martedì 30 dicembre 2008

'Più spese e niente tagli alle tasse' ecco la ricetta anti-crisi dell'Fmi

Affidarsi alla spesa pubblica è lo strumento più efficace e affidabile per impedire che la recessione si trasformi in una depressione di portata globale. Ne sono convinti gli esperti del Fondo monetario internazionale che hanno pubblicato uno studio in cui passano in rassegna i vari strumenti a disposizione dei governi anche in base all'effetto che le varie ricette hanno avuto in crisi precedenti (compresa la Grande depressione Usa degli anni '30). "Viste le attuali circostanze, un aumento della spesa pubblica e trasferimenti di denaro tramite tagli di tasse mirati sono quelli che avranno un moltiplicatore più alto nella crescita del Pil" concludono i quattro economisti che hanno redatto il documento tra cui il direttore del dipartimento di ricerca Olivier Blanchard e quello del dipartimento politiche fiscali, Carlo Cottarelli. "Tagli generalizzati delle tasse o sussidi ai consumatori e alle imprese - affermano - avrebbero invece effetti minori".

I nuovi "pacchetti fiscali" servono per tenere alto il livello della domanda interna. E per riuscirci devono essere tempestivi, di grandi dimensioni, duraturi (5-6 anni), diversificati (cioè non limitarsi ad un solo strumento), anticiclici, condivisi a livello internazionale e sostenibili rispetto ai propri bilanci in modo da evitare che i mercati finanziari puniscano aumenti eccessivi del debito. Sette caratteristiche non facili da conciliare perché, concedono gli autori, "spesso in concorrenza tra loro". Il documento dell'Fmi conferma che lo spazio di manovra sulla moneta (ulteriori riduzioni del tasso d'interesse) è ormai limitato, mentre parallelamente si dovrà lavorare per sanare il sistema finanziario. Concentrarsi sull'economia reale è prioritario perché "un ulteriore calo della domanda incrementerà il rischio di dinamiche perverse di deflazione e incremento del debito".

Chiaro che le capacità di bilancio dei singoli paesi sarà determinante nel definire la grandezza di tali manovre e in questo l'Italia (con la Grecia messa tra i "sorvegliati speciali" sui mercati) è particolarmente limitata. Nel dettaglio si consiglia di non chiudere programmi di spesa per mancanza di risorse, anzi per quanto possibile bisogna rafforzare e far ripartire grandi progetti infrastrutturali. E aumentare la quota pubblica nei settori in cui collaborano capitali statali e privati. Si suggerisce persino di aumentare il numero di dipendenti pubblici, meglio se per un periodo limitato: una misura più utile che aumentare lo stipendio di quelli già assunti. Sul fronte dei consumi bisogna concentrarsi sui segmenti della popolazione più colpiti: disoccupati, chi rischia di perdere la casa, i poveri. L'obiettivo è quello di ridurre la tendenza a risparmi extra che possano ulteriormente ridurre la domanda. Tagliare le tasse alle imprese invece potrebbe non avere effetti sull'occupazione o i prezzi. Può fare eccezione un taglio concentrato nel tempo dell'Iva su alcuni prodotti per incentivare gli acquisti

fonte: repubblica.it

lunedì 29 dicembre 2008

APPROVATO IL DECRETO RIFIUTI

Il Senato il 22 dicembre ha approvato definitivamente la legge di conversione del decreto rifiuti. Il sì di Palazzo Madama è giunto con 139 voti favorevoli, 101 contrari e un astenuto. Soddisfazione da parte di Andrea Fluttero, relatore del provvedimento, «per il voto a un provvedimento che introduce i correttivi legislativi necessari, come l'inasprimento delle norme del codice ambientale per chi abbandona rifiuti speciali, ingombranti o pericolosi, per rendere ancora più incisiva l'azione commissariale per la gestione dell'emergenza rifiuti in Campania». Il provvedimento approvato introduce anche nuove norme nazionali come l'educazione ambientale nelle scuole, piani di comunicazione verso i cittadini e un piano nazionale per i termovalorizzatori, che rappresentano una svolta per una più consapevole politica ambientale. «Soprattutto - ha sottolineato Fluttero - il decreto definisce contributi a sostegno della realizzazione di nuovi termovalorizzatori in aree già in emergenza, come ad esempio la Sicilia, con l'obiettivo di evitare il ripetersi di situazioni drammatiche e costose come quella campana, che hanno portato l'Italia sulle prime pagine di tutti i giornali internazionali e hanno messo a rischio la salute pubblica e l'ambiente». Il senatore Roberto Della Seta (Pd) per spiegare le ragioni del voto contrario del suo partito, ha sottolineato che il no è motivato dal fatto che «ci ribelliamo all'idea che solo militarizzando la Campania e rinnegando il principio irrinunciabile dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge sia possibile mettere fine a questa lunghissima notte dell'emergenza rifiuti». Da anni in Italia gli utenti pagano «un contributo per lo sviluppo delle energie rinnovabili, finora hanno pagato circa 40 miliardi di euro, ma tre quarti di questa somma - ha ricordato Della Seta - non è stata usata per le rinnovabili, ma per finanziare la produzione di energia nei termovalorizzatori e nei cementifici. Non si può continuare a ingannare i cittadini dicendo loro che i soldi che danno servono per l'energia solare, e invece utilizzandoli per bruciare i rifiuti». Ecco, di seguito, il contenuto del provvedimento voce per voce.

Aree di interesse strategico nazionale (articolo 2-bis). Modificato il comma 4 dell'articolo 2 del decreto- legge 90/2008, convertito con modificazioni, dalla legge 123/2008, in materia di individuazione di aree di interesse strategico nazionale. Viene estesa la definizione di «aree di interesse strategico nazionale» alle sedi degli uffici delle aree e degli impianti connessi all'attività di gestione dei rifiuti.

Campagna informativa (articolo 7). Adozione da parte del ministero dell'Ambiente di una serie di iniziative di carattere divulgativo per sensibilizzare e responsabilizzare la popolazione sul sistema di raccolta differenziata dei rifiuti e sull'importanza, dal punto di vista economico, del recupero dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata. Il Governo deve informare il Parlamento sulla revoca, o sulle ragioni della mancata revoca, della dichiarazione dello stato d'emergenza, anche limitatamente a singoli ambiti provinciali che presentano sufficiente dotazione impiantistica per assicurare in via ordinaria il ciclo dei rifiuti.

Commissariamento di enti locali (articolo 3). Modificato il Testo unico sugli enti locali: il sottosegretario assegna un tempo perentorio per adottare i provvedimenti necessari, decorso il quale, su proposta motivata dal sottosegretario con decreto del ministro dell'Interno viene disposta la rimozione del sindaco, del presidente della provincia o dei componenti dei consigli e delle giunte nel caso di grave inosservanza della normativa in materia di gestione di rifiuti. La fattispecie si può verificare solo nei territori in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti, in caso di grave inosservanza, da parte dei citati enti locali, delle disposizioni degli articoli 197 e 198 del Dlgs 152/2006. Gli articoli si occupano delle competenze delle province e dei comuni in materia di gestione di rifiuti.

Contrasto agli incendi (articolo 8). Potenziamento delle strutture di contrasto al fenomeno degli incendi legato all'emergenza rifiuti in Campania, attraverso l'assegnazione, in posizione di comando al Dipartimento della protezione civile, di 35 unità di personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco fino al 31 dicembre 2009. Autorizzato l'acquisto di mezzi e dotazioni logistiche necessarie per assicurare la piena capacità operativa del personale del Corpo nazionale assegnato al Dipartimento della protezione civile.

Formazione scolastica (articolo 7-bis). Viene introdotta l'educazione ambientale nei programmi scolastici della scuola dell'obbligo, secondo modalità da definire con decreto del ministero dell'Istruzione, di concerto con il ministero dell'Ambiente.

Incentivi per la realizzazione degli inceneritori (articolo 9). Modificata la Finanziaria 2008, nella parte relativa alla procedura per il riconoscimento ai termovalorizzatori del diritto agli incentivi per le fonti rinnovabili. Cambia la procedura prevista per il riconoscimento in deroga degli incentivi con lo scopo di includere, nel novero degli impianti per i quali deve essere attivata in via prioritaria la procedura, non solo quelli in costruzione, ma anche quelli entrati in esercizio fino alla data del 31 dicembre 2008. Viene prorogato di un anno, fino al 31 dicembre 2009, il termine per la conclusione della procedura. Introdotta una disposizione per fare salvi i finanziamenti e gli incentivi Cip6 per gli impianti, senza distinzione fra parte organica e inorganica, ammessi ad accedere ai benefici per motivi connessi alla situazione di emergenza rifiuti dichiarata prima dell'entrata in vigore della legge 296/2006. Con decreto del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il ministro dell'Ambiente e su proposta del Gestore dei servizi elettrici, ogni 3 anni sono aggiornate le modalità per la determinazione della quota di produzione di energia elettrica imputabile alle fonti energetiche rinnovabili. Nelle more, in caso di impiego di rifiuti urbani o di combustibile da rifiuti, ai fini dell'accesso ai meccanismi incentivanti tale quota è pari al 51% della produzione complessiva.

fonte: ambiente.it

CLIMA: ESPERTO, GROENLANDIA TALLONE ACHILLE DEL PIANETA

Il quadro del cambiamento climatico globale è più serio del previsto e la situazione potrebbe sfuggire di mano se le temperature dovessero salire di soli due gradi centigradi: sono le previsioni di Hans Joachim Schellnhuber, direttore dell'Istituto di Potsdam per le ricerche sul clima e consigliere del governo tedesco sull'ambiente. Intervistato dal quotidiano Saarbruecker Zeitung, Schellnhuber ha spiegato anzitutto che il cambiamento climatico sta avvenendo a un ritmo ben più veloce rispetto alle previsioni di molti esperti e governi nel mondo. In particolare, l'esperto ha sottolineato che il modello climatico del Polo Nord "é già cambiato" a causa dell'attuale tasso di riscaldamento della Terra di 0,8 gradi. La Groenlandia, secondo Schellnhuber, è il "Tallone di Achille" del pianeta ed i suoi ghiacci potrebbero cominciare a sciogliersi se le temperature dovessero aumentare di due gradi a livello mondiale, provocando così un innalzamento dei mari di sette metri. "A quel punto - ha detto l'esperto -, le attuali zone costiere scomparirebbero, incluse quelle tedesche". Per far fronte a questa situazione, Schellnhuber avverte che le emissioni di CO2 dovrebbero essere dimezzate entro il 2050, un obiettivo che per i paesi industrializzati comporterebbe riduzioni dell'80%-90%.

fonte: ansa.it

Borse, Tokyo chiude il 2008 a -42,12%

Il 2008 è stato l'anno peggiore della storia della Borsa di Tokyo. La piazza asiatica ha chiuso l'ultima seduta dell'anno con l'indice Nikkei in ribasso del 42,12% (-6.448,22 punti) rispetto alla fine del 2007. Al termine dell'ultima seduta del 2008, ridotta a due ore, il Nikkei ha chiuso in rialzo dell'1,28%, guadagnando 112,39 punti a quota 8.859,56. La chiusura d'anno a -42,12% è il calo percentuale annuale maggiore dalla creazione dell'indice Nikkei nel 1949. Per numero di punti persi l'anno nero della Borsa di Tokyo resta però il 1990, quando il Nikkei ne lasciò sul terreno 15.067,16: -38,71% rispetto al 1989.

