Perché luoghi preziosi della terra rischiano di rovinarsi? L'Unesco ha nominato i nuovi Siti World Heritage, dalle steppe del Kazakistan alle scogliere della Nuova Caledonia. Tra questi c'è Socotra, dove gli italiani hanno il record di Aiuti allo Sviluppo e di presenze turistiche. L'isola dello Yemen è un caso unico di conservazione che ci può insegnare molto: " Socotra è unica in termini di specie animali e vegetali, e proteggerla per le future generazioni è di importanza capitale - dice David Sheppard, il direttore dell'International Union for Nature Conservation, che ha stilato la Valutazione Tecnica per la nomina al Patrimonio Mondiale -. Ma ci sono diversi livelli di problemi: continuare a proteggere la natura, supportare il Governo locale, gestire meglio i fondi, educare la popolazione locale, sviluppare nel modo più leggero possibile turismo e infrastrutture".
Dal 7 luglio, dunque, Socotra, l'isola dello Yemen nell'Oceano Indiano vissuta indisturbata da migliaia di anni, è un Sito del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale dell'Unesco (http://whc. unesco. org/en/list) . La notizia è che Socotra non è più così appartata, ma anzi sta affrontando tutti i problemi dell'arrivo della "civiltà", per cui proprio la nomina rende ancora più evidenti opportunità e difficoltà. Perché è un esempio di come un paese in via di sviluppo può essere un "laboratorio di sostenibilità" o al contrario può rovinarsi a causa dello sviluppo che i paesi occidentali e gli stessi abitanti vedono come un bene.
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Ma perché, rispetto agli altri 830 Siti del World Heritage, questi 3700 chilometri quadri di paradiso sono importanti? Perché, separata dai continenti dall'epoca mesozoica, Socotra si è mantenuta in equilibrio, sotto gli influssi di civiltà indiane, africane, arabe, con le sue sole risorse, con la sua lingua, la sua musica, i suoi pastori beduini, i suoi vestiti colorati, la sua biodiversità, rimanendo isolata fino a venti anni fa. Ancora adesso, su 50.000 abitanti, almeno il 70% vive di quello che coltiva, il 40% si sposta con il bestiame, abita nelle caverne o nelle capanne fatte di coralli, pietra e foglie di palma, cura la dissenteria e le emorragie con le erbe, sopporta con rassegnazione la mortalità infantile.
Senonché, è arrivato anche l'impatto dall'esterno: per esempio con il boom dell'edilizia, con gli Imam che obbligano le donne a velarsi di nero, con le jeep inviate dai parenti (l'8% dell'income del Paese deriva da denaro e beni dei lavoratori emigrati negli Emirati), con la strada che soffoca la barriera corallina e provoca incidenti. Certo, sono arrivati anche gli aiuti, ma è diventato sempre più difficile gestirli coordinatamente e con continuità. E così anche Socotra ha le sue pompe per l'acqua che nessuno sa aggiustare, o un ospedale incominciato dal governo e mai finito per appalti truccati, mentre i pochi medici locali operano in condizioni critiche nella vecchia struttura, supportati dai volontari dell'Università Sapienza.
Su questa realtà problematica e affascinante, lavorano da vent'anni decine di esperti di ONG, Università, Associazioni di tutto il mondo e un centinaio di locali, coordinati da un progetto delle Nazioni Unite. Botanici, medici, zoologi, biologi, agronomi hanno creato ambulatori mobili, lavorato coi contadini per difendere gli orti dalle capre e con i pescatori per non decimare il patrimonio marino. Hanno contato più di 500 specie endemiche di piante, uccelli (le ultime novità su http://www.birdlife.org/news/news/2008/07/yemens_national_bird. html ), fauna, coralli e pesci. Hanno stilato una mappa dell'isola e l'hanno divisa in Riserve, Parchi, Santuari della Natura e Zone di uso generale (tutto su http://socotraisland. org/).
