venerdì 26 settembre 2008

Usa. L’ambiente rimane un tema secondario anche per la nuova Presidenza

"Per la riduzione delle emissioni globali e solo un'iniziativa congiunta delle più forti economie (USA/Europa/Giappone) potrà avere effetti significativi", ha dichiarato Corrado Clini, direttore del ministero dell'Ambiente italiano, che ha incontrato i responsabili ambiente dei candidati Usa. Ma "è prevedibile" che gli Usa non aderiranno ad un accordo globale sul modello del Protocollo Kyoto.

L'Università di Harvard ha ospitato una conferenza dal tema "Agire in tempo sulla politica energetica" nel corso della quale il direttore generale del ministero dell'Ambiente italiano, Corrado Clini, ha presentato i nodi critici delle discussioni in corso sui cambiamenti climatici in ambito G8 ed ha segnalato l'urgenza di sviluppare una partnership efficace tra UE e USA per la promozione a livello globale delle tecnologie a basso contenuto di carbonio.

A questo proposito, nel corso della conferenza è emersa con chiarezza la situazione di perdita di competitività degli Stati Uniti in materia di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie a basso contenuto di carbonio, e l'assenza di sforzi significativi per aumentare l'efficienza energetica.

E la situazione non sembra poter cambiare a breve. La Presidenza americana che si insedierà, infatti, avrà il compito di affrontare prioritariamente la congiuntura economica interna e il tema dei cambiamenti climatici è percepito come un fattore di rallentamento della crescita, non come volano economico.

Inoltre, secondo quanto espresso chiaramente dagli advisor dei due candidati alla Presidenza nel corso di un incontro bilaterale con Corrado Clini, è prevedibile che gli USA non aderiranno ad un accordo globale sul modello del Protocollo Kyoto, preferendo un approccio bilaterale o trilaterale, con India e Cina, finalizzato allo sviluppo e trasferimento di nuove tecnologie e alla protezione della competitività delle imprese USA.

A proposito di questa attitudine degli USA, Corrado Clini ha sottolineato che lo sforzo unilaterale di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra dell'Unione Europea avrà efficacia solo se gli USA assumeranno analoghi impegni: infatti, l'impegno onerosissimo (1% del PIL) dell'Europa per modificare il sistema energetico avrà un effetto simbolico sulla riduzione delle emissioni globali ( 2%), e solo un'iniziativa congiunta delle più forti economie ( USA/Europa/Giappone) potrà avere effetti significativi.

fonte: greenplanet.net

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