CROLLO AUTO - Il settore più colpito nel 2008 è stato quello delle automobili, i cui produttori hanno visto crollare le loro previsioni di benefici a causa della caduta della domanda negli Stati Uniti e in Europa e per l’apprezzamento galoppante dello yen su dollaro e euro. Il numero uno mondiale Toyota ha perso la metà (-51,92%) del suo valore di Borsa nel corso dell’anno concluso. Colpito dalla caduta del mercato statunitense, il gruppo prevede di subire nell’esercizio 2008-2009, che termina a fine marzo, la prima perdita della sua storia. Le perdite sono state ancora più spettacolari per alcuni suoi concorrenti, come Nissan o Mazda, che hanno perso circa tre quarti del loro valore di mercato. Forti perdite anche per tutti i gruppi più dipendenti dalle esportazioni, come Nikon o Citizen. Il gigante dell’elettronica Sony ha visto le sue azioni perdere il 69 per cento, la banca Mitsubish Ufj Financial Group il 47,56 per cento. I mercati finanziari giapponesi, compresa la Borsa di Tokyo, riapriranno il 5 gennaio.

fonte: corriere.it

NEL MILANESE COMUNI VARANO PIANO CONTRO CEMENTO

Cormano e Novate Milanese saranno i primi due comuni italiani a dotarsi di un piano naturalistico, che mappera' le aree del loro territorio, assegnando ad esse un valore ambientale. In base a questo valore, in caso di trasformazione urbanistica di un'area la ditta costruttice dovra' 'risarcire' l'impatto ambientale attraverso la creazione di aree verdi di proprieta' pubblica, secondo il meccanismo dell' ecoconto, diffuso in Germania, in Svizzera e in altri paesi del Nord Europa. Il progetto, presentato oggi a Milano e' frutto del lavoro delle amministrazioni comunali di Novate e Cormano (di segno politico opposto), e' stato finanziato dalla Provincia di Milano ed e' il primo di questo genere avviato in Italia. ''In un periodo di crisi finanziaria, in cui i Comuni spesso utilizzano il suolo come leva fiscale, di fatto aprendo alla cementificazione selvaggia, non bisogna trascurare l'importanza di questa iniziativa'' ha sottolineato Pietro Mezzi, assessore provinciale al territorio e ai parchi. A beneficiare del piano naturalistico sara' principalmente il parco agricolo della Balossa, compreso nel territorio dei due comuni, che diventera' il principale ''ricettore delle compensazioni in termini di aree verdi'', come ha spiegato il professor Paolo Pileri, docente del politecnico di Milano e progettista incaricato della redazione del piano naturalistico, che dovrebbe essere pronto entro sei mesi

fonte: ansa.it

LAGO TITICACA; 2008 ANNO NERO, SOS POPOLO UROS

Annata nera il 2008 per il popolo Uros che abita sul lago Titicaca, lo specchio d'acqua navigabile piu' alto al mondo (quota 3.810 metri sopra il mare) e che si estende dal Peru' sudorientale fino alla Bolivia occidentale. Il lago e' lungo 196 km, con una larghezza media di 56 km. Quale flagello ha colpito la tribu' degli Uros? Non piove abbastanza per ricaricare le acque del lago e avere sufficiente totora, la pianta dalla quale dipende la loro vita. E circa duemila persone, gli abitanti delle cosiddette ''floating islands'' del Lago Titicaca, cioe' una quarantina di ''isole galleggianti'', senza piogge rischiano di scomparire per sempre. Un altro esempio dell'emergenza clima nel mondo. A lanciare l'Sos un fotoreporter e documentarista italiano, Luca Bracali, di Pistoia, che dopo la missione Alaska dove ha toccato con mano l'emergenza ghiacci, in una delle sue tappe del giro del mondo per raccogliere le testimonianze del clima che cambia, ha raccolto l'appello di questa popolazione, spesso visitata dai turisti. ''Le precipitazioni si sono ridotte ed e' aumentata parecchio l'escursione termica fra notte e giorno, quando si passa ad esempio da meno 3 gradi al calar del sole a +14 gradi durante la giornata'' spiega Bracali, secondo cui ''le isole in queste condizioni rischiano di sprofondare''. ''Gli Uros sopravvivono grazie alla totora, una specie di arbusto che nasce nel lago con cui fanno di tutto - racconta Bracali - dal cibo ai medicinali, fino alle barche. Le isole stesse su cui vivono sono costituite da totora, che va sempre rinnovata, con strati sempre nuovi. Il sole riscalda molto le acque del lago, che evaporano, ma, se piove poco, come e' successo nel 2008, il livello si abbassa e diminuisce la presenza della totora''. Insomma, questo popolo rischia di non ritrovarsi piu' sufficiente ''terra'' sotto i piedi, perche' non avrebbe piu' il fabbisogno di totora necessario per rimpiazzare quella che si deteriora. Morirebbe cosi' la cultura antichissima di queste tribu', che pare risalgano ad un periodo anteriore a quello della civilta' Inca. Le isole galleggianti sono molto conosciute, visto che rappresentano un must per i turisti che fanno un tour sul Lago Titicaca. Si trovano a circa mezzora di barca da Puno, sul versante peruviano del Titicaca, dove la destinazione principale e' Santa Maria. Le isole fanno parte della Riserva nazionale del Titicaca, creata nel 1978 per conservare i 37 mila ettari di radici palustri nel settore sud e nord del Lago. La riserva di divide in due parti: Ramis nelle province di Huancane' e Ramis; e Puno, nella omonima provincia. Le riserve proteggono oltre 60 specie di uccelli autoctoni, quattro famiglie di pesci e 18 specie di anfibi tipici di queste aree.

fonte: ansa.it

Bando Ricerca per le Energie Rinnovabili e l'Efficienza Energetica

Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Salvaguardia Ambientale - ha emanato il Bando per il finanziamento di progetti di ricerca finalizzati ad interventi di efficienza energetica e all'utilizzo delle fonti di energia rinnovabile in aree urbane (pdf, 264 KB), per il quale sono stati stanziati € 10.000.000,00.
Il comunicato relativo all'emanazione del Bando è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 299 del 23 dicembre 2008.
Possono presentare domanda di contributo imprese associate, anche in forma temporanea. L'associazione deve comprendere enti pubblici di ricerca la cui quota di partecipazione non sia superiore al 50%. In via facoltativa, la suddetta associazione potrà comprendere anche associazioni di categoria, agenzie energetiche locali, ESCO, agenzie, enti o istituti preposti alla comunicazione, informazione e formazione in materia ambientale, enti pubblici.
Il Bando contiene le modalità ed i relativi termini per la presentazione delle istanze (ivi compresa la tempistica), i criteri per la selezione dei progetti ammissibili al finanziamento, i limiti di cofinanziamento, la documentazione da produrre, le indicazioni utili per la concessione dei contributi, nonché le risorse disponibili.

fonte: minambiente.it

ECONOTIZIE 2008

Più alberi, meno incendi. Un cargo che naviga grazie al vento e un ragazzino che inventa una tecnologia per il fotovoltaico. In attesa di quelle del 2009, ecco le 10 buone buone novelle di quest'anno

1 E l’America disse Obagreen
La notizia più bella dell’anno arriva alle cinque (ora italiana) dello scorso 5 novembre: Barack Obama, 47 anni, senatore democratico dell’Illinois, figlio di un padre nero del Kenya e di una madre bianca del Kansas, vince le elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Il verdetto, poche ore dopo, sarà senza appello: Obama conquista 349 voti elettorali contro i 163 di John McCain. Un evento epocale anche sul piano ambientale, visto che il nuovo presidente ha un programma energetico di tutto rispetto: uscire dal petrolio in dieci anni, raggiungere il 10% di energia da fonti rinnovabili per il 2012, ridurre entro il 2020 del 15% i consumi di elettricità. Con lui, insomma, gli Usa si candidano a diventare una superpotenza del clima, affiancando l’Ue nella costruzione di un’economia a basse emissioni. Le parole che pronuncia a Chicago, nella notte che lo incorona vincitore, resteranno nella storia: «Dobbiamo rimettere tutti al lavoro, spalancare le porte delle opportunità per i nostri figli, ridare benessere e promuovere la causa della pace». E alludono all’idea che dalla sfida per il clima possa nascere un new deal ecologista: «Ci sono nuove energie da imbrigliare, nuovi posti di lavoro da creare, nuove scuole da costruire, minacce da fronteggiare, alleanze da ricostruire». L’obiettivo finale è importante: creare cinque milioni di posti di lavoro intorno all’energia pulita, tagliando le emissioni di CO2 dell’80% entro il 2050.

