I SOLDI - «Dei 27,6 miliardi che il Cipe ha approvato, solo 2,8 miliardi sono della legge Obiettivo, soldi dello Stato», ha detto il ministro spiegando a Sky come verrà finanziato il ponte. Altri 7,3 miliardi, continua, «vengono da fondi Fas europei per realizzare infrastrutture, nel Meridione per un 85% e un 15% nel Centro Nord, e oltre 8 miliardi vengono da project financing», ossia «dai privati». Questi ultimi, sottolinea Matteoli, «hanno partecipato attraverso un tavolo in cui abbiamo raggiunto questa cifra».
L'ALLUVIONE - Matteoli ha poi fatto riferimento alle recenti polemiche sulle risorse dopo l’alluvione che ha colpito la provincia di Messina. «Si può essere favorevoli o contrari - ha affermato il ministro - ma sostenere che soldi vanno spesi per mettere in sicurezza le coste di Sicilia e Calabria è una sciocchezza madornale. Non è che il ministero o il governo ha oltre 5 miliardi per costruire Ponte che invece verrà costruito attraverso il project financing. Se non si fa il Ponte questi soldi non ci sono. Il Ponte a caduta riuscirà a migliorare le infrastrutture in Sicilia e Calabria». Ieri il presidente della società Stretto di Messina e commissario per la realizzazione dell’opera, Pietro Ciucci, aveva detto che il cantiere principale si aprirà entro il 2010 e che entro fine 2009 con lo spostamento della linea ferroviaria che passa per villa San partiranno i lavori propedeutici.
LA MAFIA - Rispondendo a chi solleva il problema della presenza della criminalità organizzata nell'area dove si vuol realizzare l'opera il ministro ha sottolineato che «il governo non può fermarsi per la criminalità organizzata, perché questo significherebbe arrendersi». «In questi mesi di governo- aggiunge Matteoli- il ministro Maroni è stato più volte in Calabria per dare il proprio contributo per lo svolgimento dei lavori».
FRANCESCHINI, NON PARTIRE DA OPERE FARAONICHE - «È incomprensibile partire da un'opera faraonica, mentre le persone, le imprese, le città, i centri storici, le periferie hanno decine di problemi». Così il segretario del Pd Dario Franceschini ha commentato l'annuncio del ministro Matteoli: «Io trovo che dopo la tragedia di Messina, dopo aver visto lo stato drammatico di sicurezza del territorio in cui versano molte città italiane e molte città del sud è incomprensibile partire da un'opera faraonica». «Da tempo», ha ricordato, «noi proponiamo un piano di straordinaria manutenzione per tutti gli edifici pubblici, per esempio, le scuole italiane che cadono a pezzi. Basterebbe allentare il patto di stabilità dei comuni per tutti i tipi di intervento che riguardano l'efficienza energetica e si farebbe così concretamente ripartire l'edilizia».
LEGAMBIENTE - «Sulla prossima realizzazione del Ponte sullo Stretto, quello che il Governo continua a sostenere è uno spettacolare teatrino". Legambiente interviene a commento delle parole di Matteoli: «A dicembre non verrà inaugurato il cantiere del Ponte sullo Stretto, anche perché non esiste ancora né un progetto definitivo né un piano finanziario al riguardo. Il presidente del Consiglio Berlusconi potrà sì mettere la prima pietra ma solo di una linea ferroviaria progettata e pagata (30 milioni di euro) dalle Ferrovie dello Stato in località Cannitello. È questa l'unica certezza, insieme al fatto che sono stati immobilizzati dal Cipe 1,3 miliardi per il progetto del Ponte quando interventi ben più urgenti in quella parte d’Italia sono rinviati. A partire dalla messa in sicurezza del territorio fino al raddoppio della linea ferroviaria Palermo-Messina». «Sarebbe urgente chiarire - continua Legambiente - da dove si pensa di poter recuperare la cifra mancante per la realizzazione della mega opera e smetterla con gli annunci. Nello specifico chiarire da dove si prenderanno i fondi che mancano all’appello per far partire l’opera: 1,5 miliardi di fondi pubblici e soprattutto 3,5 miliardi di fondi privati di cui oramai non si sente neanche più parlare visto anche il periodo di recessione internazionale e le difficoltà delle banche». Legambiente lancia un allarme, il Governo in queste settimane attraverso il Commissario Ciucci si è occupato di firmare gli accordi con il General Contractor: «non vorremmo che ci si trovasse, tra qualche tempo, con delle clausole nel contratto tali per cui tornare indietro diventerà di fatto impossibile anche nel caso di assenza di risorse private».
fonte: corriere.it
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