PRIME RICERCHE - «Naturalmente - precisa il ministro - questi primi esiti delle ricerche non escludono la possibilità che i fusti contenuti nel relitto possano contenere rifiuti pericolosi o radioattivi e per questo il programma di indagini della «Mare Oceano» proseguirà col prelievo di sedimenti dai fondali, di carotaggi in profondità e col prelievo di campioni dai fusti». «L'accertamento che il relitto in fondo al mare non sia il Cunski e il mancato rilevamento di radioattività fino a 300 metri, che, ribadisco, non esclude la possibilità che si tratti in ogni caso di una "nave dei veleni" - prosegue il ministro - deve indurre alla prudenza ed alla responsabilità quanti fino ad ora hanno procurato, senza avere riscontri attendibili, paura e allarme sociale, con gravissime ripercussioni economiche per la Calabria. L'impegno del governo nella lotta alle ecomafie continua affinchè sia fatta piena luce sui misteri delle navi a perdere, venga appurata la verità e ogni eventuale responsabilità».
DIVERSA MORFOLOGIA - La morfologia del relitto, rileva quindi il ministro dell'Ambiente risulta diversa da quella della Cunski. «In particolare è stato rilevato che il cassero della nave affondata si trova nella zona centrale mentre quello della Cunski era a poppa», ha riferito il ministro. «Tutte queste operazioni - sottolinea la Prestigiacomo - continueranno in coordinamento con la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e il Reparto Ambientale Marino della Guardia Costiera a disposizione di questo ministero al comando del Capitano di Vascello Federico Crescenzi al quale rivolgo uno speciale plauso».
fonte: corriere.it
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