2 Il vento batte l’atomo
I dati sull’energia resi noti nel maggio di quest’anno danno notizia di un sorpasso annunciato: nel 2007, a livello globale, l’eolico ha superato il nucleare dal punto di vista dei nuovi impianti, sia come potenza installata che come energia effettivamente prodotta. L’anno scorso sono stati installati nuovi impianti eolici per 20mila MW di potenza contro i 19mila delle nuove installazioni nucleari. «La novità – spiega Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto club – è che anche considerando l’intermittenza delle pale eoliche, nel 2007 il vento ha prodotto più elettricità del nucleare». Un trend consolidato da tempo e destinato, secondo le previsioni, a diventare ancora più netto nei prossimi anni. Si prevede infatti che nel 2008-2012 la nuova elettricità prodotta dal vento sarà pari a due volte e mezza quella del nuovo nucleare. Negli Stati Uniti il dipartimento federale dell’Energia prevede che entro il 2030 l’eolico fornirà una quota pari al 20% dell’elettricità totale, offrendo lavoro a mezzo milione di persone. Del resto l’eolico è già oggi significativo per molti paesi europei come Danimarca (21%), Spagna (12%), Portogallo (9%), Germania (7%). Secondo Greenpeace nel 2020 l’eolico fornirà il 12% dell’energia elettrica mondiale, permettendo di risparmiare in dodici anni circa 10 miliardi di tonnellate di CO2, pari al doppio di quanto emesso dalla Cina nel 2005. Gli occupati dovrebbero passare da 350mila persone a oltre due milioni.
3 L’Italia sceglie la bici
Cresce speditamente l’uso della bicicletta nel nostro paese. Secondo i dati registrati da Isfort, il pedale rappresenta un mezzo di trasporto abituale per oltre il 13% degli italiani fra i 14 e gli 80 anni. Un altro 23,5% della popolazione l’adopera invece in modo occasionale. E si tratta di percentuali in fortissima crescita. La quota di chi fa un uso frequente dei pedali risulta praticamente raddoppiata dal 2002 al 2007, quasi quadruplicata se consideriamo il periodo 2004-2007. Una quota significativa di spostamenti in bici è per “ragioni di lavoro e studio” (oltre il 27%) e per la “gestione delle faccende familiari” (33%), non parliamo quindi di un mezzo per il tempo libero ma di un veicolo per la mobilità ordinaria. Le ragioni che portano a scegliere la bicicletta vanno ricercate principalmente nell’opportunità di “evitare il traffico e le code” e nell’opzione salutista di chi la usa perché “fa bene alla salute”. Ora per sviluppare ulteriormente l’uso della bicicletta si dovrebbe puntare in primo luogo alla realizzazione di nuove piste ciclabili, estese e sicure. Nelle grandi città la ricerca costante di nuove forme di mobilità collettiva, economicamente e ambientalmente sostenibili, sta portando a considerare la bici come mezzo di trasporto destinato sempre più a soddisfare i bisogni di spostamento quotidiano. A Napoli è stato appena costituito ufficialmente il Club delle città per il bike sharing. Soci fondatori sono i Comuni di Firenze, Bari, Verona, Modena, Prato, Parma, Pescara e Terni.>
4 Fuochi battuti
Vi sarete accorti che non si è molto parlato di incendi boschivi durante l’ultima estate. Forse perché non c’erano tante cattive notizie da trasmettere. Secondo i dati forniti dal Corpo forestale dello Stato, dall’1 gennaio al 15 settembre il numero degli incendi boschivi in Italia ha registrato un’enorme diminuzione rispetto a quello registrato nello stesso periodo dello scorso anno. Dai 9.216 incendi del 2007 siamo passati a 4.897: una riduzione che sfiora il 50%.
È inoltre in netto calo anche la superficie totale percorsa dalle fiamme, che passa da 210.870 ettari del 2007 agli attuali 37.539, addirittura l’80% in meno. Diminuisce di conseguenza in modo incredibile la superficie boscata andata in fumo rispetto a quella rilevata nello stesso periodo dell’anno precedente (15.270 ettari contro 109.275), idem per quella non boscata (22.269 contro 101.595). I fattori di questo successo sono molteplici – sottolineano dal Corpo forestale – dal maggior utilizzo da parte dei Comuni italiani del catasto delle aree bruciate al crescente coordinamento tra le forze di polizia e i diversi enti impegnati nelle operazioni di spegnimento dei roghi, fino a un’intensa attività investigativa che ha portato alla denuncia di 335 persone per il reato di incendio boschivo».
5 Shopper al bando
Pratiche, leggere, comode: le buste di plastica per la spesa hanno un aspetto assolutamente innocente. In realtà a livello ecologico sono dannosissime perché possono resistere per 400 anni nel deserto, in fondo al mare, sulle rive dei fiumi o sulle cime del Tibet. Un pericolo serio dunque, per qualsiasi ecosistema. E qualcuno pare essersene accorto. A soli due giorni di distanza, infatti, il governo cinese e quello australiano hanno preso la stessa decisione: mettere al bando le buste di plastica gratis nei supermercati. Il ministro per l’Ambiente australiano, Peter Garrett, ha parlato di una misura decisiva per far fronte alla situazione critica causata dalle buste alla natura del continente oceanico. «Abbiamo già quattro miliardi di buste in giro per il nostro paese – ha detto – Le vediamo comparire nei nostri prati o sulle spiagge mentre siamo in vacanza e danneggiano la fauna». Nell’aprile 2003 Coles Bay è stata la prima città australiana a mettere al bando le buste di plastica, seguita da altre decine di centri piccoli e medi. Ora il bando si allargherà a tutto il paese. Il ministro australiano non ha però chiarito un punto fondamentale, se cioè intende abolirne del tutto l’utilizzo o più semplicemente obbligare i gestori dei negozi a metterle a pagamento. Se così fosse, la misura non sarebbe così drastica come in Cina, dove il ministero per l’Ambiente ha vietato di portare i sacchetti di plastica perfino sui mezzi pubblici, così come su aerei, treni e autobus di collegamento regionale.
6 Qui dormono i semi del mondo
Questa è una delle imprese più innovative e straordinarie al servizio dell’umanità» così il segretario generale della Fao, Jacques Diouf, ha definito la Banca mondiale delle sementi creata nelle isole Svalbard, in Norvegia. La costruzione di questo deposito mondiale di semi (la Global seed vault) è stata finanziata dal governo norvegese per ospitare duplicati di varietà uniche delle colture mondiali più importanti. Si trova all’interno di una montagna ghiacciata nei pressi del villaggio di Longyearbyen, nelle isole Svalbard, un arcipelago situato circa mille chilometri a nord dalle coste norvegesi. Il permafrost e la roccia faranno sì che anche senza elettricità il materiale genetico conservato nel caveau resti congelato e protetto. Secondo il Fondo mondiale per la diversità delle coltivazioni, la banca è una componente essenziale di un sistema globale razionale e sicuro per conservare la diversità di tutte le coltivazioni. Il Fondo assiste i paesi in via di sviluppo affinché possano preparare, imballare e trasportare le loro sementi al caveau artico. La banca genetica di Svalbard riceverà, nell’ambito del Trattato sulla biodiversità, circa 200mila sementi. La sua capacità complessiva è però di 4,5 milioni di campioni, equivalenti a due miliardi di semi.
7 Amazzonia verso la deforestazione zero
«Nasceranno tre nuove aree protette in Amazzonia». Lo ha annunciato il ministro dell’Ambiente brasiliano, Carlos Minc, lo scorso 29 maggio durante la IX Conferenza delle parti della convenzione sulla diversità biologica (Cbd), tenutasi a Bonn. Il ministro, incontrando i donatori dell’Arpa (Programma aree protette amazzoniche, istituito nel 2002 per stabilire un regime di protezione ambientale per 50 milioni di ettari di foresta), ha inoltre ufficializzato l’impegno alla “deforestazione zero” entro il 2020. «Stiamo lanciando la seconda fase del Programma – ha dichiarato Carlos Minc, che è anche uno dei fondatori del Partito verde brasiliano – Alzando l’obiettivo totale per le zone protette e sostenute dall’Arpa da 50 a 60 milioni di ettari». Il ministro ha inoltre aggiunto che il governo sta adottando le «misure giuste» contro la deforestazione, fra cui il sequestro del bestiame che pascola in terreni non autorizzati. Lula stesso, inoltre, ha avviato un progetto ad hoc per salvaguardare il polmone verde del mondo, il Progetto Amazzonia sostenibile, che si pone l’ambizioso traguardo di «riconciliare gli impegni produttivi, ambientali e sociali dell’Amazzonia». Fra venti anni, se non verrà ridotto il suo sfruttamento, la foresta amazzonica sarà ridotta del 40%. Lo stesso “new deal” voluto da Lula per far crescere il paese potrebbe rivelarsi un boomerang sul fronte ambientale: l’annuncio di nuove strade e grandi opere ha scatenato gli appetiti di quanti reclamano nuovi terreni. Ma le dichiarazioni di intenti del governo fanno ben sperare in un’inversione di rotta.
8 Brocche alla riscossa
L’Italia vanta un pessimo primato: siamo i leader in Europa per il consumo di acqua in bottiglia, che per il 65% è commercializzata in bottiglie di plastica e per l’82% arriva sulle nostre tavole dopo aver attraversato lo Stivale lungo la rete autostradale, causando inutile traffico, inquinamento e incidenti. E dire che l’acqua del rubinetto è migliore, più controllata e costa enormemente meno rispetto a quella imbottigliata. Per giunta, arriva comodamente nelle nostre case, dal rubinetto, senza bisogno di “cammellarsi” pesanti confezioni, come capita spesso di vedere per strada o nei supermercati. Se l’acqua minerale non fosse sostenuta da una pubblicità martellante – nel solo 2005 sono stati investiti in spot commerciali 379 milioni di euro – pochi penserebbero anche solo lontanamente di comprarla. Ma quest’anno finalmente, dopo anni di continua crescita, si riscontra una decisa inversione di tendenza, frutto anche delle campagne Imbrocchiamola e Mettiamola fuori legge. Aumentano, infatti, le famiglie che si “convertono” all’acqua pubblica. Una ricerca di mercato rivela che su 2.100 intervistati il 39,9% beve sempre o quasi l’acqua del sindaco, una crescita di quasi 10 punti percentuali in due anni (nel 2006 erano il 31,2%). Di questi, il 43,7% sceglie l’acqua potabile perché è più controllata di quella in bottiglia, mentre il 46,7% perché è molto più economica. Come non dar loro ragione?
9 Ho 12 anni, cambierò il mondo
Guardate con attenzione la foto di questo ragazzino: un giorno potreste ritrovarla sui libri di storia. Il suo nome è William Yuan, ha solo 12 anni e vive in Oregon, negli Stati Uniti. È l’inventore delle super celle solari 3D, che gli sono valse una borsa di studio di 25.000 dollari istituita dal Davidson Fellow award. Nonostante la sua giovane età, William Yuan ha già studiato la fusione nucleare e le nanotecnologie. E ora si è messo in testa di risolvere la crisi energetica. I suoi modelli di celle sono nati dai lego, a cui ha aggiunto l’ispirazione dell’energia nata dal sole. Nel suo progetto, al quale ha lavorato negli ultimi due anni, incoraggiato dal suo insegnante di Scienze Susan Duncan e dal sostegno dei suoi genitori, vengono utilizzati nanotubi al carbonio per superare i limiti posti dal movimento degli elettroni e imbrigliare così sia i raggi Uv che quelli visibili della luce solare per produrre energia. Queste celle tridimensionali sono poi strutturate fisicamente all’interno di una torre, che in base alle simulazioni riuscirebbe a produrre 500 volte più energia di quello che fanno le attuali celle solari e 9 volte in più di quella prodotta delle celle solari tridimensionali, attualmente usate in pochissime e costosissime applicazioni. Intanto in Oregon con le celle 3D di William hanno già realizzato un prototipo di auto a energia solare e alcuni pannelli per alimentare le luci sulle autostrade.

10 Vento in poppa e la nave va

Venerdì 13 marzo ha terminato con successo la sua doppia traversata transatlantica la Beluga SkySails, la nave da carico tedesca dotata di un aquilone di 160 metri quadrati che le ha consentito di risparmiare il 20% del carburante, che tradotto in denaro fa circa 1.000 euro al giorno. Varata in Germania, l’imbarcazione è partita a fine gennaio per il Venezuela per poi spostatarsi negli Stati Uniti. Ora è arrivata in Norvegia con un carico merci di 8.000 tonnellate, dopo aver attraversato indenne anche parecchie zone di tempo avverso, con venti a oltre 110 km/h. L’obiettivo è raggiungere un risparmio del 50% con l’utilizzo di una vela di 320 metri quadri. Un’esperienza importante perchè potrebbe essere replicabile, con un effetto importantissimo se consideriamo che il 90% delle merci trasportate nel mondo viaggia per mare e che i trasporti marittimi sono considerati responsabili del 5% di emissioni di CO2 in atmosfera (quanto i trasporti aerei, per capirci). Non significherebbe inoltre solo risparmiare energia e ridurre le emissioni in atmosfera ma anche svincolare, almeno in parte, il prezzo delle merci, generi alimentari compresi, dall’andamento del costo del greggio. Liberando così milioni di persone nei paesi in via di sviluppo dall’incubo della fame per le improvvise impennate dei prezzi dei generi alimenti.

fonte: lanuovaecologia.it

Zucchero light, gli ecologisti contro i veti di Bruxelles

Il dolce che non ingrassa esiste ma in Europa nessuno lo vuole. Sembra un paradosso, eppure l'Ue non autorizza un dolcificante naturale molto più forte del saccarosio e senza nessuna caloria. La Stevia - una piccola pianta che cresce in Amazzonia e permette di zuccherare bevande e alimenti - è usata da secoli dagli indigeni Guarani, essiccata e poi in polvere verde o bianca, se è più o meno raffinata.

Nelle tribù latino-americane è chiamata appunto "pianta dolce". I giapponesi, che l'hanno scoperta negli anni Settanta, la distribuiscono come sostituto dello zucchero estratto da barbabietola o canna, consigliandola persino ai diabetici. E ora anche gli Stati Uniti si sono convertiti. È il dolcificante del futuro, il Santo Graal per il mercato di bibite e alimenti light, ha scritto il Wall Street Journal. Il 18 dicembre la Food and Drug Administration ha dato finalmente il via libera a questo edulcorante naturale. Da gennaio, Coca-Cola e Pepsi lanceranno i loro nuovi prodotti a base di derivati della Stevia.

In Europa, invece, la storia della Stevia è amarissima. Questo arbusto, molto resistente al freddo e che appartiene alla famiglia delle margherite, è tuttora vietato nonostante l'attivismo delle associazioni ecologiste. L'Ue si ostina a bloccarne la commercializzazione, ufficialmente perché la Stevia è un "nuovo alimento" che non ha ancora superato tutti i test sanitari. È dal 1999 che la guerra dello zucchero va avanti, tra carte bollate e ricorsi. Alcuni consulenti della Ue hanno collegato l'aumento di tumori e dell'infertilità al consumo di Stevia. Ma successive verifiche non hanno potuto confermare le accuse. E così la richiesta di commercializzazione è rimasta ferma nei meandri della burocrazia.

"Finché tutte le verifiche non saranno espletate non potremo concedere l'autorizzazione" ha spiegato Andreas Keplsch del commissariato per la sicurezza alimentare. Il professore Jan Geuns, biologo dell'università di Lovanio e presidente dell'associazione che si batte per la vendita della Stevia in Europa, traduce a modo suo: "La commissione europea continua a metterci i bastoni fra le ruote perché è condizionata dalle lobby dello zucchero".

