lunedì 29 dicembre 2008

ECONOTIZIE 2008

Più alberi, meno incendi. Un cargo che naviga grazie al vento e un ragazzino che inventa una tecnologia per il fotovoltaico. In attesa di quelle del 2009, ecco le 10 buone buone novelle di quest'anno

1 E l’America disse Obagreen
La notizia più bella dell’anno arriva alle cinque (ora italiana) dello scorso 5 novembre: Barack Obama, 47 anni, senatore democratico dell’Illinois, figlio di un padre nero del Kenya e di una madre bianca del Kansas, vince le elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Il verdetto, poche ore dopo, sarà senza appello: Obama conquista 349 voti elettorali contro i 163 di John McCain. Un evento epocale anche sul piano ambientale, visto che il nuovo presidente ha un programma energetico di tutto rispetto: uscire dal petrolio in dieci anni, raggiungere il 10% di energia da fonti rinnovabili per il 2012, ridurre entro il 2020 del 15% i consumi di elettricità. Con lui, insomma, gli Usa si candidano a diventare una superpotenza del clima, affiancando l’Ue nella costruzione di un’economia a basse emissioni. Le parole che pronuncia a Chicago, nella notte che lo incorona vincitore, resteranno nella storia: «Dobbiamo rimettere tutti al lavoro, spalancare le porte delle opportunità per i nostri figli, ridare benessere e promuovere la causa della pace». E alludono all’idea che dalla sfida per il clima possa nascere un new deal ecologista: «Ci sono nuove energie da imbrigliare, nuovi posti di lavoro da creare, nuove scuole da costruire, minacce da fronteggiare, alleanze da ricostruire». L’obiettivo finale è importante: creare cinque milioni di posti di lavoro intorno all’energia pulita, tagliando le emissioni di CO2 dell’80% entro il 2050.

