giovedì 3 luglio 2008

In attesa della Bce euro forte e petrolio oltre quota 145

Si riunisce stamattina il board della Banca centrale europea - la successiva conferenza stampa del presidente Jean Claude Trichet è prevista per le 14,30 - e i mercati ne attendono gli esiti spingendo le quotazioni dell'euro vicino ai massimi storici contro dollaro. Nei primi scambi della mattinata sui mercati valutari europei la moneta unica passa di mano a 1,5881 dollari (contro 1,5806 della quotazione Bce di ieri). L'euro forte dà un'ulteriore spinta alle quotazioni del petrolio, che in nottata a Singapore ha aggiornato il record stabilito solo poche ore prima: il Brent ha superato anche quota 145 dollari al barile. Poco dopo, a Londra, ha raggiunto 145,75.

Gli operatori scommettono dunque che le decisione della Bce sarà, come annunciato nei giorni scorsi (ma senza darne mai la certezza definitiva), di rialzare i tassi di riferimento dello 0,25%, decisione sulla quale i cattivi dati congiunturali sull'economia emersi di recente avevano fatto tornare qualche dubbio.

Il petrolio aveva superato ieri a New York per la prima volta la soglia dei 144 dollari al barile, fissando il nuovo massimo storico a quota 144,13 dollari sulla scia del calo superiore alle attese delle scorte di greggio. Pesano inoltre le tensioni in Medio Oriente, con gli analisti preoccupati che si possa innescare un conflitto con l'Iran.

Il greggio ha poi concluso la seduta Usa al massimo storico per il prezzo in chiusura, a 143,57 dollari al barile, in rialzo di 2,60 dollari rispetto alla precedente seduta. In netto rialzo anche il Brent, scambiato sulla piazza di Londra, che ha terminato in rialzo di quasi 4 dollari a 144,58 dollari al barile.

Il quadro fornito dal dipartimento dell'energia americano è comunque contrastante. Le scorte di greggio sono diminuite di 2 milioni di barili, a 299,8 milioni di barili, un po' più del ribasso di 1,2 milioni di barili atteso dagli analisti. Si sono invece attestate a sorpresa in rialzo le scorte di benzina, aumentate di 2,1 milioni di barili a 210,9 milioni di barili, mentre le stime parlavano di un calo di 500.000 barili.

"E' una combinazione di vari fattori, gli investitori comprano petrolio perché temono il calo delle scorte, il dollaro debole e le tensioni in Iran", ha detto Phil Flynn, analista di Alaron Trading, società di Chicago.

Ad incrementare la paura sono appunto i timori su un possibile attacco contro l'Iran, quarto principale produttore di petrolio a livello mondiale e secondo principale paese esportatore tra quelli dell'Opec. La paura è che Teheran decida di bloccare le consegne e assumere il controllo dello stretto di Hormuz nel caso in cui fosse attaccata da Israele o dagli Stati Uniti

fonte: repubblica.it

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