Gli ecologisti francesi hanno trasformato la Stevia in un simbolo politico. Secondo molte associazioni, l'ostracismo contro questo "nuovo alimento" è la conferma che Bruxelles pensa più alla difesa delle industrie che producono saccarosio e aspartame e meno alla salute dei cittadini. "L'aumento dell'obesità, soprattutto tra i bambini, dovrebbe accelerare piuttosto che rallentare la messa sul mercato di un dolcificante naturale senza calorie" osserva Patrick Merland, che vende sul web le piante e i semi come "ornamento": un piccolo trucco per aggirare la legge.

"Ho quasi cinquemila clienti - racconta Merland - tra cui importanti pasticcerie e ristoratori di Parigi: oltre a essere salutare, la Stevia ha anche un sapore squisito". Per Claudie Ravel, un'imprenditrice francese che importava la polvere zuccherina e la distribuiva nei negozi biologici, è andata male: qualche giorno fa è stata condannata per frode. Mentre un'altra azienda, la Greensweet di Joel Perret, dopo due anni di contenziosi ha scelto di andare a vendere i suoi prodotti da forno a base di Stevia in Svizzera, dove la pianta è regolarmente autorizzata.

"Prima o poi dovranno cedere" rilancia Geuns, che ha presentato alla Ue due nuove richieste: una per la commercializzazione della pianta e degli estratti secchi al comitato scientifico europeo per gli alimenti, l'altra per i derivati (Stevioside e Rebaudioside A) all'Authority europea per la sicurezza alimentare che ha sede a Parma. Il recente disco verde della Food and Drug Administration sarà per i militanti pro-Stevia un altro argomento. Non è detto che sia l'ultimo.

fonte: repubblica.it

Un parco per vedere le stelle tra brughiere, foreste e laghi

Ottantamila ettari di brughiera, foreste e laghi. E per tetto un cielo di stelle, e che stelle. I visitatori del primo parco europeo dedicato al cielo buio - non a causa delle troppe nuvole ma grazie all'assenza delle illuminazioni esterne prodotte dall'uomo - potranno ammirare presto uno spettacolo inedito e raro come la meraviglia della moltitudine stellare. Il parco - scrive il quotidiano inglese The Guardian - sorgerà nell'area della foresta di Galloway in Scozia e sarà la prima finestra naturale in Europa dedicata alla completa osservazione delle stelle. Un patrimonio naturale dell'umanità che è negato al 90% della popolazione mondiale.

Un cielo tutto nuovo. Facile convincersi di conoscerle già, ma la realtà è un'altra cosa: le brillanti lucine che accendono le nostre notti sono niente rispetto alla quantità di corpi celesti che popolano il cielo. Difficile però vederne più di una manciata, soprattutto nei cieli delle grandi città che, sotto l'effetto delle centinaia di illuminazioni elettriche, vengono soffocati da una vera e propria patina. Diverso l'effetto visivo nei centri abitati più piccoli, nelle zone di campagna, in mare aperto, ma resta quasi impossibile all'uomo godere appieno del patrimonio naturale dell'arcata celeste. Dalla Scozia arriva così la proposta di apertura del terzo parco naturale al mondo - il primo in Europa - con lo scopo di preservare e mostrare ai visitatori la complessità del cielo buio.

Non solo Scozia. Chi vorrà addentrarsi nella totale oscurità del parco di Galloway - che nasce proprio nel 2009, l'anno dell'astronomia - troverà ad aspettarlo non solo stelle cadenti e nursery stellari ma anche galassie distanti, come Andromeda, e aurore boreali. Un angolo unico d'Europa dunque che segue l'esempio dei due parchi americani, uno in Pennsylvania e l'altro nello Utah, che già da diversi anni hanno aderito all'International Dark Sky Association, un'associazione americana che cerca di preservare i cieli più puri del mondo dall'incursione umana e alla quale anche l'Italia partecipa dal 1998 grazie all'Osservatorio astronomico di Campo Catino.

Le cifre. L'inquinamento luminoso è un serio problema ambientale che mette a rischio l'ecosistema, stordito dall'alterazione del ciclo naturale della notte e del giorno. Oltre il 30% dell'energia elettrica utilizzata per l'illuminazione degli ambienti esterni finisce completamente dispersa verso il cielo creando una luminescenza artificiale che oscura le stelle. Nel rapporto sullo stato del cielo notturno in Italia, realizzato dall'Istituto di scienza e tecnologia dell'inquinamento luminoso nel 2001, si apprende che sette italiani su dieci vivono in uno stato di perenne "plenilunio artificiale" causato dall'inquinamento luminoso. Eccessiva dunque la percezione della luminosità del cielo rispetto alla sua reale natura con un preoccupante aumento dell'inquinamento luminoso pari al 10% annuo nella sola Italia.

Come contrastarlo. Negli ultimi dieci anni il movimento di opinione contro l'inquinamento luminoso è cresciuto. Il lavoro di astronomi e astrofili punta soprattutto a mettere a punto norme per tutelare i nostri cieli, come il disegno di legge n° 751 che propone di ridurre entro cinque anni dalla sua approvazione la dispersione di luce e i consumi energetici. Ma non solo. In accordo con Acea, la società laziale di illuminazione pubblica, l'International Dark Sky Association Italia ha proposto già dal 2001 Roma come prima città dark sky grazie all'introduzione di lampade al sodio. Fra le soluzioni più immediate c'è quella dell'utilizzo di lampade direzionali puntate verso la terra con schermature appositamente pensate per l'illuminazione stradale che, ad oggi, rimane la principale causa dell'inquinamento luminoso.

Legato al problema dell'eccessiva luminosità dei cieli c'è anche quello del risparmio energetico e da sette anni le associazioni mondiali che si battono per la riduzione delle emissioni luminose promuovono ogni 21 di dicembre, grazie all'associazione canadese Candle Light, due ore di luce naturale da trascorrere a lume di candela.

fonte: repubblica.it

domenica 28 dicembre 2008

Qualità della vita, Aosta al top L'ultima è Caltanissetta

Aosta prima, Caltanissetta ultima: è questo il risultato della classifica 2008 sulla «Qualità della vita nelle province italiane», realizzata dal Sole 24 Ore e giunta quest'anno all'edizione numero 19. L'anno scorso era sempre al nord la città italiana dove si viveva meglio e in Sicilia quella che deteneva il primato negativo: al primo posto si era piazzata, infatti, Trento; all'ultimo Agrigento.

I CRITERI - L'indagine annuale del Sole 24 Ore sulla province italiane in cui si vive meglio sarà pubblicata sul numero del quotidiano in edicola lunedì, 29 dicembre, e prende in considerazione sei macro-aree (tenore di vita; affari e lavoro; servizi, ambiente e salute; ordine pubblico; popolazione; tempo libero). Per ogni macro-area sono individuati sei indicatori specifici (per un totale, quindi, di 36 indicatori), quali, ad esempio, il Pil pro capite, la disoccupazione; le infrastrutture; i reati denunciati; gli acquisti di libri; il numero di associazioni di volontariato rispetto alla popolazione.

GLI ESTREMI - La provincia valdostana conquista dunque quest'anno il primato, dopo la terza posizione raggiunta nell'edizione 2007 dell'indagine, quando si era piazzata dietro Trento e Bolzano. In particolare, Aosta raggiunge il vertice della classifica 2008 grazie alle buone performance in gran parte delle aree che compongono l'indagine: tempo libero (1/mo posto), tenore di vita (5/o posto), popolazione (6/o) affari e lavoro (10/mo posto). Leggermente meno brillante il risultato nei settori ordine pubblico (32esima posizione) e in quello riferito a servizi, ambiente e salute (67/mo). Sul versante opposto, Caltanissetta scende di sette gradini rispetto all'edizione 2007 dell'indagine del Sole 24 Ore, passando dalla 96/ma alla 103/ma di quest'anno. La provincia siciliana sconta piazzamenti nella parte bassa (o bassissima) della graduatoria in tutti i settori. In particolare, Caltanissetta consegue il 70/mo posto nell'ordine pubblico; il 79/mo nel tenore di vita; l'88/mo in servizi, ambiente e salute; il 100/mo in affari e lavoro; il 102/mo sia nella popolazione sia nel tempo libero. Alcuni indicatori statistici meglio illustrano la distanza tra i due estremi della classifica sulla Qualità della vita 2008: ad Aosta, il Pil medio pro capite è di oltre 34mila euro, a Caltanissetta non arriva alla metà (16mila euro); il tasso di disoccupazione è del 3,2% ad Aosta e si avvicina al 16% nella provincia siciliana; le rapine sono meno di 17 ogni 100mila abitanti nella provincia montana e oltre 48 a Caltanissetta; le associazioni di volontariato 1,24 ogni mille abitanti ad Aosta contro 0,34 di Caltanissetta.

TOP TEN - Lo scorso anno, nella top ten figuravano Trento, Bolzano, Aosta, Belluno e Sondrio, con Milano al sesto posto e Roma all'ottavo. Ad occupare le ultime dieci posizioni, tutte le città del sud: in ordine Bari (ex aequo con Caserta e Palermo), Vibo Valentia, Caltanissetta, Reggio Calabria, Taranto, Catanzaro, Catania, Foggia, Benevento ed, ultima, Agrigento.

fonte: corriere.it

martedì 23 dicembre 2008

Detrazione 55% per incentivi all'eco-edilizia

L’abolizione del 55% dell’incentivo fiscale per gli interventi di edilizia eco-compatibile e integrata con energia da fonti rinnovabili, è stata modificata, poi corretta, ma accolta con un coro di proteste da addetti ai lavori, consumatori e ambientalisti

In base al disegno di legge uscito dalla Commissione Ambiente della Camera sarebbe stato più difficile usufruire della detrazione del 55% per le spese sostenute nel 2008, 2009 e 2010. La manovra collegata alla Finanziaria, cosiddetta “anticrisi” (d.l. n° 185/2008) prevedeva che per le spese sostenute nei tre periodi d’imposta 2008, 2009 e 2010, si dovesse inviare richiesta all’agenzia delle Entrate che l’avrebbe accolta solo se ancora disponibili i fondi stanziati.
Ma il provvedimento – ha in seguito replicato il ministro dell’Economia Tremonti – sarà modificato dal Parlamento in fase di conversione in legge: in quell’occasione sarà stabilito che le nuove regole (che attualmente sono comunque in vigore) non si applicheranno per il 2008 (e dunque chi ha già fatto i lavori potrà recuperare il 55% senza fare alcuna domanda alle Entrate) e che anche per gli anni successivi sarà cancellato il silenzio-rifiuto del Fisco”. Probabile, almeno così si dice, anche un’altra modifica: lo sconto del 55% per le ristrutturazioni edilizie andrebbe al 40-45%. Così verrebbe ampliato il numero dei beneficiari.
Per gli altri strumenti (pannelli solari, impianti di riscaldamento, strutture opache verticali pareti e cappotti isolanti e orizzontali pavimenti e coperture, finestre) e per la riqualificazione energetica degli edifici, gli stanziamenti per la proroga al 2010 sono di 82,7 milioni di euro per le detrazioni del 2008, 185,9 milioni per quelle del 2009 e 314,8 milioni di euro per il 2010.
Secondo il decreto legge 185/2008 le istanze saranno recepite dalle Entrate in base alla disponibilità dei fondi e in ordine cronologico di invio. L’agenzia stessa comunicherà entro 30 giorni dalla ricezione dell’istanza, l’esito. L’assenso non è concesso se, dopo 30 giorni dall’invio dell’istanza, non è ricevuta specifica comunicazione positiva.
L’esaurimento degli stanziamenti sarà reso noto su internet, al sito delle Entrate.
Le spese sostenute nel 2008, dovranno essere comunicate in un’istanza tra il 15 gennaio 2009 e il 27 febbraio 2009. Per quelle del 2009 e del 2010, l’istanza andrà inviata tra il 1 giugno al 31 dicembre di ciascun anno.
Ovviamente l’articolo 29 della manovra anticrisi rende tutto più difficile. E così usufruire della detrazione del 55% per gli interventi relativi al risparmio energetico sostenuti negli anni 2008, 2009 e 2010 sarà sempre più problematico, se non impossibile. Una protesta che ha coinvolto non solo consumatori, ambientalisti addetti ai lavori, ma anche le associazioni consumatori del Consiglio nazionale consumatori e utenti insieme a Wwf Italia, Fiper, Aper, Assolterm, Greenpeace, Gifi, Assosolare, Federpern, Ises Italia, Legambiente, Anev, Itabia.
Le domande, nei due anni in cui è stata vigente la normativa di detrazione fiscale del 55%, sono state ben 230.000, per un investimento di oltre tre miliardi di euro. Un comunicato congiunto di Cna, Adiconsum e Ises Italia rende noto che: “Questi interventi hanno permesso un risparmio di 500mila MWh di energia e oltre 200mila tonnellate di CO2 non emessa. Ipotizzando un trend analogo per i prossimi due anni, lo Stato incasserebbe circa 2,1 miliardi di euro tra imposizione fiscale diretta e indiretta, a fronte di un esborso di 1,9 miliardi di euro – continuano le associazioni – e fare un passo indietro in questo settore significa aggravare la situazione italiana in un momenti di grave crisi economica ed ostacolare gli investimenti delle famiglie che potrebbero apportare grossi benefici alla competitività e allo sviluppo del settore”.
E insistono che la variazione indicata dal ministro Tremonti: “riguarda solo la retroattività, che non basta a ripristinare gli effetti positivi del meccanismo di incentivazione, poiché la fissazione di tetti massimi di spesa assolutamente inadeguati e l’introduzione di procedure inutilmente onerose e complesse, creeranno grosse difficoltà alla realizzazione degli investimenti, e manderebbero in crisi un settore di oltre 50 mila imprese e 200 mila addetti – e concludono dicendo che bisogna – sopprimere quanto previsto”.

fonte: rinnovabili.it

2008 l'anno delle eco-tv?

