Negli ultimi anni i biocarburanti hanno conquistato l'attenzione pubblica e dei mass-media dapprima dal lato dei benefici (minore impatto ambientale, diversificazione energetica...) e successivamente per le eventuali conseguenze sui prezzi agro-alimentari. Dal dibattito è emersa l'esigenza di sviluppare biocarburanti di seconda generazione in grado di non incidere sul settore dei beni agricoli destinato al consumo alimentare. Su questa strada si collocano anche le agroenergie e in particolar modo il bio-gas e il bio-metano. Su quest'ultimo fronte la Commissione Agricoltura della Camera, la risoluzione della XIII Commissione UE del 10/1/2007 (fonte Ansa 27/11/2008) in base alla quale il bio-metano viene ammesso ufficialmente tra le energie rinnovabili per raggiungere l'obiettivo del 20% di consumo da fonti rinnovabili entro il 2020. Il bio-metano può essere utilizzato come carburante per automobili trasformate a gas oppure immesso nella rete distributiva per usi civili e industriali. Essendo prodotto dagli scarti delle materie organiche di origine agricola non intacca la struttura agroalimentare e i prezzi al consumo. Inoltre, da molti esperti viene considerato come un carburante di passaggio sulla strada dell'idrogeno. Oltre a costituire una via conveniente per ridurre la dipendenza dalle fonti d'energia tradizionali il bio-gas vanta anche un minore impatto ambientale. L'Italia beneficia di una rete distributiva del gas capillare su tutto il territorio nazionale ma una scarsa produzione di bio-metano. A questo handicap dovrebbe provvedere il lavoro della Commissione nei prossimi anni mediante interventi a sostegno delle agroenergie.
fonte: ecoage.it
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venerdì 28 novembre 2008
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