La vite, una delle colture più nobili presenti nel panorama nazionale, dimostra una buona vocazione sul fronte della sostenibilità, essendosi da qualche tempo affermata anche per la produzione di energia termica.
A tal fine, infatti, è possibile utilizzare i sottoprodotti della vite, per esempio le vinacce o i sarmenti, che grazie alle nuove normative, possono rappresentare un’importante opportunità per le aziende vitivinicole, evitando una più laboriosa eliminazione e destinandoli ad un uso alternativo.
I residui della vite sono costituiti dalla cosiddetta legna dendrometrica (disponibile ogni 25 anni, alla conclusione di un ciclo produttivo) e dai residui di potatura.
La legna viene per la quasi totalità utilizzata per la produzione di energia, a differenza degli scarti di potatura che vengono interrati per la concimazione del terreno.
A tale proposito sono stati sviluppati progetti per l’utilizzo ai fini energetici degli scarti della potatura della vite.
Uno tra questi vede capofila il CERB (centro europeo di ricerca sulle biomassa) con sede a Perugia e dipendente dall’Università degli studi di Perugia, che ha promosso in collaborazione con il Ministero delle politiche agricole e forestali (cofinanziatore del progetto), il Progetto biomasse: “energia rinnovabile per le aziende agricole derivante dagli scarti di potatura dei vigneti”.
Grazie a tale progetto è possibile creare delle vere e proprie di filiere corte anche nel settore delle biomasse agricole, con l’intento di reperire localmente gli scarti di potatura convertendoli in energia in piccoli impianti.
Esempio di ricorso a tale sistema viene proprio dall’Umbria e più propriamente dal territorio di Torgiano (comune 5600 abitanti a 15 km dal capoluogo regionale), con le cantine Lungarotti, che utilizzano ormai da circa un anno un impianto progettato dal CERB di Perugia.
L’impianto, una volta a regime, permetterà di coprire i consumi termici aziendali fornendo il 40% dell’elettricità di cui abbisogna l’azienda.
Naturalmente ciò è reso possibile dalla presenza di oltre 250 ha di vigneti che forniscono residui in quantità notevole.
Dopo la potatura i residui vengono raccolti meccanicamente, stoccati all’ aperto fino all’essiccazione, sminuzzati e bruciati in una caldaia da 400 Kw di potenza.
I Lungarotti sono riusciti a raccogliere fino ad 1,25 Ton/ha di biomassa, con una percentuale non molto elevata di umidità (intorno al 40%), permettendo una disponibilità annua di circa 200 ton in biomassa a scopo esclusivamente energetico.
La biomassa ottenuta permette la produzione di 720 MWh/anno di energia che consentono di avere acqua a diverse temperature per le esigenze delle singole fasi produttive: acqua calda a 80°C per il riscaldamento nei mesi invernali, a 95 °C e vapore per la sterilizzazione delle bottiglie, a 7 °C per il condizionamento estivo, e a – 10 °C per il condizionamento delle vasche di fermentazione, nonchè soddisfare il 30% dei consumi elettrici delle macchine frigorifere.
Naturalmente gli intendimenti aziendali non si fermano qui, ma sono volti a rendere il totale fabbisogno energetico della cantina indipendente, consentendo il raggiungimento di emissioni zero in fatto di CO2 .
Il ricorso alle biomasse si sta velocemente sviluppando nel nostro paese in quanto permette, a costi limitati, di ottenere un reddito o comunque un risparmio energetico notevole ricorrendo a risorse di cui si può disporre con facilità.
Fondamentale resta il fatto che è indispensabile la creazione di filiere corte legno-energia nelle quali l’utilizzo degli scarti di potatura, in questo caso della vite, rappresentano parte integrante.
fonte: rinnovabili.it
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martedì 13 ottobre 2009
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