Le videoconferenze possono contribuire a salvare il pianeta. Parola dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il foro intergovernativo sul mutamento climatico, formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite. La tesi è stata sostenuta dal presidente dell'IPCC, l'indiano Rajendra Pachauri, durante un incontro dal titolo "Il tuo viaggio è davvero necessario?", che si è tenuto a Westminster alla presenza di vari esponenti del parlamento britannico. Parlando in videoconferenza, l'economista e scienziato ambientale ha lanciato un appello alle aziende di tutto il mondo: ridurre i viaggi di lavoro dei propri dipendenti, e sostituirli con riunioni in videoconferenza, grazie anche ai progressi tecnologici compiuti dalle comunicazioni. In questo modo sarà possibile ridurre "le emissioni di gas serra prodotte dall'aviazione commerciale", una delle principali responsabili del riscaldamento globale del pianeta.
Già Bill Gates, Al Gore e il principe Carlo di Inghilterra avevano cercato di sensibilizzare l'opinione pubblica sugli effetti dell'aviazione sull'effetto serra. A gennaio, infatti, l'erede al trono britannico aveva presenziato sotto forma di ologramma al forum mondiale sul futuro dell'energia, che si svolgeva ad Abu Dhabi. Proprio come in Star Trek, Carlo aveva scelto di affidare a un'immagine tridimensionale la propria partecipazione, per contribuire, nel suo piccolo, a ridurre le emissioni di gas serra. Un viaggio da Londra agli Emirati arabi uniti avrebbe prodotto qualcosa come 15 tonnellate di emissioni che contribuiscono a causare il surriscaldamento del pianeta. Qualcosa di analogo ha fatto, cinque mesi dopo, Bill Gates, intervenuto secondo questa modalità a un convegno sull'Information Technology a Kuala Lumpur. Contesto ambientalista per l'apparizione sotto forma di ologramma da parte di Al Gore: la cornice è stata quella del Live Earth di Tokyo.
Con questo fior fiore di testimonial, l'IPCC, che lo scorso anno ha vinto, insieme ad Al Gore, il Nobel per la pace, si trova a percorrere un solco che è già stato tracciato, e che non può non trovare d'accordo le associazioni ambientaliste. Subito dopo le dichiarazioni del presidente Pachauri, il WWF inglese ha invitato le aziende a cancellare un viaggio di lavoro ogni cinque. "Il settore dei trasporti - ha rimarcato il presidente dell'IPCC - contribuisce in maniera sostanziale alle emissioni di gas serra, e in alcune parti del pianeta rappresenta il 40% delle emissioni totali. Sicuramente uno dei fattori determinanti è rappresentato dalla crescita dell'aviazione civile. Se si potessero sostituire i viaggi di lavoro con videoconferenze, sarebbe possibile tenere a freno le emissioni degli aerei".
Effetto serra da aviazione. Una stima per difetto paragona l'inquinamento di ogni aeromobile a quello di 500 auto non catalizzate. L'aeroporto di Malpensa, tanto per fare un esempio, equivale a 250-300.000 auto al giorno, quello di Linate a 150.000. Ogni anno, gli aerei generano 700 milioni di tonnellate di CO2. Una singola persona che viaggia dall'Europa a New York consuma tra 1,5 e 2 tonnellate di CO2 (il calcolo è della Aviation Environment Federation). Proseguendo su questa strada, l'effetto serra da aviazione civile potrebbe triplicarsi entro il 2050 rispetto ai dati del 1990: la maggiore efficienza energetica degli aerei moderni e i passi avanti della tecnologia verranno annullati dalla crescita dei voli.
Un discorso a parte meriterebbero gli aerei militari. Nel 2003 gli anarco-ciclisti della Critical Mass torinese, con gli scienziati della Società Meteorologica Italiana, hanno calcolato quanto contribuisce all'effetto serra una guerra aerea. Base per le stime è stata quella del Golfo del 1991. Si è partiti dalla considerazione che un aereo da caccia tipo F-15E Strike Eagle o F16 Falcon consuma circa 16.200 litri/ora; un bombardiere B52, 12.000 litri/ora; un elicottero da combattimento tipo AH64 Apache, 500 litri/ora. Su queste basi, si è calcolato che un mese di guerra soprattutto aerea porta l'emissione di 3,38 milioni di tonnellate di CO2: l'equivalente dell'effetto serra totale provocato in un anno da una città di 310 mila abitanti.
