ha una sua idea di cui chiede ai lettori un’opinione: «Che ne direste di una versione modernizzata, riformata, della "economia di mercato sociale", espressione coniata in Germania nel dopoguerra? Pur restando assolutamente un´economia di libero mercato, questo modello richiede da parte dello stato la creazione di un forte quadro giuridico e normativo per l´impresa privata, per il coinvolgimento dei portatori di interesse nonché degli azionisti, il tentativo di equilibrare riflessioni a lungo e breve termine in seno al processo decisionale economico, l´impegno nazionale a garantire un minimo sociale a tutti i cittadini e un forte ethos morale tra chi è coinvolto in attività finanziarie. A tutto ciò vanno associate le istanze di sostenibilità ambientale, a fronte del cambiamento climatico, e sostenibilità etica a fronte della povertà globale, tipiche del ventunesimo secolo. Impresa ardua, senza dubbio».

L’impresa è ardua per due motivi essenziali. Il primo è che senza una governace mondiale che sposi questo modello, l’unico scenario possibile (e peraltro ottimistico) è che gli Usa restino il paese più avanzato e quindi ancora una volta in posizione egemonica rispetto agli altri anche se orientato (speriamo) alla sostenibilità ambientale e sociale.

Tanto per intendersi l’Europa in questo quadro, tranne forse Sarkozy e solo in parte, non ha una posizione decisa e l’Italia è quasi all’apogeo. Il secondo punto è che bisogna capirsi su cosa Ash intenda per “associate” riguardo alle istanze di sostenibilità ambientale. Nell’ottica dell’economia ecologica è l’ecosistema che sta sopra e l’economia che sta sotto e quindi la sostenibilità deve essere al centro, non ‘associata’.

L’autore sembra comunque alludere a questa idea nelle conclusioni: «Ci ritroviamo di fronte non solo a un enigma che riguarda i sistemi ma anche a una sfida che coinvolge personalmente ciascuno di noi. Si tratta di trovare un nuovo equilibrio nella nostra doppia vita di produttori e consumatori, contribuendo al contempo in maniera consapevole ad un più ampio insieme di nuovi equilibri internazionali tra economia e ambiente, tra il risparmio esagerato dell´est e la spesa esagerata dell´ovest, la ricchezza del nord e la povertà del sud. L´economia di mercato sociale sostenibile nella mia accezione è anche questo».

Dunque se è questa, è una visione che condividiamo, da opporre fermamente a quella che invece sembra l’idea dominante, ovvero quella di rimettere in piedi l’economia per farla ripartire esattamente come prima, andando persino ad offuscare l’immagine di Obama, come ha fatto il Sole24Ore di oggi ripubblicando un pezzo del Finacial times di Martin Wolf che – pur con argomentazioni puramente finanziarie – parla del presidente Usa come di un conservatore e di un moderno Gattopardo… Da sottolineare infine come queste "novità" di oggi, intese come analisi del capitalismo, ricordino da vicino l´austerità berlingueriana ed elaborazioni che la sinistra italiana aveva fatto forse per prima per poi dimenticarle e rinnegarle. Un´analisi della crisi del capitalismo forse datata, da rivedere, che però almeno indicava una via diversa. Ma questa, almeno per ora, è purtroppo un’altra storia…

fonte: greenreport.it

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