giovedì 10 luglio 2008

Effetto serra, Cina e India frenano

Cina e India guidano l'opposizione dei paesi emergenti alla proposta degli otto paesi più industrializzati a ridurre del 50% le emissioni nocive entro il 2050. E, in qualche modo, gli emergenti la spuntano perché la "dichiarazione congiunta" al termine della terza giornata del vertice di Toyako si limita a un impegno più generico del previsto, senza cifre e date precise come, invece, si poteva sperare ieri. All'incontro hanno partecipato i leaders del G8 (Usa, Russia, Francia, Germania, Italia, Giappone, Canada, Gb) e quelli di Cina, India, Brasile, Messico, Sudafrica, Australia, Indonesia e Corea del Sud per discutere come combattere l'effetto serra. Un "otto più otto", dunque che, però, sembra aver partorito un "topolino" ambientale.

La dichiarazione sottolinea come "i cambiamenti climatici siano una delle grandi sfide globali della nostra era". Per questo, prosegue la nota, "siamo determinati a combattere i cambiamenti climatici con le nostre comuni, ma diverse responsabilità e le rispettive capacità". Nella dichiarazione si riconosce inoltre "l'ampiezza e l'urgenza della sfida" e si sottolinea la volontà di "continuare a lavorare insieme" per rafforzare la convenzione di Bali" e di adottare ulteriori decisioni alla prossima convenzione di Copenaghen del novembre 2009, che dovrà delineare il post-Kyoto.

Le maggiori economie mondiali "appoggiano una visione condivisa per una azione comune di lungo termine, incluso l'obiettivo di lungo termine della riduzione di emissioni, che assicuri crescita e prosperità".

I Paesi emergenti sottolineano, però, che la possibilità di raggiungere questi obiettivi di lungo termine dipende anche da "tecnologie economiche, nuove, innovative e più avanzate".

Dopo aver sottolineato che gli Otto grandi "lavoreranno per raggiungere ampli obiettivi di medio termine con lo scopo di raggiunge una forte riduzione delle emissioni e un primo stop della crescita delle emissioni il più presto possibile", si ricorda che "la cooperazione tecnologica con il trasferimento di conoscenze alle potenze emergenti è vitale".

Naturalmente nel documento si riconosce che uno sforzo di queste dimensioni per abbattere le emissioni "richiederà una più grande mobilitazione di risorse finanziarie sia nazionali che internazionali".

Iran.
Il G8, inoltre, ha espresso "profonda preoccupazione" per il fatto che l'Iran continua a non adempiere ai suoi obblighi internazionali sul problema del nucleare ma "rimane impegnato" nella ricerca di una "soluzione diplomatica" del problema. Invitando Teheran ad agire "in modo responsabile costruttivo".

fonte: repubblica.it

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