2 Il vento batte l’atomo
I dati sull’energia resi noti nel maggio di quest’anno danno notizia di un sorpasso annunciato: nel 2007, a livello globale, l’eolico ha superato il nucleare dal punto di vista dei nuovi impianti, sia come potenza installata che come energia effettivamente prodotta. L’anno scorso sono stati installati nuovi impianti eolici per 20mila MW di potenza contro i 19mila delle nuove installazioni nucleari. «La novità – spiega Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto club – è che anche considerando l’intermittenza delle pale eoliche, nel 2007 il vento ha prodotto più elettricità del nucleare». Un trend consolidato da tempo e destinato, secondo le previsioni, a diventare ancora più netto nei prossimi anni. Si prevede infatti che nel 2008-2012 la nuova elettricità prodotta dal vento sarà pari a due volte e mezza quella del nuovo nucleare. Negli Stati Uniti il dipartimento federale dell’Energia prevede che entro il 2030 l’eolico fornirà una quota pari al 20% dell’elettricità totale, offrendo lavoro a mezzo milione di persone. Del resto l’eolico è già oggi significativo per molti paesi europei come Danimarca (21%), Spagna (12%), Portogallo (9%), Germania (7%). Secondo Greenpeace nel 2020 l’eolico fornirà il 12% dell’energia elettrica mondiale, permettendo di risparmiare in dodici anni circa 10 miliardi di tonnellate di CO2, pari al doppio di quanto emesso dalla Cina nel 2005. Gli occupati dovrebbero passare da 350mila persone a oltre due milioni.
3 L’Italia sceglie la bici
Cresce speditamente l’uso della bicicletta nel nostro paese. Secondo i dati registrati da Isfort, il pedale rappresenta un mezzo di trasporto abituale per oltre il 13% degli italiani fra i 14 e gli 80 anni. Un altro 23,5% della popolazione l’adopera invece in modo occasionale. E si tratta di percentuali in fortissima crescita. La quota di chi fa un uso frequente dei pedali risulta praticamente raddoppiata dal 2002 al 2007, quasi quadruplicata se consideriamo il periodo 2004-2007. Una quota significativa di spostamenti in bici è per “ragioni di lavoro e studio” (oltre il 27%) e per la “gestione delle faccende familiari” (33%), non parliamo quindi di un mezzo per il tempo libero ma di un veicolo per la mobilità ordinaria. Le ragioni che portano a scegliere la bicicletta vanno ricercate principalmente nell’opportunità di “evitare il traffico e le code” e nell’opzione salutista di chi la usa perché “fa bene alla salute”. Ora per sviluppare ulteriormente l’uso della bicicletta si dovrebbe puntare in primo luogo alla realizzazione di nuove piste ciclabili, estese e sicure. Nelle grandi città la ricerca costante di nuove forme di mobilità collettiva, economicamente e ambientalmente sostenibili, sta portando a considerare la bici come mezzo di trasporto destinato sempre più a soddisfare i bisogni di spostamento quotidiano. A Napoli è stato appena costituito ufficialmente il Club delle città per il bike sharing. Soci fondatori sono i Comuni di Firenze, Bari, Verona, Modena, Prato, Parma, Pescara e Terni.>
4 Fuochi battuti
Vi sarete accorti che non si è molto parlato di incendi boschivi durante l’ultima estate. Forse perché non c’erano tante cattive notizie da trasmettere. Secondo i dati forniti dal Corpo forestale dello Stato, dall’1 gennaio al 15 settembre il numero degli incendi boschivi in Italia ha registrato un’enorme diminuzione rispetto a quello registrato nello stesso periodo dello scorso anno. Dai 9.216 incendi del 2007 siamo passati a 4.897: una riduzione che sfiora il 50%.
È inoltre in netto calo anche la superficie totale percorsa dalle fiamme, che passa da 210.870 ettari del 2007 agli attuali 37.539, addirittura l’80% in meno. Diminuisce di conseguenza in modo incredibile la superficie boscata andata in fumo rispetto a quella rilevata nello stesso periodo dell’anno precedente (15.270 ettari contro 109.275), idem per quella non boscata (22.269 contro 101.595). I fattori di questo successo sono molteplici – sottolineano dal Corpo forestale – dal maggior utilizzo da parte dei Comuni italiani del catasto delle aree bruciate al crescente coordinamento tra le forze di polizia e i diversi enti impegnati nelle operazioni di spegnimento dei roghi, fino a un’intensa attività investigativa che ha portato alla denuncia di 335 persone per il reato di incendio boschivo».
5 Shopper al bando
Pratiche, leggere, comode: le buste di plastica per la spesa hanno un aspetto assolutamente innocente. In realtà a livello ecologico sono dannosissime perché possono resistere per 400 anni nel deserto, in fondo al mare, sulle rive dei fiumi o sulle cime del Tibet. Un pericolo serio dunque, per qualsiasi ecosistema. E qualcuno pare essersene accorto. A soli due giorni di distanza, infatti, il governo cinese e quello australiano hanno preso la stessa decisione: mettere al bando le buste di plastica gratis nei supermercati. Il ministro per l’Ambiente australiano, Peter Garrett, ha parlato di una misura decisiva per far fronte alla situazione critica causata dalle buste alla natura del continente oceanico. «Abbiamo già quattro miliardi di buste in giro per il nostro paese – ha detto – Le vediamo comparire nei nostri prati o sulle spiagge mentre siamo in vacanza e danneggiano la fauna». Nell’aprile 2003 Coles Bay è stata la prima città australiana a mettere al bando le buste di plastica, seguita da altre decine di centri piccoli e medi. Ora il bando si allargherà a tutto il paese. Il ministro australiano non ha però chiarito un punto fondamentale, se cioè intende abolirne del tutto l’utilizzo o più semplicemente obbligare i gestori dei negozi a metterle a pagamento. Se così fosse, la misura non sarebbe così drastica come in Cina, dove il ministero per l’Ambiente ha vietato di portare i sacchetti di plastica perfino sui mezzi pubblici, così come su aerei, treni e autobus di collegamento regionale.
