I biocarburanti hanno provocato un'impennata fino al 75% dei prezzi alimentari mondiali. La cifra, ben più elevata di quella inizialmente stimata, è stata resa nota dal quotidiano inglese The Guardian, ed è contenuta in un rapporto riservato della Banca Mondiale.
Il dato riportato dal Guardian, che cita fonti di "alto livello", contraddice le affermazioni del governo Usa, che ha sempre sostenuto che la produzione di biocarburanti è all'origine di meno del 3% degli incrementi dei prezzi. Il giornale britannico, invece, sostiene che il rapporto della Banca Mondiale non è stato reso pubblico proprio per evitare di irritare il presidente americano George Bush.
Secondo il rapporto citato dal quotidiano, le politiche di incentivo dei biocarburanti hanno causato una diminuzione degli stock mondiali di grano e mais ad uso alimentare, senza il quale gli incrementi dei costi dovuti ad altri fattori sarebbero stati stati molto più contenuti. Nello studio della Banca Mondiale i prezzi sotto esame sono cresciuti del 120% tra il 2002 e il febbraio 2008. Secondo il rapporto, scrive il Guardian, "la produzione dei biocarburanti ha distorto i mercati alimentari almeno in tre modi: in primo luogo deviando l'utilizzo dei cereali dall'alimentazione ai carburanti con oltre un terzo del granturco statunitense destinato alla distillazione di etanolo e circa la metà degli olii vegetali dell'Ue diretti alla produzione di biodiesel".
"In secondo luogo, gli agricoltori sono stati indotti a dedicare parte dei propri campi alla produzione di biocombustibili e, in terzo luogo - conclude il quotidiano britannico - tutto questo ha portato la speculazione finanziaria a concentrarsi sul mercato dei cereali, facendo decollare i prezzi".
La notizia è stata pubblicata a pochi giorni dall'avvio del G8 che si aprirà lunedì prossimo a Hokkaido. Anche a Bruxelles la discussione è molto accesa, tanto che in agenda domina proprio la questione dei prezzi. La stessa Commissione Europea, finita sul banco degli imputati per aver fissato come obiettivo per il 2020 la quota di carburanti di origine vegetale al 10%, nelle ultime settimane ha cercato di correggere il tiro, chiarendo che quando parla di biocombustibili si riferisce solo a quelli "sostenibili" (guarda la fotoclassifica redatta dall'Università di Bologna per l'Italia).
E nelle stesse ore arriva la denuncia della Fao: a seguito dell'aumento dei prezzi dei generi alimentari soffrono la fame oltre 50 milioni di persone in più rispetto al 2007.
In questa situazione Gianluca Susta, capo della delegazione italiana del Partito democratico all'Europarlamento, ha annunciato che presenterà un'interrogazione a Strasburgo "per chiedere di bloccare gli investimenti sui biocarburanti di prima generazione, quelli cioè ottenuti da mais o grano". Citando il rapporto della Banca mondiale, Susta aggiunge: "Chiediamo che l'Unione europea indirizzi i suoi investimenti esclusivamente sui biocarburanti di seconda generazione". Solo in Italia, conclude l'esponende del Pd, "la disponibilità di biomasse residuali corrisponde a circa 66 milioni di tonnellate di sostanze secche all'anno, equivalente a 27 mtep, ovvero ben 27 milioni di tonnellate di petrolio".
fonte: repubblica.it
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sabato 5 luglio 2008
Biofuels, la Banca Mondiale accusa
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