La notizia era nell'aria da tempo. Ma solo oggi i 12 Paesi dell'Opec hanno deciso di tagliare nettamente la produzione di petrolio con la speranza di far risalire il prezzo. Il taglio è il più drastico mai realizzato: 2,2 milioni di barili giornalieri in meno a partire dall'1 gennaio, pari a circa il 7% della produzione del cartello, che a oggi ammonta a 27,3 milioni di barili. Con questo taglio, l'Opec ha ridotto la produzione di 4,2 milioni di barili dallo scorso settembre.
Freddissima la reazione dei mercati, che, nonostante il maxi-taglio, stanno registrando un deciso ribasso del prezzo del greggio. Il Wti con consegna a gennaio scambia ora a 40,77 dollari al barile, in calo del 6,49% dopo aver toccato un minimo a 402 dollari sui minimi da 4 anni. Il Brent con consegna a febbraio perde l'1,63% a 45,89 dollari. Pesano la notizia sull'aumento delle scorte di greggio negli Stati Uniti, aumentate di 500.000 barili, e la confusione generata attorno all'entità della riduzione della produzione: si era parlato di 4,2 milioni in un primo momento, ma in realtà sono 2,2 milioni considerando il taglio già effettuato a ottobre. Il calo si spiega anche con ragioni di ordine tecnico legate agli appuntamenti di fine anno.
Dopo l'aumento delle scorte di greggio statunitensi, annunciato dal dipartimento dell'energia Usa, sul mercato delle materie prime di New York, il Nymex, i futures sul greggio in prima scadenza, risultano in calo di 65 centesimi rispetto alla chiusura di ieri.
Nella riunione di oggi l'Organizzazione dei Paesi produttori di petrolio ha anche chiesto agli altri Stati che non aderiscono al cartello di contribuire con un taglio di 600 mila barili. All'appello ha risposto al momento solo l'Azerbaijan, che si è impegnato a tagliare l'output giornaliero da 300mila a 540mila barili al giorno, mentre la Russia ha annunciato che, dopo il taglio di 350 mila barili deciso a novembre, potrebbe ridurre l'export fino a 320 mila barili, se i prezzi resteranno agli attuali livelli.
Mosca, inoltre, che ha partecipato al vertice in qualità di osservatore, sta valutando l'ipotesi di una futura adesione all'organizzazione. "Le forme di cooperazione - ha spiegato il vice premier russo Igor Sechin - potrebbero essere diverse, dallo status di osservatore al diventare membro a tutti gli effetti, così come a un lavoro congiunto sui cambi, alla creazione di nuovi indici o alla creazione di una banca del petrolio, che dovrebbe assicurare l'affidabilità dei pagamenti".
Già a ottobre per frenare la discesa del prezzo del greggio, l'Opec aveva deciso una riduzione di 1,5 milioni di barili, che però è servita a ben poco. Secondo alcuni analisti, il taglio voluto dall'Opec otterrà i suoi effetti solo se l'organizzazione sarà in grado di dimostrarsi credibile nella sua nuova riduzione dell'offerta, al fine di ottenere concreti effetti sui prezzi. Mentre secondo altri il prezzo del barile continuerà a calare e nel 2009 potrebbe anche finire a 30 dollari.
fonte: repubblica.it
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giovedì 18 dicembre 2008
Petrolio, taglio record dell'Opec
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