6 Qui dormono i semi del mondo
Questa è una delle imprese più innovative e straordinarie al servizio dell’umanità» così il segretario generale della Fao, Jacques Diouf, ha definito la Banca mondiale delle sementi creata nelle isole Svalbard, in Norvegia. La costruzione di questo deposito mondiale di semi (la Global seed vault) è stata finanziata dal governo norvegese per ospitare duplicati di varietà uniche delle colture mondiali più importanti. Si trova all’interno di una montagna ghiacciata nei pressi del villaggio di Longyearbyen, nelle isole Svalbard, un arcipelago situato circa mille chilometri a nord dalle coste norvegesi. Il permafrost e la roccia faranno sì che anche senza elettricità il materiale genetico conservato nel caveau resti congelato e protetto. Secondo il Fondo mondiale per la diversità delle coltivazioni, la banca è una componente essenziale di un sistema globale razionale e sicuro per conservare la diversità di tutte le coltivazioni. Il Fondo assiste i paesi in via di sviluppo affinché possano preparare, imballare e trasportare le loro sementi al caveau artico. La banca genetica di Svalbard riceverà, nell’ambito del Trattato sulla biodiversità, circa 200mila sementi. La sua capacità complessiva è però di 4,5 milioni di campioni, equivalenti a due miliardi di semi.
7 Amazzonia verso la deforestazione zero
«Nasceranno tre nuove aree protette in Amazzonia». Lo ha annunciato il ministro dell’Ambiente brasiliano, Carlos Minc, lo scorso 29 maggio durante la IX Conferenza delle parti della convenzione sulla diversità biologica (Cbd), tenutasi a Bonn. Il ministro, incontrando i donatori dell’Arpa (Programma aree protette amazzoniche, istituito nel 2002 per stabilire un regime di protezione ambientale per 50 milioni di ettari di foresta), ha inoltre ufficializzato l’impegno alla “deforestazione zero” entro il 2020. «Stiamo lanciando la seconda fase del Programma – ha dichiarato Carlos Minc, che è anche uno dei fondatori del Partito verde brasiliano – Alzando l’obiettivo totale per le zone protette e sostenute dall’Arpa da 50 a 60 milioni di ettari». Il ministro ha inoltre aggiunto che il governo sta adottando le «misure giuste» contro la deforestazione, fra cui il sequestro del bestiame che pascola in terreni non autorizzati. Lula stesso, inoltre, ha avviato un progetto ad hoc per salvaguardare il polmone verde del mondo, il Progetto Amazzonia sostenibile, che si pone l’ambizioso traguardo di «riconciliare gli impegni produttivi, ambientali e sociali dell’Amazzonia». Fra venti anni, se non verrà ridotto il suo sfruttamento, la foresta amazzonica sarà ridotta del 40%. Lo stesso “new deal” voluto da Lula per far crescere il paese potrebbe rivelarsi un boomerang sul fronte ambientale: l’annuncio di nuove strade e grandi opere ha scatenato gli appetiti di quanti reclamano nuovi terreni. Ma le dichiarazioni di intenti del governo fanno ben sperare in un’inversione di rotta.
8 Brocche alla riscossa
L’Italia vanta un pessimo primato: siamo i leader in Europa per il consumo di acqua in bottiglia, che per il 65% è commercializzata in bottiglie di plastica e per l’82% arriva sulle nostre tavole dopo aver attraversato lo Stivale lungo la rete autostradale, causando inutile traffico, inquinamento e incidenti. E dire che l’acqua del rubinetto è migliore, più controllata e costa enormemente meno rispetto a quella imbottigliata. Per giunta, arriva comodamente nelle nostre case, dal rubinetto, senza bisogno di “cammellarsi” pesanti confezioni, come capita spesso di vedere per strada o nei supermercati. Se l’acqua minerale non fosse sostenuta da una pubblicità martellante – nel solo 2005 sono stati investiti in spot commerciali 379 milioni di euro – pochi penserebbero anche solo lontanamente di comprarla. Ma quest’anno finalmente, dopo anni di continua crescita, si riscontra una decisa inversione di tendenza, frutto anche delle campagne Imbrocchiamola e Mettiamola fuori legge. Aumentano, infatti, le famiglie che si “convertono” all’acqua pubblica. Una ricerca di mercato rivela che su 2.100 intervistati il 39,9% beve sempre o quasi l’acqua del sindaco, una crescita di quasi 10 punti percentuali in due anni (nel 2006 erano il 31,2%). Di questi, il 43,7% sceglie l’acqua potabile perché è più controllata di quella in bottiglia, mentre il 46,7% perché è molto più economica. Come non dar loro ragione?
9 Ho 12 anni, cambierò il mondo
Guardate con attenzione la foto di questo ragazzino: un giorno potreste ritrovarla sui libri di storia. Il suo nome è William Yuan, ha solo 12 anni e vive in Oregon, negli Stati Uniti. È l’inventore delle super celle solari 3D, che gli sono valse una borsa di studio di 25.000 dollari istituita dal Davidson Fellow award. Nonostante la sua giovane età, William Yuan ha già studiato la fusione nucleare e le nanotecnologie. E ora si è messo in testa di risolvere la crisi energetica. I suoi modelli di celle sono nati dai lego, a cui ha aggiunto l’ispirazione dell’energia nata dal sole. Nel suo progetto, al quale ha lavorato negli ultimi due anni, incoraggiato dal suo insegnante di Scienze Susan Duncan e dal sostegno dei suoi genitori, vengono utilizzati nanotubi al carbonio per superare i limiti posti dal movimento degli elettroni e imbrigliare così sia i raggi Uv che quelli visibili della luce solare per produrre energia. Queste celle tridimensionali sono poi strutturate fisicamente all’interno di una torre, che in base alle simulazioni riuscirebbe a produrre 500 volte più energia di quello che fanno le attuali celle solari e 9 volte in più di quella prodotta delle celle solari tridimensionali, attualmente usate in pochissime e costosissime applicazioni. Intanto in Oregon con le celle 3D di William hanno già realizzato un prototipo di auto a energia solare e alcuni pannelli per alimentare le luci sulle autostrade.