Negli ultimi tempi ne sono nate tantissime dalle più famose come quella dell’Onu o quella di Al Gore alle esperienze nostrane, più o meno grandi, più o meno conosciute

Tutti, merito di internet, possono metter su un canale televisivo. Le ultime tecnologie, alla portata di tutti, più sofisticate,ma più facili da utilizzare hanno favorito questo boom, piccole o grandi realtà, il tutto iniziato per quanto riguarda l’ambiente con i famosi video dei teleoperatori di Greenpeace che testimoniavano le spericolate azione dei “guerriglieri verdi” della prima ora.
Oggi, grazie anche a duna maggiore diffusione della coscienza ambientalista, in In tutto il mondo è sempre più facile mandare in onda filmato con temi attinenti al clima, all’inquinamento alle conseguenze del global waming. Sono network tv low-cost, tutti rigorosamente sul web e anche se non tecnicamente perfetti, ma con flmati interessanti e testimonianze a volte uniche.
Seguendo la modo o se volete l’interesse sempre maggiore, anche i network satellitari e le emittenti hanno iniziato a produrre questi programmi.
Quali sono gli esempi?
C‘è “Green Tv” che è adirittura finanziata dall’Onu e la fanmosa “Current Tv”, l’emittente di Al Gore (in Italia, su 130 – Sky). Realtà internazionali, con molti contributi degli stessi utenti e l’dea portante della “controcultura”
Planet Green Tv”, sul web e non sul satellite, è pure molto famosa e seguita nonostante faccia parte della pay.-tv.
Da noi abbiamo “Eco Tv” (su Sky 906), paladina di campagne attraverso la rete, poi “Ambiente.tv” forse la prima web tv puntata sui temi ambientali. Poi “Zeroemission” (più portale di informazione ambientale che vera e propria web tv).

fonte: rinnovabili.it

Le bodyguard delle piante

Le api tengono lontani i bruchi e probabilmente anche altri insetti infestanti. La scoperta potrebbe pure suggerire nuovi metodi per ridurre l'uso di pesticidi

Le api sono guardie del corpo delle piante, tengono lontani i bruchi, e probabilmente anche altri insetti infestanti, che ne divorerebbero le foglie: i bruchi sentono il ronzio e, sentendosi in pericolo, si allontanano dalla fonte di cibo.

Secondo quanto scoperto da Jurgen Tautz del Biozentrum Universität di Wurzburg, Germania, i bruchi captano il ronzio degli insetti tramite delle antennine non troppo sensibili, incapaci di distinguere tra api e insetti predatori, e per paura di essere assiliti dalle vespe vanno a brucare altrove.

Resa nota sulla rivista Current Biology, la scoperta potrebbe pure suggerire nuovi metodi per ridurre l'uso di pesticidi inserendo nelle colture le api come 'pesticidi naturali'. Preziosissime per le piante perché ne permettono l'impollinazione, adesso è emerso anche che le api fanno da 'bodyguard'.

Gli esperti tedeschi hanno messo api e bruchi nel 'set sperimentale', piante di serra: in presenza delle api le piante subiscono il 60-70% di danni in meno alle proprie foglie, rispetto a quando i bruchi sono inseriti da soli sul 'set', senza api intorno. I bruchi captano il ronzio e, incapaci di distinguere se si tratti delle predatrici vespe o delle innocue api, non possono far altro che evitare il pericolo potenziale fuggendo via alla ricerca di altre fonti di cibo.

fonte: lanuovaecologia.it

La mega-impronta di Hong Kong

Con 4,4 ettari per persona, gli abitanti della regione amministrativa speciale cinese hanno un'impronta ecologica doppia di quella della "madrepatria". con un fabbisogno di risorse di 250 volte superiore a quelle disponibili entro i suoi confini

Link Scarica il dossier (Pdf)

Con i suoi 4,4 ettari per persona, gli abitanti di Hong Kong hanno un'impronta ecologica doppia di quella della Cina. Inoltre Hong Kong ha anche uno dei più grandi debiti ecologici del mondo, è emerso dal Report 'Hong Kong Ecological Footprint': Living Beyond Our Means' (l'impronta ecologica di Hong Kong, vivere al di sopra delle nostre possibilità). Secondo quanto riferito in una nota del Network dell'Impronta Ecologica dal direttore esecutivo Mathis Wackernagel, Hong Kong dovrebbe adoperarsi al più presto con nuove politiche produttive e di utilizzo delle risorse tali da ridurre il suo enorme debito ecologico nei confronti del resto del mondo.

Grande solo un terzo del minuscolo stato Usa Rhode Island, Hong Kong è un pozzo senza fondo di risorse viventi: ha un fabbisogno di risorse, si legge sul report, di 250 volte superiore a quelle disponibili entro i suoi confini e quindi grava sul già precario bilancio delle risorse mondiali. Importa infatti moltissime risorse e ne consuma una quantità identica alla capacità di risorse dell'intera Irlanda, inoltre usa l'atmosfera come una 'discarica' di anidride carbonica che riversa in quantità molto superiori a quelle che la sua terra può riassorbire.

L'80% della sua impronta ecologica, ovvero la domanda di terreni agricoli, pascoli, foreste e zone di pesca, è dovuta al consumo di carbone, mentre una quota significativa è data dall'eccesso di pesca, di gran lunga superiore alle risorse dei suoi mari. Hong Kong deve adottare al più presto pratiche di pesca sostenibili, conclude il Globa Footprint, e convertire le centrali a carbone, che forniscno la maggior parte dell'energia elettrica interna, in impianti di produzione di energia pulita.

fonte: lanuovaecologia.it

Pacchetto clima: cosa ha ottenuto e cosa no l'talia

Dopo un lungo confronto, minacce di veto da parte del governo Berlusconi ecco i punti su cui ha avuto ragione e quelli su cui ha perso. Una panoramica di quello che è entrato e uscito dal famoso pacchetto Ue “20-20-20”

Facciamo a fine anno il punto sulla vicenda che ha tenuto banco negli ultimi mesi e si è conclusa proprio a dicembre inoltrato. Stiamo parlando del ormai famoso programma anti-cambiamenti climatici che la commissione Ue aveva approvato, più famoso come programma “20-20-20”. COn una storia che inizia con il “no” e una mnaccia di veto del governo Berlusconi, a cui si erano poi accodati la repubblica Ceca, la Polonia e diversi paesi dell'Est europeo. Una febbrile trattativa con l'Italia e una conclusiva riunione dei capi di stato e di governo ha permesso, sia pur in extremis e con molti compromessi rispetto al programma iniziale, di cantar vittoria sia alla presidenza della commissione Ue e al suo presidente Barroso che comunque hanno portato comunque a casa un risultato, sia al presidente di turno, il francese Sarkozy che ha concluso il suo semestre con un qualche risultato e anche ai governi Berlusconi e di altri paesi recalcitranti, contenti di aver ottenuto quello che chiedevano.
La vicenda si è conclusa non l'approvazione definitiva del pacchetto Ue sul clima con la votazione e l'approvazione dell'Europarlamento. Ma di preciso cosa ha ottenuto e cosa non è riuscito a ottenere il governo Berlusconi?

Carbon Leakage
Si è estesa la tipologia dei settori industriali a rischio di delocalizzazione, se vincolati ai costi dei diritti di emissione, con il recepimento di standard obiettivi (sovraccosti sul valore aggiunto ed esposizione internazionale) che permetteranno di includere i settori del vetro, della ceramica, della carta e dei tondini per cemento armato (insomma la cosidetta siderurgia a forno elettrico). Tali industrie otterranno il 100% delle proprie quote di CO2 gratis, a condizione che rispettino dei parametri di riferimento di efficienza energetica (diverso per ogni settore), e a patto che non siano presenti accordi sovranazionali che vietino la delocalizzazione.
Su rischiesta specifica del governo Berlusconi è stata prevista la possibilità di considerare anche uno solo dei due parametri, se molto alto, e la possibilità di scorporare alcuni sotto-settori particolarmente esposti, se facenti parte di segmento produttivo che non rispetta i parametri. Di fatto un allargamento delle maglie che potrebbe comprendere nei settori a rischio di delocalizzazione addirittura il 95% dell'industria manifatturiera europea. Occorre precisare però che le esclusioni di settori a rischio delocalizzazione non sono così scontate, perché non verranno applicate se vi fosse un diverso accordo internazionale alla prossima Conferenza Onu sul clima di Copenaghen (dicembre 2009).

Esenzione per le Pmi

E' prevista una semplificazione delle verifiche per le piccole imprese (sotto le 5.000 tonnellate all'anno di CO2), nell'ambito di una esenzione dal sistema Ets delle Pmi (fino a 25.000 tonnellate di CO2, quando il programma di partenza ne prevedeva solamente 10.000), che saranno obbligate comunque ad adottare delle misure definite “equivalenti”. Quasi un'autocertificazione presso le autorità nazionali competenti) permetterà alle piccole imprese di risparmiare i costi dei verificatori esterni di queste ‘misure equivalenti'.

Crediti esterni nei settori non industriali

Pee quanto riguardi i settori del turismo, dei servizi, dell'agricoltura, dei trasporti, e dell'ediliza, l'Italia è uno dei dodici stati Ue autorizzarti ad incrementare il ricorso al “Clean Development Mechanism” e alla “Jiont Implementation”. Si tratta dei cosiddetti “crediti esterni” (_così criticati dagli ambientalisti_), che derivano dai progetti delle aziende Ue in paesi extraeuropei, validi per rientrare negli obiettivi nazionali della riduzione di emissioni. L'incremento è del 3/4% sul 10 (13% per l'Italia) che nell'Ue dovranno essere tagliati nel 2020 rispetto al livello delle emissioni del 2005 (calcolato sulla somma totale delle riduzioni annuali). La riduzione quindi, rispetto all'obiettivo nazionale, dovrebbe dovrebbe attestarsi attorno al 70%. Il governo Berlusconi, però, aveva chiesto di più. (il punto percentuale in più vale solo per progetti in paesi meno sviluppati, nelle piccole isole, ma non per Cina o India).

