Allarme delle associazioni. E c'è chi licenzia. Save the children: diminuito il valore medio delle offerte. I City Angels pronti a chiudere una sede aperta l'anno scorso
MILANO — «Cari signori di Soleterre, volevo pregarvi di anticipare per me la quota in aiuto dei bambini». Soleterre è una onlus che promuove, tra l'altro, adozioni a distanza. La lettera è arrivata in sede tre giorni fa. L'ha scritta una signora che sostiene due piccoli orfanelli in Salvador, che s'è trovata con il marito messo in mobilità e che deve tagliare le spese. A cominciare dal volontariato. Non è l'unica. A Milano, il terzo settore fa i conti (in rosso) con la crisi. Dicono le associazioni: «Meno 20-30% di donazioni».
Obietteranno gli scettici e i critici: è un lamento per commuovere e guadagnar di più. Sbagliato. Stavolta si rischiano licenziamenti (nella storica Opera Cardinal Ferrari, baluardo per i poveri) e si rischia di dover stilare una sorta di scaletta delle priorità. Per dire, la Croce Rossa di Milano annuncia il taglio delle missioni all'estero: «Quel che andava in Africa, rimane qui». Ma poi, non è solo Milano. È l'Italia. Il direttore generale del Wwf Michele Candotti: «Per il 2009 abbiamo rivisto al ribasso il bilancio. Dovremo vivere con un quarto in meno dei soliti fondi annuali». Daniela Fatarella, direttore marketing di Save the children: «È diminuito il valore medio delle offerte individuali. Comunque, piano: i bilanci si faranno dopo Natale e soprattutto in primavera». Certo. Il problema è vedere come si arriverà, a primavera. Col fiatone, fiatone da bancarotta? Nessuno risponde. Damiano Rizzi, che di Soleterre è presidente, piuttosto fa una proposta: «Perché non ci tolgono l'Iva? Faremmo meno fatica, a sopravvivere». Tommy Simmons, numero uno di Amref Italia, lui dice che i problemi non sono cominciati l'altro ieri («Già da ottobre ribasso delle donazioni del 20%, e non siamo gli unici») e che dunque bisognava muoversi in anticipo da un pezzo.
Ecco. Muoversi. Muoversi come? Mario Furlan, inventore dei City Angels: «Regalate cibo, sacchi a pelo, coperte». Di questi tempi, un anno fa Furlan inaugurava Casa Esterle, rifugio per i disperati. Era arrivato pure il sindaco Letizia Moratti, c'era stata una gran cerimonia. Oggi, Casa Esterle è sul punto di chiudere. «Mancano fondi». In una recente ricerca, si legge che «a causa della crisi» il 30% di chi dona saltuariamente non sa «se potrà continuare a farlo». Motivo? «Insufficiente disponibilità di denaro». Progressivo impoverimento. E difatti, alla fine, il nodo — la paura — è: calano quelli che aiutano e crescono quelli da aiutare. Sentite come finiva quella lettera della signora: «Siamo sempre stati puntuali in ogni pagamento. Questo Natale di più non possiamo fare. Sono proprio dispiaciuta». Per loro, e per se stessa.
fonte: corriere.it
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