10 Vento in poppa e la nave va

Venerdì 13 marzo ha terminato con successo la sua doppia traversata transatlantica la Beluga SkySails, la nave da carico tedesca dotata di un aquilone di 160 metri quadrati che le ha consentito di risparmiare il 20% del carburante, che tradotto in denaro fa circa 1.000 euro al giorno. Varata in Germania, l’imbarcazione è partita a fine gennaio per il Venezuela per poi spostatarsi negli Stati Uniti. Ora è arrivata in Norvegia con un carico merci di 8.000 tonnellate, dopo aver attraversato indenne anche parecchie zone di tempo avverso, con venti a oltre 110 km/h. L’obiettivo è raggiungere un risparmio del 50% con l’utilizzo di una vela di 320 metri quadri. Un’esperienza importante perchè potrebbe essere replicabile, con un effetto importantissimo se consideriamo che il 90% delle merci trasportate nel mondo viaggia per mare e che i trasporti marittimi sono considerati responsabili del 5% di emissioni di CO2 in atmosfera (quanto i trasporti aerei, per capirci). Non significherebbe inoltre solo risparmiare energia e ridurre le emissioni in atmosfera ma anche svincolare, almeno in parte, il prezzo delle merci, generi alimentari compresi, dall’andamento del costo del greggio. Liberando così milioni di persone nei paesi in via di sviluppo dall’incubo della fame per le improvvise impennate dei prezzi dei generi alimenti.

fonte: lanuovaecologia.it

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