Comparti manufatturieri “non esposti”

I segmenti manifatturieri non a rischio di delocalizzazione avranno gratis l'80% delle proprie quote di CO2 nel 2013, e poi a scalare, sempre meno ogni anno fino ad arrivare al 30% nel 2020 (il programma “20-20-20” indicava che a tale data tutti i diritti di emissione fossero a pagamento). Le parte di quote gratis diminuiranno gradatamente dal 30% del 2020 fino ad azzerarsi nel 2027. Ciò taglierà notevolment i costi delle imprese manifatturiere italiane, che non potranno usufruire della deroga per i settori a rischio delocalizzazione.

Adeguamento automatico al 30% in caso di accordi Onu

E' così sparito ogni obbligo di adeguamento automatico, dal 20 al 30%, dell'obiettivo di riduzione delle emissioni nel 2020, in caso di accordo internazionale alla Conferenza Onu sul clima di Copenaghen del dicembre 2009. L'adeguamento si farà solo in base a una proposta della Commissione Ue (marzo 2010), salvo approvazione con procedura di co-decisione fra Consiglio Ue ed Europarlamento.
Queste eventuali misure andranno in vigore solo dopo l'entrata in vigore di un nuovo, eventuale trattato internazionale. Su richiesta italiana, la Commissione europea potrà proporre la concessione di altre quote di CO2 gratuite inidrizzate ai settori esposti a un rischio significativo di delocalizzazione, “anche alla luce dei risultati del negoziato internazionale”.
Tuttavia, (contrariamente a quanto hanno affermato esponenti del governo italiano) nessun obiettivo di riduzione delle emissioni, né europeo, né nazionale, potrà essere rimesso in discussione. Infatti la “clausola di revisione”, chiesta dal governo Berlusconi, potrà essere usata solo per aumentare lo sforzo di riduzione, non per diminuirlo, come tenuto a ribadire il presidente della Commissione, il commissario all'Ambiente, Stavros Dimas e i relatori dell'Europarlamento.

Rinnovabili senza obiettivi intermedi

In merito alla direttiva sulle energie rinnovabili, il governo Berlusconi si era opposto a fissare obiettivi intermedi vincolanti nell'incremento delle fonti rinnovabili. La direttiva approvata prevede solo l'obbligo per gli Stati membri di presentare, entro il 2010, dei piani standard per le rinnovabili, alla Commissione europea, che potrà chiedere la revisione dei piani, se inadeguati a raggiungere l'obiettivo del 2020 (per l'Italia, il 17% sul consumo finale di energia).
Altro risultato spuntato dal governo Berlusconi è la possibilità di acquistare energia da font rinnovabili anche dai paesi non Ue vicini, per raggiungere l'obiettivo, ma sempre che si tratti di energia fisicamente trasferita (con elettrodotti, per esempio), in particolare dal Nord Africa e dai Balcani.

Multe più graduali per il mancato rispetto dei valori previsti per le auto

Il negoziato, il cui protagonista, è stato il relatore dell'Europarlamento, Guido Sacconi (Pd/Pse) all'inizio partiva da un accordo franco-tedesco e un meccanismo di differenziazione casa per casa degli obiettivi di riduzione delle emissioni che premiava,
auto di lusso e più pesanti (tipiche della produzione tedesca), penalizzando invece quelle di piccola cilindrata e più leggere (gran parte della produzione italiana).
Il testo corregge questa imposazione: dal 2012 al 2015, le case automobilistiche dovranno man man ridurre le emissioni dei loro modelli fino a 130 g/km (media per tutto il parco auto Ue), per gli inadempienti sono previste multe progressive meno salate per i primi tre grammi di ‘sforamento', molto più pesanti dal quarto grammo in su. Cioè solo 5 euro (moltiplicate per il numero di auto vendute) per il primo grammo in eccesso, 15 per il secondo, 30 per il terzo e 125 per il quarto, più 95 euro in più per ogni ulteriore grammi di sforamento.

Deroghe per il settore termoelettrico

Nessuna deroga per nessun governo, nemmeno per quello di Berlusconi. Il pagamento del 100% delle quote di emissione per il settore termoelettrico resta. Eccezioni in questo settore solo per i paesi dell'Est europeo
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Emissioni procapite invece che rispetto al Pil

Bocciata l'idea del governo Berlusconi di considerare le emissioni pro-capite, invece che rispetto al Pil dei paesi membri. Con questo criterio, il governo calcolava che l'Italia avrebbe avuto oneri più bassi. Ma nell'analisi della Commissione europea avrebbe costituito un problema insuperabile nei negoziati internazionali con paesi come l'India e la Cina. Imossibile negare ai due paesi più popolosi della Terra l'applicazione di questo principio se fosse adottato all'interno dell'Ue. E con un tale parametro India e Cina continuerebbero per decenni ad aumentare le emissioni, prima di raggiungere i livelli dei paesi di vecchia industrializzazione.

Revisione degli impegni di riduzione e rinvio delle misure

Nell'accordo sono stati inserite alcune parole che il governo Berlusconi ha poi usato per non ammettere di aver perso de tutto la battaglia su questo piano. Non c‘è nessuna revisione degli obiettivi vincolanti del pacchetto, né di quelli europei, né di quelli nazionali. Le proposte della Commissione dopo Copenaghen, eventualmente aumentaranno gli impegni dei paesi Ue, e non li diminuiranno certo. Il pacchetto clima, costituisce quindi il minimo dell'impegno Ue, unilateralmente, anche in caso di mancato accordo Onu. Da fonti tedesche, bocciata anche la richiesta di Berlusconi per un rinvio di un anno del pacchetto, a causa della crisi economica e finanziaria. Si è dovuto arrendere di fronte a un deciso no dei colleghi, sprattutto del cancelliere Angela Merkel.

Obiettivi intermedi nazionali per settori non industriali

Reintroduzione degli obiettivi intermedi annuali obbligatori per raggiungere l'obiettivo 2020 di taglio delle emissioni nei settori non industriali (il 10% rispetto al 2005 nell'Ue, il 13% per l'Italia) su cui il governo Berlusconi era contrario. Inoltre, è precisata una penale per i paesi inadempienti. Ogni anno, si può trasferire all'anno successivo la parte di riduzione delle emissioni prevista e non effettuata, ma verrà aumentate di un'ulteriore riduzione dell'8%. Il governo Berlusconi si era particolarmente impuntato su questo punto, ma ne è uscito sconfitto.

Nessuna riduzione dell'obiettivo nazionale nelle rinnovabili

L'Italia chiedeva una riduzione dell'impegno nazionale di arrivare nel 2020 alla quota del 13% di fonti rinnovabili nel consumo energetico finale. Richiesta non presa in considerazione.

fonte: repubblica.it

Un vaporetto fotovoltaico e a idrogeno per la Laguna veneta

Un mezzo ecocompatibile dotato di celle a combustibile ma in grado di sfruttare anche la luce solare. Questo il progetto Fincantieri finanziato nell’ambito del programma ministeriale “Industria 2015”

Solcherà le acque venete senza inquinare, alimentato da un sistema ibrido costituito da tecnologia fotovoltaica e celle a combustibile. Si tratta del vaporetto ecologico ideato all’interno dal progetto Vision e presentato oggi nella sede di Confindustria Venezia. L’Iniziativa promossa dalla stessa confederazione e coordinata da Fincantieri fa parte dei 22 progetti ammessi al finanziamento del primo Programma di “Industria 2015” sulla Mobilità sostenibile per cui sono stati stanziati 180 milioni di euro. Di questi 5 andranno a Vision per il quale è stato calcolato un investimento totale di circa 12 milioni di euro. A sperimentare il prototipo sarà Actv, futuro utilizzatore della nuova generazione di vaporetti, mentre altre 12 realtà fra imprese e centri di ricerca saranno partner per la realizzazione del vaporetto i cui lavori di progettazione inizieranno a partire da febbraio 2009 per terminare con il varo nel 2012. Obiettivo di Vision creare un trasporto passeggeri via acqua di alta qualità che sappia congiuntamente qualificare l’uso di unità navali in contesti urbani monumentali ed ad alta valenza ambientale, anche al di fuori del contesto lagunare veneto. Un progetto dunque che ben si presta ad essere esteso a tutti quegli ambienti “eco sensibili” nazionali o comunitari che richiedono una particolare attenzione nei confronti di fattori come inquinamento ed impatto ambientale. Il vaporetto in questione sarà dotato di un sistema ibrido che unirà celle a combustibile, alimentate da un sistema di accumulo di idrogeno ad un impianto fotovoltaico. Il prototipo sarà provvisto inoltre di motori elettrici di nuova generazione, azionanti sistemi del tipo azimutale per assicurare una maggiore sicurezza e prontezza di manovra insieme ad ridotto inquinamento acustico

fonte: rinnovabili.it

Petrolio parte male (a 33) e chiude quasi a 42 dollari/barile

In leggera crescita, dopo una partenza molto fiacca, la quotazione del petrolio aumenta grazie alle voci di una probabile futura ulteriore riduzione della produzione dei paesi dell’Opec

Alle aperture della borsa oggi si è registrato un nuovo crollo per le quotazioni del petrolio. Il future con scadenza gennaio sul Crude oil, a New York ha marcato l’ultimo giorno di trattative per tale data, con scambi appena sopra livello 33 dollari, Cioè con una diminuzione di oltre l’8%, un valore che non si riscontrava dagli inizi del 2004.
Il notevole aumento delle scorte petrolifere Usa, (nell’ultima settimana un +21%) è stato una delle cause di questo ennesimo calo. Va infatti considerato che nelle ultime cinque sedute il greggio ha visto il future calare di quasi il 30%.
Dopo circa un’ora di contrattazioni però il contratto future con scadenza a febbraio, sul mercato ufficiale del Nymex, viene invece scambiato poco sotto i 42 dollari al barile, con un minimo di 41,5 dollari. Il contratto sul Brent fissa la sua quotazione a 43 dollari sul mercato Ice di Londra. Le quotazioni del greggio sono salite grazie anche alle indiscrezioni secondo cui l’Opec starebbe valutando un’ulteriore taglio produttivo.

fonte: rinnovabili.it

I volontari del Pettirosso salvano più di 3mila animali

Oltre 3.300 animali selvatici salvati e curati nel 2008, più del doppio rispetto al 2006. Tra questi un boa, due pitoni, una volpe volante del Madagascar. Sono numeri impegnativi (e fonte di orgoglio) per i 60 volontari e veterinari che prestano energie e tempo al Centro fauna selvatica “Il Pettirosso” di Modena, che proprio in questi giorni mette in vendita il calendario 2009 dove “posano” le bellezze selvatiche ospitate e rimesse in forza. Con un piccolo gesto di solidarietà (5 euro), si può dare un aiuto concreto ad un centro che si impegna quotidianamente nelle cure di animali feriti o abbandonati. Reinseriti poi in natura con una percentuale dell’80%, tra le più alte in Italia.

Gli ultimi interventi di questi giorni? Due caprioli investiti ed uno ferito con un’arma da fuoco in Appennino. Complessivamente, più di 400 esemplari di ungulati sono stati recuperati nel 2008, 15 daini, 13 cinghiali e un cervo. Ma anche ricci e donnole, faine, e tassi, istrici e gufi reali, civette e barbagianni, aironi, passeri e pipistrelli. Come spiega Piero Milani, responsabile del Centro, «si tratta soprattutto di animali feriti investiti lungo le strade, oppure colpiti da fucilate o in difficoltà. I nostri interventi avvengono in molti casi a seguito delle segnalazioni dei cittadini o da parte delle forze dell’ordine. Oltre agli ungulati quest’anno ci siamo occupati di centinaia di uccelli feriti, tra cui rapaci, come poiane e falchi, che rappresentano una preziosa ricchezza per la biodiversità modenese».

Sulla base di una convenzione con la Provincia di Modena, Il Pettirosso interviene non soltanto su richiesta di singoli cittadini, ma anche in seguito a segnalazioni di forze dell’orddine e vigili del fuoco.

