L'energia solare raddoppia nel giro di un anno e quella eolica aumenta del 42 per cento, ma non basta. Nella corsa alle rinnovabili l'Italia rimane come un'automobile ferma, troppo lenta rispetto alla velocità degli altri concorrenti. A sfrecciarci accanto sono infatti la rapidità dei cambiamenti climatici, l'incremento dei consumi e anche le performance degli altri paesi europei. Il risultato è che il traguardo del 20 per cento di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020 fissato dall'Unione Europea anziché avvicinarsi si allontana.
A certificare una corsa dell'Italia drammaticamente simile a quella delle Ferrari viste domenica scorsa a Hockenheim sono i dati sulla produzione di energia pulita nel 2007 diffusi dal Gse, il Gestore del servizio elettrico. Il rapporto spiega che nell'anno passato dalle rinnovabili è venuto il 15,7% della produzione elettrica totale del nostro paese, un dato in calo di quasi un punto percentuale rispetto al 16,6 del 2006.
A pesare sulla frenata è soprattutto il rallentamento nel contributo dell'idroelettrico, da sempre l'azionista di larghissima maggioranza della nostra energia rinnovabile. La produzione delle turbine che sfruttano la potenza dell'acqua che scende dalle montagne è passata infatti dai 36,9 gigawatt sui 52,2 del 2006 ai 32,8 sui 49,4 del 2007. Un calo che in termini percentuali equivale all'11 per cento dovuto a diversi fattori, ma sul quale incide anche la diminuzione delle precipitazioni piovose e nevose sull'arco alpino, la principale "fucina" dell'idroelettrico. Una tendenza che gran parte degli esperti di clima ritengono sia destinata ad acuirsi nei prossimi anni in conseguenza del riscaldamento globale.
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Ma a spingere verso il basso la percentuale di rinnovabili è anche il fabbisogno generale in continua crescita. Così, davanti a una produzione nazionale passata dai 231.804 GW/h del 1994 ai 313.888 del 2007, l'aumento delle "pulite" da 48.378 GW/h a 49.411 del 2007 in termini percentuali risulta essere in realtà un calo dal 20,9 al 15,7 del totale. "Pulite", tra l'altro, è scritto necessariamente con le virgolette, visto che dopo l'idroelettrico il secondo contributo è quello dei termovalorizzatori, promossi per legge a fonte verde.
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Così mentre dovremmo sforzarci di accelerare, vediamo in realtà dal finestrino gli altri paesi distanziarci o raggiungerci. In testa alla corsa europea con il 61,9% dell'energia prodotta da rinnovabili c'è l'Austria, che ha saputo combinare alla tradizionale idroelettrica alpina politiche di incentivo al solare e all'eolico. Stessa scelta fatta dalla Svezia, ora a quota 51,3% (con le biomasse al posto del fotovoltaico), mentre la Germania, storicamente quasi priva di idroelettrico, scommettendo sul futuro ha spinto sul pedale del sole e del vento, raggiungendoci a quota 15,7%.
Malgrado il quadro non certo incoraggiante, qualche segnale di speranza per l'Italia comunque c'è. Per quanto produzioni ancora di nicchia (39 GW/h e 4.034 GW/h), il balzo in avanti fatto da solare ed eolico in termini percentuali nel 2007 (+92,8 e +42,2%) è infatti molto positivo. Per scatenare il boom del fotovoltaico è stato sufficiente varare finalmente incentivi ben congegnati come quelli dell'ultimo conto energia. Dal punto di vista normativo e delle semplificazioni resta però ancora molto da fare, soprattutto su scala locale, dove spesso le amministrazioni anziché agevolare la diffusione delle rinnovabili la ostacolano.
E' il caso ad esempio della recente legge regionale molisana che di fatto rende difficilissima l'autorizzazione all'installazione dei pannelli solari e cerca di bloccare l'eolico offshore vietando il passaggio dei cavi elettrici sul suo territorio. Un vincolo che il governo ritiene non sia di competenza regionale, convincendolo a impugnare il provvedimento davanti alla Corte costituzionale per conflitto di competenza.
Se come tutto lascia supporre il pronunciamento della Consulta sarà in favore di Palazzo Chigi, cadrà l'ultimo vero ostacolo alla realizzazione nel giro di qualche anno del progettato impianto eolico al largo della costa di Vasto e Termoli per la produzione di 162 megawatt dalla forza del vento che soffia sull'Adriatico, energia in grado di soddisfare i consumi di circa 120 mila famiglie.
fonte: repubblica.it
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giovedì 24 luglio 2008
Sole e vento crescono troppo poco cala la percentuale delle rinnovabili
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