"E' stato un lavoro importante perché per la prima volta la comunità locale è stata coinvolta e un'adeguata base scientifica è stata applicata - racconta Edoardo Zandri, primo coordinatore del programma delle Nazioni Unite sull'isola -. Ed ora che Socotra diventa un Sito Unesco, è più che mai importante che non nascano attriti tra donatori e che la nuova Socotra Authority sia posta al di sopra delle parti senza sprechi, con nuove risorse umane e finanziarie. Mantenere ed estendere il supporto internazionale al team di socotrini è di vitale importanza"
Basta leggere le righe finali delle 11 pagine della "nomination" di Socotra, per individuare una strategia sostenibile: l'Unesco riconosce il valore di natura e cultura; invita il Governo a creare al più presto la Socotra Authority che coordini Stato, Organismi Internazionali e Paesi donatori nella gestione di Biosfera e fasce esterne; chiede di incrementare sforzi economici e risorse umane, di controllare l'impatto di specie invasive, strade, turismo. E preannuncia che manderà una missione nel 2012 per controllare lo stato delle suddette raccomandazioni.
La responsabilità di gestire tutto ciò pesa sulle spalle di Abdulrahman Al Eryani, colto ed attivo Ministro dell'Ambiente, che lancia un appello: "Ci servono capacita tecniche che il nostro paese ancora non possiede e risorse finanziare per creare un sistema di gestione efficiente. Purtroppo, le sfide importanti come povertà, educazione, salute, risorse idriche, infrastrutture essenziali rimangono al centro delle nostre priorità. Il difficile viene adesso: noi ce la metteremo davvero tutta, ma avremo bisogno di un grande aiuto".
Ovviamente, sarà una questione di soldi. Secondo i dati, dal 1997 il Programma delle Nazioni Unite ha supportato formazione e piano di conservazione con circa 1 milione di dollari l'anno e il budget 2003-2008 del Socotra Island Fund ammonta a 5.383.000 di dollari, di cui 2.500.000 a carico della UNDP, 2.500.000 a carico dell'Italia e 383.000 dal governo yemenita (per un paragone: secondo i macroeconomisti per vincere la povertà dell'Africa servirebbero 150 miliardi annui). Ora, dicono all'Unesco, la fragilità della situazione ha spinto a chiedere un vero impegno al Ministro. Il punto sarà come i fondi verranno gestiti.
Anche per questo, l'Italia non offre (solo) fondi. Infatti, un team multidisciplinare sta insegnando in questi mesi agli operatori locali come pianificare il territorio con un vero "supporto sistemico decisionale", come lo definisce Alfredo Guillet, referente per l'ambiente nella direzione della Cooperazione allo Sviluppo del nostro Ministero Affari Esteri.
A questo punto, sulla scacchiera ci sono diverse pedine: l'Unesco con le sue richieste per la sostenibilità, il Ministro dell'Ambiente incaricato di organizzare la nuova Authority, le Nazioni Unite che dovrebbero battere cassa tra gli stati membri per non interrompere il lavoro di anni, l'Italia grande donatrice alla ricerca di risultati concreti, Francia, Olanda, la Comunità Europea e varie Università che potrebbero inserirsi con loro progetti, vari ministeri yemeniti preoccupati di non perdere il loro potere, i sauditi interessati ad investire in grandi hotel e campi da golf.
E' la storia di tanti ex-paradisi: chissà se si può imparare dalle esperienze degli altri.... E tutto ciò prima che sia troppo tardi, si preoccupa Marco Livadiotti, da 40 anni in Yemen con il suo tour operator Universal: "Si va a Socotra come si andava in Egitto 100 anni fa, quasi per caso. Bisogna creare dei prototipi di eco-lodge, un piano per il turismo, insegnare di più ai locali, guardare a paesi modello come il Buthan".
Su un fatto sono tutti d'accordo: una forma di sviluppo giusto è stata tracciata, ora, per prevenire danni irreversibili ad un ecosistema unico al mondo e dare un futuro non solo a questo arcipelago, tutti dovranno remare nella stessa direzione, ognuno con le sue competenze, collaborando con il Governo Yemenita, che dovrá imparare rapidamente come stare al timone di una grande sfida.
PER CHI VUOLE ANDARE A SOCOTRA
Chi va a Socotra deve sapere che è meglio evitare l'alta stagione, andare in piccoli gruppi, fare trekking e dormire nei campi tendati. Tutto ciò è possibile con la locale società di turismo sostenibile o con i tour operator più affidabili.
Info: http://www. socotraisland. org/ses/
www. Yemenia. it,
http://www. kel12. com/,
http://www. antichisplendori. it/,
http://www. utcyemen. com/,
http://www. deserti-viaggilevi. it/ .
fonte: repubblica.it
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lunedì 14 luglio 2008
Un paradiso a rischio scomparsa
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