giovedì 27 novembre 2008

Argentina, veto della Fernandez sulla legge salva-ghiacciai

Era stata approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento, ma non è bastato. L'importante e innovativa legge argentina sulla protezione dei ghiacciai nazionali è andata a sbattere contro la decisione del presidente Cristina Fernàndez di porre il veto. La norma era stata pensata soprattutto per sancire il valore e la tutela delle riserve idriche del Paese, ma per ottenere questo risultato rischiava di intralciare il grande business delle estrazioni di metalli preziosi.

La decisione di porre il veto è stata presa infatti su richiesta dal Segretario alle miniere con la motivazione che le limitazioni previste nella legge "sono eccessive" e danno "la precedenza agli aspetti ecologici piuttosto che ad attività che possono comunque essere portate avanti nel rispetto dell'ambiente".

"I governatori delle province interessate - ha precisato la presidente - hanno espresso la loro preoccupazione sulla norma in quanto avrebbe avuto ripercussioni economiche negative su sviluppo e investimenti nelle loro zone". La legge avrebbe bloccato in particolare i progetti di estrazione ventennale di oro, argento e rame nella provincia di San Juan, al confine con quella cilena di Atacama, messi in cantiere dal colosso minerario canadese Barrick Gold.

La legge, chiamata del "budget minimo per la protezione dei ghiacciai e dell'ambiente periglaciale", era stata approvata lo scorso ottobre con grande soddisfazione dei numerosi movimenti che si oppongono a questi invasivi progetti estrattivi e dallo Ianigla, l'istituto argentino per la nivologia, la glaciologia e le scienze ambientali. "E' difficile capire cosa sia accaduto - ha commentato Ricardo Villalba, il direttore del centro di ricerca - la comunità scientifica non vuole frenare lo sviluppo economico ma preservare le riserve idriche in regioni dove si fa affidamento su queste risorse per il consumo e gli usi agricoli".

La legge aveva tra l'altro il merito di definire in maniera chiara cosa bisogna intendere per ghiacciaio, vietando nei paraggi qualsiasi attività di scavo minerario e sondaggio petrolifero, oltre alla costruzione di edifici o infrastrutture. Ma oltre a proteggere le riserve idriche della regione da possibili contaminazioni, lo stop allo sfruttamento minerario secondo gli ambientalisti argentini aveva il pregio di bloccare attività potenzialmente dannose per il riscaldamento globale.

"Lo sfruttamento minerario - ha ricordato Norberto Ovando, il vicepresidente degli Amici dei parchi nazionali argentini - contribuisce a disperdere nell'ambiente sostanze che accelerano lo scioglimento dei ghiacciai. Per noi l'acqua ha più valore dell'oro e non ha sostituti". Contro l'iniziativa del presidente Fernàndez si è pronunciato anche l'autorevole quotidiano argentino La Nacion definendola in un editoriale un "veto sospechoso".

fonte: repubblica.it

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