Il 2008 è stato un anno complesso per i grandi mammiferi alpini. Soprattutto è stato l'anno dell'orso, con nuovi nati ma anche dolorosi abbattimenti. In espansione il lupo, buone notizie anche per la lontra
Tutte le categorie coinvolte nella loro gestione devono assumersi la responsabilità di perseguire questi obiettivi. Queste le indicazioni del WWF a chiusura del 2008, anno che è stato complesso per i grandi mammiferi alpini.
2008 è stato l’anno dell’orso
Nella gestione di questo animale simbolo delle Alpi è accaduto di tutto: nuovi piccoli nati, abbattimenti di presunti orsi problematici, tentativi di cattura malriusciti, danni alle attività umane, entusiasmo degli operatori turistici, convegni, firma di protocolli, contrasti ma anche accordi tra associazioni ambientaliste e istituzioni. La popolazione alpina di orso, derivante dal progetto di ripopolamento della Provincia di Trento non sta benissimo. E’ vero che nuovi piccoli nascono (almeno 8 quest’anno in Trentino), ma è altrettanto vero che solo due maschi sembrano al momento in grado di riprodursi sulle Alpi centrali, dove si contano 20-23 orsi. Sono invece le femmine che mancano su larga scala, andando verso est, e occorre spingersi in piena Slovenia, oltre l’autostrada Trieste-Lubiana, per trovarne. La situazione genetica della popolazione italiana è dunque critica e si aggiunge alle grandi difficoltà della popolazione austriaca (3-4 individui), svizzera (1) e anche della Slovenia, dove la situazione demografica non è più rosea come qualche anno fa. Questo nonostante tra gli abitanti delle Alpi sia forte la percezione di una popolazione in aumento, dovuta al fatto che l’orso sta frequentando aree da cui era assente da secoli: Lombardia e Veneto occidentale soprattutto.
La maggior parte degli orsi sono schivi e riservati. Pochi orsi producono la maggior parte dei danni. Non si tratta di cifre alte in assoluto, ma sufficienti a creare disagio, anche perché solo recentemente le istituzioni si stanno adeguando alle necessità di risarcimento dei danni provocati. E soprattutto perché le popolazioni alpine hanno scordato, in breve tempo, le più elementari precauzioni contro i danni da predatori: ricovero notturno delle greggi, utilizzo di recinzioni, di personale di sorveglianza, di cani da guardia. Piccoli greggi incustoditi e gestiti per lo più in modo amatoriale costituiscono un comodo “supermercato” all’aperto per l’orso. Per ridurre l’incidenza dei danni il WWF e le Province alpine lombarde, hanno sottoscritto un accordo, anche grazie a un finanziamento del Ministero dell’Ambiente, per la fornitura gratuita ad allevatori e apicoltori di recinzioni elettrificate, in casi di urgente necessità. Un primo recinto è già stato installato in Valtellina in ottobre, sul modello di quanto la Provincia autonoma di Trento fa ormai da anni. Come WWF abbiamo poi curato a maggio la gestione di un convegno internazionale in Alto Adige dedicato proprio alla convivenza Uomo-Orso e alcuni corsi di formazione per il personale delle province coinvolte nella gestione della specie.
A giudizio del WWF nel 2008 orsi davvero problematici non ve ne sono stati e abbiamo quindi criticato fortemente la decisione del governo svizzero di provvedere all’abbattimento dell’orso JJ3, convinti che non si sia fatto tutto il necessario per evitarlo. Sul territorio italiano, l’orso più irrequieto è invece JJ5, che da quest’anno ha iniziato a produrre danni significativi in provincia di Bergamo, Brescia e Sondrio a causa dell’allevamento in quelle zone caratterizzato da un pascolo brado, senza attività di custodia e prevenzione. Tra i problemi, infine, occorre ricordare che nel 2008 è continuata la diminuzione di orsi che dalla Slovenia hanno fatto la loro comparsa in Friuli. Questo è in relazione con preoccupanti problemi di gestione venatoria della popolazione di orsi slovena, che speriamo possano migliorare nel prossimo futuro. Per affrontare tutto questo molte regioni alpine hanno finalmente sottoscritto nel 2008 il Protocollo Pacobace predisposto dal Ministero dell’Ambiente, un importante strumento finalizzato a razionalizzare gli interventi di informazioni, comunicazione, prevenzione, ricerca e gestione dell’orso sulle Alpi centro orientali.
Anche il Lupo ha fatto parlare di sé
Soprattutto per quanto accaduto in Valle d’Aosta dove si è insediato un gruppetto di lupi, responsabile di alcuni danni ad allevamenti. E’ importante che Regioni e Province italiane non siano impreparate rispetto alla lenta, naturale ma inesorabile avanzata verso nord e verso est della specie, provvedendo a lavorare soprattutto sul piano della sensibilizzazione e della messa a punto degli strumenti di prevenzione e rimborsi danni. La specie è forse quella più difficile nella gestione dei rapporti con gli allevatori, come testimonia la difficile convivenza sulle Alpi francesi e, soprattutto, in Svizzera.
Il terzo grande predatore alpino, la Lince, è storicamente un “fantasma” sulle Alpi italiane
E’ presente con pochi individui ma non si fa vedere, essendo anche responsabile di pochissimi danni ad attività economiche umane. Gli italiani si sono accorti della sua presenza solo grazie al radio collare di cui era fornita una lince apparsa quest’anno nell’area del Parco dello Stelvio proveniente dalla vicina Svizzera, dove esiste una piccola popolazione ormai stanziale.
Infine, vale la pena di citare l’ottima e recente notizia riguardante il ritorno della Lontra.
Dopo molti anni di assenza dall’arco alpino italiano, una piccola popolazione di questa specie è stata osservata in Alto Adige, segno di una ripresa della specie soprattutto nella vicina Austria.
fonte: wwf.it
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