Per le segnalazioni e per richieste di intervento sono attivi i numeri telefonici 339 8183676-339 3535192 oppure è possibile chiamare il servizio 118. Visitando il sito, si possono cogliere diversi strumenti per mobilitarsi a favore degli animali in difficoltà, dal volontariato diretto alle adozioni a distanza. Il centro organizza anche visite di educazione ambientale per le scuole.

fonte: ermesambiente.it

UE: RIDURRE LO STAND-BY

Nuovo regolamento per ridurre il consumo di apparecchi elettrici ed elettronici.
Gli apparecchi elettrici ed elettronici in modalità standby consumano molta energia, ma non tutti lo sanno. La Commissione europea ha appena adottato un regolamento sulla 'progettazione ecocompatibile' volto a ridurre il consumo energetico in modalità standby di tutti gli elettrodomestici e prodotti elettronici per ufficio. Il regolamento stabilisce nuovi requisiti di efficienza energetica, che permetteranno di ridurre il consumo di energia elettrica di quasi il 75% entro il 2020.

"L'adozione di questa prima misura nell'ambito della direttiva sulla progettazione ecocompatibile, conclude nel modo migliore l'anno di efficienza energetica della Commissione e sottolinea il nostro impegno sugli obiettivi fissati in questo ambito, più motivati che mai in questi tempi di crisi finanziaria", ha dichiarato il Commissario all'energia Andris Piebalgs. La misura, secondo Piebalgs, consentirà ai cittadini europei di risparmiare miliardi di euro e di evitare milioni di tonnellate di emissioni di CO2.

Il 7 luglio, i rappresentanti degli Stati membri che costituiscono il comitato di regolamentazione sulla progettazione ecocompatibile, hanno approvato la proposta della Commissione per un regolamento in grado di ridurre il consumo di energia degli apparecchi domestici e dei prodotti per ufficio. Quindi la proposta è stata invia al Parlamento europeo per la consultazione e la Commissione l'ha ora adottata in via formale, l'ultimo passo della procedura.

La funzione di standby è presente in quasi tutti i prodotti elettronici per le famiglie o per gli uffici, come televisori o computer. I prodotti in modalità standby consumano circa 50 TWh di energia elettrica all'anno nell'Unione europea: il regolamento mira a innescare una riduzione del 73% entro il 2020. I risparmi sono paragonabili al consumo di elettricità annuale della Danimarca e corrispondono a circa 14 Mt di emissioni di CO2 evitate.

Il regolamento entrerà in vigore nel primo trimestre 2009. Dal 2010 il consumo energetico in modalità standby di nuovi prodotti dovrà essere inferiore a 1 watt o 2 watt. Questi valori saranno ridotti nel 2013 a 0,5 Watt e 1 watt, approssimandosi così ai livelli raggiungibili con la migliore tecnologia disponibile. In materia di progettazione ecocompatibile, la Commissione prevede di adottare al più presto quattro nuove misure recentemente approvate dagli Stati membri e che sono attualmente all'esame del Parlamento europeo e del Consiglio, compreso il regolamento che prevede l'abbandono graduale delle lampadine a incandescenza. Questa prima serie di misure di progettazione ecocompatibile permetteranno di risparmiare circa 125 TWh di energia elettrica entro il 2020, un valore paragonabile al consumo di elettricità annuale della Svezia.

Ulteriori risparmi sono inoltre previsti nel resto del mondo in quanto molti dei prodotti oggetto del regolamento sono commercializzati su scala mondiale. L'approccio in più fasi consentirà ai fabbricanti di adattare per tempo i loro prodotti alle nuove prescrizioni. Il regolamento è basato sui risultati di un'analisi approfondita degli aspetti tecnici, economici e ambientali dello standby, che è stata condotta dai soggetti interessati e da esperti di tutto il mondo.

fonte: ambiente.it

Commercio, vendite al dettaglio in calo dello 0,7% ad ottobre

La crisi comincia a far sentire i suoi effetti anche a livello statistico. Calano infatti dello 0,7% le vendite al dettaglio a ottobre. Lo rende noto l'Istat.

SOFFRONO I PICCOLI NEGOZI - Il risultato di ottobre deriva da un aumento dello 0,7% per le vendite dei prodotti alimentari e da un calo dell'1,6% dei prodotti non alimentari. L'indice destagionalizzato ha registrato un calo dello 0,3% rispetto al mese di settembre. E anche nei primi dieci messi dell'anno si registra un calo dello 0,3%. Come di consueto l'Istat segnala che a soffrire maggiormente sono stati i piccoli negozi (-1,7%) mentre tiene la grande distribuzione (+0,7%). In particolare per gli hard-discount si segnala un +1,9% mentre per gli ipermercati un -0,1%. Risultato positivo (+0,9% per i supermercati).

TIPOLOGIE - Passando alle diverse tipologie di prodotti l'Istat segnala ad ottobre un +0,7% per gli alimentari (+1,1% in dieci mesi) mentre i non alimentari calano dell'1,6% a ottobre con un calo dell'1,1% in dieci mesi. Sempre nel mese di ottobre i cali maggiori (-2,6%) riguardano: «calzature e articoli in cuoio e da viaggio» e «abbigliamento e pellicceria». Male anche elettrodomestici, radio, tv e registratori (-2,4%) mentre l'unico segno positivo si trova nel settore «dotazioni per l'informatica, telecomunicazioni e telefonia» con un +1,7%.


fonte: corriere.it

L'Europa "taglia" lo stand by

Sui consumi annui di energia elettrica incidono sensibilmente le perdite attribuibili alle modalità in stand-by o spente delle apparecchiature elettriche. Gli obiettivi di risparmio dell'Ue al 2020

L'Ue continua la sua lotta ai consumi con un regolamento che detta criteri per la progettazione ecocompatibile delle apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche e da ufficio. In particolare le specifiche perseguono l'obiettivo di un miglioramento dei consumi di energia in modalità stand by e spento, che dovrà essere conseguito applicando tecnologie in grado di garantire migliori prestazioni a costi accessibili e senza incidere sulle spese di produzione e di commercializzazione. Sui consumi annui di energia elettrica incidono sensibilmente anche le perdite attribuibili alle modalità in stand-by o spente: il loro volume annuo stimato ammonta a 47 TWh nel 2005, corrispondente a 19 Mt di emissioni di CO2.

L'applicazione del regolamento dovrebbe limitarsi ai prodotti corrispondenti ad apparecchiature domestiche e da ufficio destinate all'uso in ambiente domestico che, per le apparecchiature di tecnologia dell'informazione, corrispondono alle apparecchiature di classe B quali stabilite dalla norma EN 55022:2006. L'ambito di applicazione dovrebbe essere definito in modo tale che le apparecchiature non ancora commercializzate - ma che avranno funzionalità simili a quelle dei prodotti esplicitamente menzionati nel presente regolamento - siano progettate conformemente alle pertinenti specifiche. Se del caso, l'elenco dei prodotti potrà essere integrato e modificando.
Le specifiche per la progettazione ecocompatibile non dovrebbero avere un impatto negativo sulla funzionalità del prodotto né conseguenze negative per la salute, la sicurezza o l'ambiente. Dunque i prodotti dovrebbero passare idealmente dalle attuali prestazioni ad una situazione di consumo pari a zero quando non eseguono alcuna funzione. Ma per avvicinarsi a questo obiettivo, secondo la Commissione, bisogna dare il tempo ai produttori di adeguarvisi mettendo le basi per ri-progettare le apparecchiature per quanto riguarda le perdite nei modi stand-by e spento.
La completa attuazione del regolamento quindi avverrà in due fasi: la prima dopo un anno dall'entrata in vigore del provvedimento, con determinati obiettivi di riduzione di consumo di energia in stand-bay o spento che avvo da un consumo pari a 1,00W a 2,00 W. La seconda scadenza dopo quattro anni dall'entrata in vigore del regolamento, prevede invece obiettivi più ambiziosi (da 0,50 W a 1,00W). L'intento è dunque quello di incrementare la penetrazione sul mercato di tecnologie che consentano di migliorare l'efficienza energetica nei modi stand-by e spento, con risparmi annui di energia stimati nell'ordine di 35 TWh nel 2020

fonte: lanuovaecologia.it

L'eolico fa bene all'occupazione

Le imprese del settore impiegano nell'Ue 108.600 persone, mentre nel 2003 erano 48.363. L'occupazione nell'energia dal vento registra i risultati migliori in Germania, Danimarca e Spagna

L'industria dell'eolico fa bene all'occupazione. I dati forniti dall'European Wind Energy Association (Ewea) lo dimostrano. Ad oggi le compagnie eoliche impiegano nell'Unione europea circa 108.600 persone, mentre nel 2003 gli addetti assorbiti dal settore erano 48.363. Il che significa che in cinque anni il comparto ha permesso con il suo sviluppo una crescita del 125% degli impieghi. L'occupazione nell'eolico registra i risultati migliori in Germania, 38.000, Danimarca, 23.500, e Spagna, 20.500, i paesi che più hanno scommesso su questa tecnologia. E si tratta di cifre relative agli impieghi diretti.

Ben diverse sono, infatti, quelle globali, se si considera anche tutto l'indotto, incluse le compagnie che forniscono servizi o prestano attività connesse all'eolico nel contesto di una attività più generale. Basti come esempio la realtà spagnola dove, a fronte di 20.500 impieghi diretti, se ne contano globalmente 37.730. Solo metà del lavoratori sono impegnati nella fabbricazione delle turbine, mentre l'Ewea stima che il 30% sia occupato in servizi energetici e in compagnie di ingegneristica e il restante 21% nella promozione e manutenzione dei parchi.
L'eolico non soffre la crisi occupazionale che investe altri settori energetici, come per esempio quello della produzione del carbone. Anzi. In Danimarca e Germania c'é stato un notevole spostamento di lavoratori dai campi energetici tradizionali e dai settori industriali verso l'energia eolica. Secondo le statistiche Eurostat l'occupazione nel settore eolico rappresenta circa il 7,3% di tutti i posto di lavoro nell' industria elettrica, del gas, del vapore e dell'acqua calda. Le proiezioni Ewea prevedono per il 2010 un impiego di circa 184.000 dipendenti, tra diretti e indiretti, e 318.000 nel 2020.
L'occupazione legata all'energia eolica, con la crescita del settore, sta aumentando ora in tutta Europa. Secondo quanto afferma l'Ewea Italia, Francia, Irlanda e Portogallo sono mercati che si mostrano particolarmente dinamici, mentre i paesi dell'Europa dell'est trarranno sì vantaggio della liberalizzazione del mercato elettrico e dai bassi costi della loro mano d'opera, ma i risultati si toccheranno con mano tra tre, quattro anni.

fonte: lanuovaecologia.it

Clima, la lezione della storia 'Servono ingegno e adattamento'

HANNO fatto collassare civiltà, hanno costretto gli uomini a ingegnarsi trovando nuovi modi per sopravvivere, hanno prodotto anche importanti cambiamenti positivi nelle organizzazioni sociali ed economiche. La storia dell'umanità è innanzitutto la storia del suo adattamento ai cambiamenti climatici. Anche per questo i paleoclimatologi sono spesso i migliori alleati di chi nega l'origine antropica del riscaldamento globale. La loro tesi è che le mutazioni sono sempre avvenute in ragione dei cicli naturali e il fattore umano non va dunque sopravvalutato.

Brian Fagan, ex docente di archeologia all'Università della California a Sant Barbara passato ormai a tempo pieno nel campo dei divulgatori scientifici (il suo ultimo lavoro The great warming per ora non è stato tradotto in italiano), la pensa però diversamente. Buona parte dei suoi studi si sono concentrati proprio nella ricostruzione di come siccità, alluvioni e innalzamenti delle acque marine hanno plasmato la storia dell'uomo. Quella che stiamo vivendo, avverte, "è una situazione completamente diversa". Allo stesso tempo suoi libri (in particolare La Lunga estate, Codice edizioni) ci aiutano a inquadrare i problemi che ci attendono in una prospettiva storica, senza indulgere in visioni apocalittiche per il momento fuori luogo. Quando il Periodo Caldo Medievale portò abbondanza di raccolti in Europa, molte popolazioni americane dovettero fare i conti con una devastante siccità. Tra queste, i Chumash, nativi della California meridionale, che dopo l'iniziale sbandamento reagirono rinnegando la violenza e "crearono una società completamente nuova diventando più saggi".

