“Siamo in procinto di preparare la nostra proposta di Copenaghen. Prevedo che entro il 2020 saremo in grado di ridurre la deforestazione dell’ 80 per cento, in altre parole si emetteranno circa 4,8 miliardi di tonnellate in meno di anidride carbonica “, ha annunciato il Presidente dello Stato brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, in occasione di un intervista radiofonica.
Gli obiettivi a cui Lula ambisce sono gli stessi che verranno presentati a dicembre in occasione dell’atteso evento di Copenaghen, trampolino per il lancio o la caduta libera, a seconda degli esiti, delle trattative sui cambiamenti climatici.
Il fenomeno dell’agricoltura intensiva, che sta devastando intere zone dei paesi in via di sviluppo continua a sottrarre ettari ed ettari di territorio per una percentuale approssimativa, e affatto rassicurante, del 90%.
Lo stesso Lula ha difatti sottolineato l’urgenza di un intervento repentino da parte delle organizzazioni, specie quelle occidentali, non solo per limitare le proprie emissioni, lait motiv oramai assodato, ma anche “ tracciare una linea tra i paesi ricchi, che hanno avuto una politica industriale in atto da più di 150 anni, e quelli poveri, che solo ora stanno cominciando a svilupparsi. Per quanto riguarda il riscaldamento globale, la responsabilità dei paesi ricchi è molto maggiore di quella dei paesi emergenti”.
Se solo si pensa che ogni anno in Brasile 20 mila chilometri quadrati di foresta Amazzonica vengono utilizzati per le coltivazioni dei campi di soia e per l’allevamento di stampo industriale, risulta ovvio, quanto allarmante, che le necessità avanzate dal Presidente brasiliano, debbano essere effettivamente ascoltate e prese in seria considerazione, da tutti i potenti delle Nazioni industrializzate.
fonte: rinnovabili.it
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giovedì 15 ottobre 2009
Amazzonia: stop all'80% delle azioni di deforestazione
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