martedì 30 settembre 2008

Economia, italiani pessimisti

Percepiscono un'inflazione pesante come un macigno, ben più di quanto segnalato dai dati Istat, ritengono in maggioranza che la situazione economica in Italia peggiorerà, a cominciare dalla disoccupazione in aumento. Per proteggersi da un futuro che appare sempre più nero vorrebbero adottare comportamenti 'conservativi', risparmiare, ma finiscono con l'erodere il proprio conto corrente anche più che in passato. Emergono preoccupazione e scetticismo dal Price Monitor di settembre 2008, il monitoraggio sul clima economico effettuato da Ipr Marketing per Repubblica.it.

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Prezzi degli alimentari alle stelle. Per quanto il Price Monitor rilevi l'inflazione percepita, e quindi non si tratti di una rilevazione scientifica ma di una verifica delle sensazioni dei consumatori, emergono diversi tratti in comune con le rilevazioni Istat. Innanzitutto l'allarme alimentari: secondo gli intervistati, a settembre l'inflazione ha raggiunto il 19,2 per cento, il tasso più alto tra le categorie di beni e servizi. Seguono i trasporti (+14,7 per cento), le spese per la casa (14,6 per cento), per manutenzione di auto e motorini (13,9 per cento), abbigliamento e calzature (12,7 per cento). A differenza dell'Istat, che non include le spese per i mutui nella rilevazione dell'inflazione, l'Ipr considera anche le rate dell'acquisto della casa, che nella percezione dei consumatori a settembre sono aumentate su base annua dell'11,6 per cento, il 4,8 per cento in più rispetto al trimestre precedente (si tratta dell'aumento congiunturale maggiore). "Includiamo i mutui nella nostra indagine perché influiscono moltissimo in questo momento sul potere d'acquisto", spiega il direttore di Ipr Marketing Antonio Noto.

Al Meridione allarme prezzi. L'inflazione falcidia maggiormente il Sud: un dato che emerge dal sondaggio e che coincide, ancora una volta, con le rilevazioni dell'Istat. Infatti nel Sud e nelle Isole gli intervistati lamentano per ogni categoria di beni tassi d'inflazione più alti fino a quattro punti rispetto a quelli delle altre aree geografiche.

Prospettive nere per il Paese. Il pessimismo è diffuso tra gli italiani soprattutto per quel che riguarda le prospettive del Paese, mentre va un po' meglio per le prospettive personali. Nessuno pensa che la situazione complessiva economica dell'Italia sia molto positiva, c'è un 4 per cento che la ritiene 'abbastanza positiva', ma a ritenerla 'poco/per nulla positiva' è il 95 per cento. Anche in questo caso, i meridionali, sui quali pesano ancora di più le conseguenze della crisi, sono ancora più pessimisti: la percentuale di Sud e Isole è del 97 per cento, contro il 96 del Centro e il 92 del Nord. Il 66 per cento ritiene che la situazione sia peggiorata, mentre il 27 la vede stazionaria e il 6 'migliorata in modo significativo'. Spera in un miglioramento nei prossimi 12 mesi solo il 15 per cento degli intervistati, mentre il 50 per cento ritiene che peggiorerà. Però al Sud i pessimisti sono il 57 per cento, al Centro il 42 e al Nord il 48.

E la disoccupazione? Andrà peggio. A conferma dei dati poco confortanti diffusi il 29 dall'Istat, gli italiani temono in maggioranza che la disoccupazione aumenti nei prossimi 12 mesi (51 per cento). Solo il 33 per cento ritiene che rimarrà la stessa, e il 14 che diminuirà. Qui la forbice tra Nord e Sud si allarga: 57 per cento di pessimisti al Mezzogiorno e 46 nelle regioni settentrionali.

Valutazioni personali un po' più rosee. Pessimisti quasi al 100 per cento sulla situazione del Paese, gli italiani lo sono un po' meno su quella della propria famiglia. Vale insomma (in parte) il principio 'io speriamo che me la cavo', dal momento che la percentuale di coloro che ritengono che la propria situazione economica sia molto/abbastanza positiva è del 31 per cento, 4 punti in più rispetto alla precedente rilevazione di luglio, e che i pessimisti passano dal 71 al 68 per cento. Per il Sud naturalmente il rapporto è rovesciato: i soddisfatti sono il 25 per cento contro il 37 del Nord. Tuttavia il 57 per cento degli intervistati ritiene che la propria situazione economica sia peggiorata negli ultimi 12 mesi, il 2 per cento in più rispetto a luglio. E il 43 per cento ritiene che non migliorerà nei prossimi 12 mesi, mentre il 41 ritiene che peggiorerà.

Si erodono i risparmi, e si fanno debiti. Un clima così negativo dovrebbe far tornare gli italiani ad essere le formiche di un tempo, ma non si riesce, l'inflazione falcidia tutto e obbliga a metter mano ai risparmi. E infatti la quota di coloro che riescono a risparmiare una piccola parte del reddito scende dal 23 al 22 per cento, la quota di coloro che dichiarano di utilizzare anche i risparmi per far fronte a tutte le spese sale dal 20 di luglio al 25 per cento, e la quota di coloro che fanno debiti a causa dell'inflazione sale dall'8 all'11 per cento. Al Sud questa percentuale è del 16 per cento: un vero campanello d'allarme per il rischio usura.

La metodologia. Le interviste per il sondaggio sono state effettuate dal 25 al 28 settembre, su un panel di 1000 cittadini residenti in Italia, disaggregati per sesso, età ed area di residenza.

fonte: repubblica.it

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