Professor Fagan, ci può spiegare meglio cosa accadde alle tribù Chumash?
"Affrontarono la realtà e ne discussero a lungo. Alla fine raggiunsero un accordo tra le varie fazioni per voltare pagina. Il nuovo corso alla lunga ebbe successo e fu accettato da tutti, anche perché fare altrimenti avrebbe significato un suicidio politico".

Può chiarire meglio in che modo i cambiamenti climatici hanno influenzato l'umanità?
"Si può fare un paragone con un sasso che cade in uno stagno. C'è un punto di impatto e delle onde che si riverbano in cerchi concentrici. Queste "onde" sono le conseguenze sociali, politiche ed economiche dei cambiamenti climatici che colpiscono - e a volte distruggono - le civiltà. E' il caso dei Maya: la siccità fu una delle cause del collasso della maggior parte di questa civiltà".

Tra le grandi eredità dei cambiamenti climatici illustrate nei suo libri c'è anche la nascita dell'agricoltura.
"L'addomesticamento delle piante 10mila anni fa portò a un loro rapido cambiamento genetico con la selezione di quelle che avevano caratteristiche più propizie ai raccolti".

Dalle ricostruzione storiche emerge che l'evento climatico più temibile è sempre stato la siccità. E' ancora così?
"Credo che nel breve periodo la siccità sia il maggiore pericolo che dovremo fronteggiare, specialmente nelle zone semiaride come la Spagna, gli Stati Uniti occidentali, vaste aree dell'America Centrale e dell'Africa. I prossimi 50 anni saranno critici".

Cosa ne pensa del dibattito sul cambiamento climatico e delle perplessità degli scettici?
"Il fatto che stiamo immettendo gas nell'atmosfera in quantità senza precedenti rende i cambiamenti climatici che stiamo vivendo unici rispetto ai problemi vissuti dalle società precedenti la nostra. A mio avviso non ci sono dubbi che siamo in una fase di riscaldamento, molto del quale causato dagli uomini. I cambiamenti climatici che dobbiamo affrontare saranno diversi dal passato soprattutto perché ora sulla Terra siamo in molti di più e in molti viviamo in grandi città densamente popolate".

Nella sua ricostruzione storica dei cambiamenti climatici le società sono state colpite in maniera diversa a seconda del loro tipo di organizzazione sociale, economica e politica. Questo sarebbe vero anche oggi o la globalizzazione ci ha già reso ormai una "civiltà unica"?
"Credo che continueranno ad esserci differenze da posto a posto. Ma effettivamente l'urbanizzazione è ormai un fenomeno globale e le sfide saranno simili per tutti. E' probabile però che culturalmente le affronteremo in maniere diverse".

Siamo ormai in gran parte una società ad alta tecnologia e ad alta conoscenza. Questo è un vantaggio o un limite nell'adattamento ai cambiamenti climatici?
"Siamo estremamente vulnerabili perché viviamo in grandi città e perché le nostre società sono così complesse che i processi decisionali sono lenti e macchinosi. Il mio pensiero al riguardo è sintetizzato nell'ultimo capitolo della "Lunga estate": tecnologia e conoscenza ci aiuteranno molto, ma alla fine ciò che ci permetterà di prevalere sono le nostre qualità di ingegno e la capacità di adattamento in quanto esseri umani, proprio come è accaduto nell'antichità"

fonte: repubblica.it

lunedì 22 dicembre 2008

Il 5% delle famiglie non ha soldi per il cibo

Il 5,3% delle famiglie italiane alla fine del 2007 ha dichiarato di avere avuto nel corso dell'anno «momenti con insufficienti risorse per l'acquisto di cibo». Il dato emerge dall'indagine dell'Istat sulla distribuzione del reddito e le condizioni di vita in Italia. A fine dell'anno precedente il numero delle famiglie in difficoltà con gli acquisti di alimentari era risultato il 4,2%.

POVERTÀ - Sale dal 14,6% al 15,4% il numero delle famiglie che ha dichiarato di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese. L'Istat rileva «segnali di disagio particolarmente marcati» al sud e nelle isole, e in particolare in Sicilia dove sale al 10,1% il numero di famiglie con problemi di risorse per il cibo. La situazione migliore si registra in provincia di Bolzano e in Emilia Romagna.

REDDITO - Una famiglia su due ha guadagnato nel 2006 meno di 1.924 euro al mese, con un aumento del reddito del 2,8% rispetto al 2005, superiore all'inflazione che all'epoca era al 2,1%. In media le famiglie italiane hanno percepito un reddito netto di circa 2.379 euro al mese, tuttavia per il 61,8% il valore si attesta sotto la media e in tutte le regioni meridionali. L'indagine Istat conferma quindi la forte diseguaglianza nella distribuzione del reddito registrata negli anni precedenti, non solo tra le famiglie del nord e sud, ma anche nel meridione dove è confermato un forte divario tra famiglie povere e ricche.

CENONE - Secondo un sondaggio della Confesercenti, gli italiani spenderanno a Natale per il cenone e il pranzo complessivamente poco più di 2,5 miliardi di euro. Dato che però segna una diminuzione del 7% rispetto allo scorso anno. Il 3% (pari a 1,8 milioni di italiani) questo anno non farà la cena o il pranzo di Natale a causa delle difficoltà economiche

fonte: corriere.it

Tempeste e Riscaldamento globale: esiste una connessione

Lo dimostrerebbe uno studio della Nasa sulla base dei dati raccolti dal satellite Aqua che ha monitorato per cinque anni le nubi che si trovano a 20 km di quota

La temperatura terrestre si alza e le nubi nella porzione alta dell’atmosfera aumentano. La semplice correlazione, dimostrata per la prima volta da uno studio della Nasa, giunge a conferma di ciò che da tempo era previsto da diversi modelli teorici, fornendo un’ipotesi alle violente tempeste tropicali che ritrovano proprio nelle formazioni atmosferiche sopracitate la prima causa d’origine. A documentare il fenomeno è stato lo studio dello Jet Propulsion Laboratory (Jpl), grazie ai dati forniti dall’Airs (Atmospheric Infrared Sounder), uno degli strumenti a bordo di Aqua, il satellite Usa lanciato nel 2002 per l’Osservazione terrestre e che ogni giorno ha raccolto misure relative a circa 6.000 nubi tropicali. “Nubi e pioggia sono state finora l’anello più debole nelle previsioni climatiche. – spiega Hartmut Aumann, a capo dello studio scientifico – “Secondo le nostre osservazioni le nubi alte, che si trovano a 20 km di quota, presentano le più grandi difficoltà per gli attuali modelli climatici”.
Le informazioni raccolte in questi cinque anni evidenzierebbero così il forte nesso esistente tra i due fenomeni dai responsabili della ricerca attraverso una chiara relazione: ad ogni grado di aumento delle temperature medie superficiali degli oceani tropicali corrisponde un incremento del 45% nella formazione delle nubi associate a piogge torrenziali. “Con l’attuale tasso di riscaldamento globale, – continua – di 0,13 gradi Celsius ogni decennio, la frequenza di queste tempeste potrebbe portare ad un aumento del 6% nello stesso arco di tempo”.
Con questi risultati, presentati dal Laboratorio californiano durante l’ultimo convegno dell’Unione Geofisica Americana e arriva la conferma ad un precedente studio Nasa, condotto da Frank Wentz nel 2005, che evidenziava un aumento nelle precipitazioni globali pari all’1,5% per decade su un periodo di 18 anni; una percentuale di gran lunga superiore (circa 5 volte) al valore stimato nel rapporto 2007 dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc).

fonte: rinnovabili.it

Cinque semplici consigli per un EcoNatale

Un buon Natale a tutti, ancor meglio se verde e sostenibile. È quanto auspica Greenpeace, che in collaborazione con Bonsai tv lancia cinque semplici pratiche virtuose per non trasformare le feste più attese in un trionfo di sprechi, inquinamento (un terzo in più della media dell´anno) ed eccessivo impatto ambientale. Arriva “Take action for the Planet", una campagna che abbina gli auguri all’invito a comportarsi “sostenibile”.

La coreografia del Natale, per esempio, autentica ecatombe di alberi ed eccesso estetico di una festa il cui significato religioso e spirituale imporrebbe profili più sobri. Perché comprare un albero vero, vivo, destinato a morire dopo l’Epifania se si possono benissimo utilizzare i rami di potatura dei boschi? L’effetto scenografico è garantito, il costo è risibile, la natura ringrazia. Visto che il 90% degli alberi di Natale muore, appena gli addobbi tornano in cantina.

E a tavola? Greenpeace consiglia per la dieta natalizia il pesce azzurro. Niente tonni e pesci spada, banditi gamberi e in generale le specie che subiscono forme di pesca indiscriminate che ne alterano gli stock in natura. Per tutto il resto, l’invito è quello di acquistare prodotti di stagione (meglio se biologici) e “a km zero”.

Ma il Natale significa anche pranzi e cene in famiglia e regali per i propri cari. E allora si può avere un’illuminazione degna di una festa anche con lampadine a basso consumo, che tornano utili anche da gennaio in poi. Basti pensare, ricordano i promotori della campagna, che un Natale “sotto i riflettori” consuma quanto una metropoli di un milione di abitanti nell’ora di punta. Si calcola che 15 milioni di alberi e presepi assorbano 750 Mw di potenza elettrica. Buoni consigli arrivano anche per i regali: se si sceglie un oggetto in legno, coscienza ecologica vuole che se ne appuri la presenza del marchio FSC, che certifica la provenienza della preziosa risorsa da una foresta gestita in maniera sostenibile e responsabile; anche se le preferenze virano sull’hi-tech si può fare qualcosa, perché esistono aziende i cui processi produttivi rispettano l’ambiente. Da 3 anni Greenpeace prepara una lista (aggiornata ogni tre mesi) che premia le realtà private nei settori dei cellulari, dei Pc, delle Tv e delle consolle in base alle politiche di sostituzione delle sostanze pericolose e del ritiro e riciclaggio dei beni a fine vita. In particolare si misurano la presenza di sostanze pericolose nei prodotti, il principio di responsabilità sull’intero ciclo di vita del prodotto e la riduzione di emissioni nocive.

E quando a Natale si decide di partire, che si tratti di una vacanza o che sia l’unico modo per raggiungere amici o parenti lontani, meglio attrezzarsi per tempo, possibilmente sbarazzandosi dell’alternativa “aereo”. In nave o in treno si riduce l’impatto ambientale, mentre se si usa l’auto l’ideale è spostarsi in maniera efficiente, con più persone sullo stesso mezzo.

Greenpeace mette le cinque regole ecologiche on line per un informale sondaggio sull’EcoNatale: si può scegliere una o più buone azioni, il conteggio dei click decreterà le maggiori “emergenze ambientali” nella percezione dell’opinione pubblica che naviga.


fonte: ermesambiente.it
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Passatempo Preistorico

Moonstone Madness

Pronti a partire, pronti per distruggere tutto? Bene, allora fate un salto indietro nell'era preistorica e immergetevi in questa nuova avventura dal gusto tribale. A bordo del vostro cinghiale dovrete raccogliere le gemme preziose necessarie per passare alle missioni successive, saltando gli ostacoli se non volete perdere il vostro bottino e distruggendo i totem a testate per conquistare altre gemme utili. Inoltre, una magica piuma vi catapulterà verso il cielo dove punti e gemme preziose sono presenti in gran quantità, per cui approfittatene! cercate di completare la missione entro il tempo limite, utilizzando le FRECCE direzionali per muovervi, abbassarvi e saltare, e la SPACEBAR per prendere a testate i totem.

Change.org|Start Petition

Blog Action Day 2009

24 October 2009 INTERNATIONAL DAY OF CLIMATE ACTION

Parco Sempione - Ecopass 2008

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