giovedì 3 luglio 2008

Bosforo a rischio

Il consistente aumento del traffico nello Stretto del Bosforo, che con i suoi circa 35 km unisce il Mar Nero con il Mar di Marmara, fa crescere in maniera esponenziale anche i rischi ambientali derivanti soprattutto da fuoriuscite di petrolio o collisioni
Lo Stretto del Bosforo, che con i suoi circa 35 km unisce il Mar Nero con il Mar di Marmara separando la parte asiatica da quella europea di Istanbul, sta assumendo in questi ultimi anni un ruolo sempre più centrale per il trasporto degli petrolio e gas Lpg dalla Russia e dai Paesi centro-asiatici principalmente verso l'Europa. Nel 2007 l'ammontare di petrolio che ha attraversato la striscia di mare che separa i due continenti, è stato pari a 164,1 milioni di tonnellate (+160% '07/'97 e +7,5% '07/'06) e delle circa 50 mila navi che attraversano lo stretto ogni anno, oltre il 10% sono petroliere o gasiere.

Nonostante la costruzione di importanti oleodotti e gasdotti (Btc, Bte, Blue Stream, Samsun-Ceyhan) che attraversano la Turchia, l'enorme incremento dei consumi energetici che si registra in quasi tutti i Paesi del mondo sta moltiplicando l'importanza e l'utilizzo delle acque dello Stretto per il trasporto di prodotti energetici. Ma, come ha rilevato di recente il quotidiano Today's Zaman, il consistente aumento del traffico nel Bosforo - dove in più punti le due sponde distano poco meno di 700 metri - fa crescere in maniera esponenziale anche i rischi ambientali derivanti soprattutto da fuoriuscite di petrolio o collisioni che possono causare esplosioni ed incendi e mettere a repentaglio anche la vita di molti dei 13 milioni di abitanti di Istanbul.

L'ultimo incidente di rilievo avvenne nel novembre 1999, quando entrarono in collisione un mercantile del Belize e una nave bulgara, ma l'anno scorso si sono registrati 186 incidenti che hanno provocato la fuoriuscita di greggio con conseguenze di una certa gravità per le acque del Bosforo. Proprio con l'obiettivo di evitare collisioni, dal 2002 è stato messo in funzione un sistema di 30 radar (costo oltre 30 milioni di dollari), che monitorano costantemente gli stretti del Bosforo e i Dardanelli.

fonte: lanuovaecologia.it

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