giovedì 18 dicembre 2008

Torino, arriva l'eco-stadio

Si prende uno stadio vecchio, lo si demolisce, si recupera il calcestruzzo, lo si tritura trasformandolo in una specie di ghiaia e si usa questa ghiaia come fondamenta per un nuovo stadio. Risparmio complessivo: 500 mila euro, cioè 20 euro al metro cubo. Non sarà una cifra gigantesca, però è un metodo e uno stile: non sprecare, riciclare, verbi da coniugare davvero all'infinito.

Nasce così il primo stadio eco-compatibile al mondo. L'idea è della Juventus, che sta buttando giù il "Delle Alpi" per dotarsi di un impianto non enorme (40.200 posti), privato (come i soldi per costruirlo), pronto fra tre anni e rispettoso il più possibile dell'ambiente. "Il principio è quello della raccolta differenziata" spiega uno dei progettisti, Francesco Ossola. "Neanche un grammo del vecchio materiale viene gettato via". I gradoni in cemento armato, ormai ridotti in poltiglia dalle ruspe (lo spettacolo è francamente apocalittico), saranno frantumati e usati per i nuovi basamenti, nel medesimo luogo dove sorgevano i primi: 50 mila tonnellate di roba, mica uno scherzo. "E non sprecheremo neppure il materiale delle coperture, anche se non verrà riutilizzato qui ma altrove, dopo la fusione".

Ogni pezzo di alluminio (300 tonnellate), acciaio (6 mila tonnellate) e rame (100 preziosissime tonnellate, visto che va letteralmente a ruba) sarà adagiato sull'ex campo di Zidane e Del Piero, e dopo una cernita lo invieranno in fonderia per il riciclaggio. "Avremo una minore movimentazione di mezzi - dice Ossola - e si eviterà di depauperare le cave, oltre a risparmiare tempo e denaro. Per un impianto sportivo non è mai accaduto".

Stadio "riciclato", stadio ecologico. Stadio, anche, fatto di plastica, legno e ceramica: "Tutti materiali che costano molto meno del vetro, e soprattutto hanno un basso contenuto energetico, cioè derivano da processi produttivi che richiedono un minor utilizzo di petrolio".

L'effetto sarà quello di una copertura traslucida ad ala di aeroplano, con un chiaroscuro che - nelle parole del progettista - "farà vibrare la struttura tra luci e ombre. Il rapporto costi-benefici anche ambientali sarà molto vantaggioso: per fare un esempio, uno stadio simile al nostro per concezione urbana come quello di Gelsenkirchen, inserito all'interno di un'area commerciale e utilizzabile sette giorni su sette, è costato 340 milioni di euro: il triplo, rispetto a Torino".

Altra caratteristica specifica dell'"ecostadio" sarà l'assenza di scale, gradini e corridoi per raggiungere i vari settori. "Vogliamo garantire sicurezza e trasmettere tranquillità" dice Hernando Suarez, architetto colombiano, tra i progettisti del nuovo impianto. "Non esistono barriere architettoniche e i percorsi sono facili: non solo per i portatori di handicap, anche per gli anziani e i bambini, per le famiglie che vogliamo riportare allo stadio. Immaginate una grande piazza, balconate e ballatoi e nessuno spazio chiuso, niente trappole. In caso di emergenza, si svuoterà in meno di quattro minuti".

Visto da lontano, apparirà come una nube di luce argentata. E nella trasparenza dello stadio c'è anche un po' della sua filosofia ambientalista. Lo spiega l'architetto Gino Zavanella, altra matita del nuovo impianto: "Vogliamo comunicare la non violenza dello sport, cerchiamo un luogo rasserenante, una moderna agorà. Non ci interessa solo la partita, ma la vivibilità di questo luogo durante l'intera settimana".

L'architetto Zavanella, buddista, sostiene che uno stadio debba trasmettere non soltanto messaggi materiali: "Un mio amico monaco, Massimo Storti, assai vicino al Dalai Lama ha visto il progetto e mi ha detto che una certa spiritualità traspare. Io lo penso davvero: lo stadio deve tornare un luogo dove le persone stiano insieme tranquille, non il teatro dei violenti".

Nell'attesa che ruspe, giochi di luce e riciclaggio di calcestruzzo facciano il loro corso, il nuovo stadio ha già vinto un premio: gliel'ha assegnato la Fiaba, cioè la Fondazione italiana per l'abbattimento delle barriere architettoniche. Merito di passerelle, scivoli, e neanche un gradino.

fonte: repubblica.it

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