venerdì 4 luglio 2008

Rischio estinzione sottostimato 100 volte

L'allarme per il rischio di estinzione delle specie animali è cento volte più rosso di quanto stimato fino a oggi. Secondo una ricerca statunitense pubblicata su Nature, la causa sarebbe una 'svista' nei modelli matematici usati per valutare il pericolo
L'allarme per il rischio di estinzione delle specie animali è cento volte più rosso di quanto stimato fino a oggi: secondo una ricerca statunitense pubblicata su Nature, infatti, una 'svista' nei modelli matematici usati per valutare il pericolo ha fatto sì che questo venisse sottostimato di circa cento volte. Uno degli autori della ricerca,Brett Melbourne dell'Università del Colorado, sostiene che i modelli matematici usati oggi ignorino le differenze casuali tra gli individui di una popolazione animale.

Queste differenze (come quelle che riguardano le dimensioni degli esemplari e il rapporto tra maschi e femmine), influenzando il tasso di sopravvivenza e il successo riproduttivo, avrebbero un effetto inaspettato sul calcolo del rischio di estinzione. I modelli attuali, spiega l'esperto, calcolano il rischio basandosi solo su due fattori: il numero di eventi casuali che colpiscono negativamente gli individui di una popolazione e fattori come la fluttuazione delle temperature e delle precipitazioni che possono influire sui tassi di natalità e mortalità degli animali.

Vengono quindi trascurati due elementi fondamentali: le variazioni nel rapporto tra il numero di maschi e di femmine e le variazioni fisiche tra gli individui. Nel loro studio, i ricercatori hanno monitorato delle popolazioni di scarafaggi e i risultati sono stati usati per testare nuovi modelli matematici che prendono in considerazione anche questi due fattori. "I risultati - spiega Melbourne - dimostrano che le cose stanno peggio di quanto pensiamo: il rischio di estinzione può essere di diversi ordini di grandezza maggiore rispetto a quello stimato dai biologi".

E gli effetti scoperti in laboratorio, specifica Melbourne, "dovrebbero essere ancora più amplificati nelle popolazioni naturali", dove le differenze tra individui sono più marcate rispetto alle popolazioni di scarafaggi usate in laboratorio per lo studio. Per alcune specie come quella dei gorilla di montagna, aggiunge il ricercatore, i biologi possono raccogliere dati su singoli individui valutando così il rischio di estinzione. "Ma per molte altre specie come quelle marine - conclude - il meglio che i biologi possono fare è misurare le fluttuazioni della popolazione. Sono proprio questi i casi in cui è più probabile sbagliare la valutazione del rischio".

fonte: lanuovaecologia.it

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