I danni sulla salute. E le conseguenze per l'uomo? Di effetto serra si muore. Secondo l'Agenzia per l'Ambiente dell'Unione europea, infatti, le emissioni di gas-serra hanno ridotto le aspettative di vita dell'essere umano di almeno un anno. Non meno drammatici i dati dell'Organizzazione mondiale della Sanità: il riscaldamento globale sta già facendo 150 mila morti l'anno, in termini di aumento della diffusione dei virus tropicali, dei disastri naturali e delle malattie respiratorie legate all'inquinamento. Un ricercatore americano, Mark Jacobson, dell'università di Stanford, è riuscito a definire di quante morti è responsabile la sola anidride carbonica: secondo il suo studio questo gas uccide direttamente 20 mila persone l'anno in tutto il mondo per ogni grado in più di temperatura che provoca. "Quella che ho trovato non è solo una correlazione, ma un vero e proprio rapporto di causa-effetto - spiega Jacobson - questo studio è il primo che ha dimostrato quantitativamente che i cambiamenti chimici e meteorologici dovuti alla sola CO2 sono sufficienti ad aumentare la mortalità". Per il ricercatore il problema è particolarmente grave nelle aree urbane, dove l'inquinamento non riesce a disperdersi: "L'aumento della CO2 anche negli strati più alti dell'atmosfera - spiega - causa un cambiamento nella distribuzione delle temperature che contribuisce a formare delle cappe sulle città".
Sempre sulla base delle stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, il tasso di crescita della mortalità dovuta ai cambiamenti climatici è del 3% l'anno. In Italia, lo scenario peggiore delineato dagli esperti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è quello di un aumento della temperatura entro fine secolo di quattro gradi. Anche i segnali che arrivano dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), sono tutt'altro che rassicuranti: entro il 2030, le emissioni globali cresceranno del 37% rispetto al 2005. Ancora: se proseguirà l'attuale trend senza interventi per ridurre le emissioni nemiche del clima, nel 2050 saranno del 52% superiori rispetto ai livelli 2005.
Necessarie misure drastiche. La soluzione è una sola: abbattere drasticamente le emissioni di gas serra. Prima ancora del recente G8 di Tokyo, l'Agenzia per l'Ambiente dell'Unione europea aveva sollecitato l'Europa a "ridurle del 50% entro il 2020, per limitare l'aumento della temperatura globale a un massimo di 2 gradi". Posizione che è stata poi ribadita in occasione del G8, dove Cina e India si sono però tirate fuori dalla gabbia d'impegno rappresentata da un documento che prevedeva l'impegno a dimezzare le emissioni per il 2050. Secondo l'Ocse bisogna rimboccarsi le maniche e, soprattutto, mettere mano alle risorse economiche di tutti i Paesi industrializzati. "Il Pil mondiale quasi raddoppierà entro il 2030 e triplicherà al 2050 - ha calcolato l'Ocse - e le simulazioni mostrano come basterebbe solo un po' più dell'1% di questa crescita per attuare politiche in grado di ridurre gli inquinanti dell'aria di circa un terzo e contenere la crescita delle emissioni di gas serra al 12% circa anziché il 37% che si avrebbe senza alcun intervento". Nel dettaglio, per ridurre le emissioni di gas serra basterebbe investire lo 0,5% del Pil mondiale nel 2030 e il 2,5% nel 2050. Per riuscirci, suggerisce l'Ocse "si potrebbe introdurre una tassa globale su tutte le emissioni serra che parta da appena due dollari per tonnellata di CO2-equivalente, incrementandola a 150 dollari per tonnellata nel 2050". Oppure, come suggerito dall'agenzia delle Nazioni Unite, iniziare a ridurre i viaggi di lavoro con delle più economiche ed ecologiche videoconferenze.
fonte: repubblica.it
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giovedì 24 luglio 2008
L'aereo avvelena il pianeta meglio la videoconferenza
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