Un emendamento blocca la stabilizzazione dei 700 precari dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. E il 50% dei posti di lavoro è a rischio. «L’Italia potrebbe perdere l’unico sistema in grado di garantire informazioni credibili sul suo stato ambientale»
È attivo ufficialmente da soli 20 giorni l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ispra), ma la struttura è già in subbuglio. Il governo ha iniziato accorpando in tutta fretta Apat (Agenzia per la protezione dell’ambiente e i servizi tecnici), Icram (Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare) e Infs (Istituto nazionale per la fauna selvatica), mentre dal mondo ambientalista arrivava l'allarme sul possibile indebolimento di questi enti e delle importanti funzioni che gli sono affidare. Poi l'esecutivo ha improvvisamente rallentato, lasciando l'Ispra senza statuto e organizzazione. Infine, grazie all’emendamento che blocca la stabilizzazione dei precari, è pronto a lasciare il 50% del personale senza posto di lavoro.
Dopo giorni di mobilitazione, questa mattina i lavoratori hanno occupato l’istituto a tutela della loro occupazione e delle funzione stesse dell'Ispra. «C'è una situazione grave per la sicurezza ambientale e sanitaria in Italia - dicono i lavoratori in una nota - tra emergenze sui rifiuti e traffici illeciti, mentre l'ente nazionale Ispra, deputato ai controlli, rimane da mesi senza statuto e organizzazione. Ci saranno gravi ripercussioni sulle attività finora assicurate in materia di protezione ambientale a livello nazionale e di sistema delle Arpa. Il rischio è che l’Italia perda l’unico sistema in grado di garantire informazioni credibili sul suo stato ambientale».
I lavoratori hanno bloccato le attività dell’Istituto e questo ha spinto il commissario Vincenzo Grimaldi ad inviare un comunicato urgente al governo in cui informa "dell'estremo stato di agitazione e dell'occupazione dell'Istituto". Questa agitazione si inserisce in una mobilitazione generale degli enti di ricerca. In Italia la ricerca è organizzata sul lavoro precario, e questa è notizia nota, ma siamo ormai giunti a una situazione per cui non sarebbero tollerabili altri tagli senza gravissime conseguenze, come il sostanziale blocco delle attività non per decisione dei lavoratori, ma per la loro mancanza. Oltre ai 700 dell’Ispra sono in agitazione altri 500 lavoratori dell’Istituto per la formazione professionale dei lavoratori e i 400 precari dell’Istituto nazionale di geofisca e vulcanologia.
"Le iniziative in corso in queste ore” afferma Domenico Pantaleo segretario generale FlcCgil “sono solo l'anticipo della forza che metteremo in campo nei prossimi giorni per bloccare questo inaccettabile provvedimento". Il riferimento è al provvedimento, spiega il sindacalista, "con cui il governo intende abrogare le norme sulla stabilizzazione che, se approvato, porterebbe al licenziamento migliaia di persone e metterebbe in ginocchio il sistema pubblico di ricerca e università. Infatti queste norme, unite a quelle che limitano a tre anni la possibilità di lavorare con contratti flessibili non solo impediranno stabilizzazioni e assunzioni ma anche il mantenimento in servizio dei precari".
fonte: lanuovaecologia.it
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